Cosa ci aspetta dietro l’angolo oltre che l’imbarazzante Domenico Arcuri?

Perché in Germania la strada dei tamponi è stata percorsa e in Italia no? Domanda a cui qualcuno si deve preparare a rispondere. Si dice in sede scientifica che fare i tamponi avrebbe salvato molte vite. Senza verifica effettuata con il tampone molti sono stati lasciati morire soffocati, senza ossigeno, nelle proprie case. Nelle statistiche ritengo che questi nostri compatrioti deceduti non entrino con quel rigore contabile che sarebbe necessario. Dati utili anche per organizzare il futuro. Difficile senza dati certi prepararsi all’evoluzione del fenomeno pandemico. Il virus si è attivato con logica planetaria, chiamiamola universalistica, e la sua virulenza va valutata senza sottovalutazioni contestualistiche. Certo che dovremo valutare Paese per Paese e classe dirigente per classe dirigente. Certo che chi ha voluto assumere atteggiamenti “spacconi” dovrà risponderne per i danni arrecati. E mi riferisco in modo chiaro a inadeguatezze emerse in USA e in Brasile dove ogni giorno si battono record per contagi e morti. Tornando a dinamiche universalistiche (il Pianeta uno è) ogni sottovalutazione verrà pagata da tutti. Con un calendario dato da ciò che contestualisticamente, stato per stato, si è deciso. E questo del aver potuto fare ognuno a modo suo è un fattore che andrà discusso e risolto. Così come è andata (e sta ancora andando) la pandemia obbliga a mettere in moto i neuroni e creativamente a trovare soluzioni adeguate alla complessità emergente.

Come altre volte abbiamo ricordato, nel gennaio del 2015, la Rivista Italiana di Intelligence “Gnosis“, pubblicò un ragionamento a firma Daniele Donati, un economista all’epoca dell’articolo dirigente FAO (lo è ancora), con vasta esperienza in crisi complesse e catastrofi naturali in Africa, Asia, Balcani e Medio Oriente e l’analista di sicurezza alimentare FAO, Oriane Turot. Oggi ripubblichiamo il saggio perché pensiamo che ripetere in una fase drammatica come l’attuale (drammatica è un eufemismo ma non ho gamma sufficiente per descrivere cosa è in corso sul Pianeta) sia doveroso. Guardate con l’onestà necessaria la data e legatela all’altra a cui altrettanto teniamo: ottobre 2009 quando il dottor Massimo Zuppini della GSK, mandava in stampa il suo “Pandemia e Business Continuity: perché le aziende si devono preparare a questa emergenza” in cui ricordava che c’erano piani (perché non si possono vedere queste carte se dovessero esistere?) per fornire adeguati dispositivi per il controllo delle infezioni quali ritengo nella mia ignoranza, semplicità e marginalità, si intendano tamponi, prodotti per la pulizia personale, mascherine di protezione (dovrebbero essere quelle di cui si sarebbe dovuto interessare Domenico Arcuri) e, soprattutto, esercitazioni utili alle misure di “distanza sociale” e per gestire il personale che fosse stato esposto alla pandemia influenzale e per monitorare /assistere quei dipendenti (della P.A. e privati) che fossero risultati ammalati sul posto di lavoro e per assicurare un rientro sicuro a seguito dela malattia. In modo quanto più possibile ordinato, in quanto previsto e prevedibile.

Siamo stanchi di gentarella che “narra” di attacco inaspettato. Questa grande menzogna (un fulmine a ciel sereno!) è quanto avrebbe dovuto sentire il dovere “etico” di smentire il Massimo Zuppini che continuo a chiamare in causa. Addirittura Zuppini parlava, oltre un decennio addietro, del ruolo chiave che avrebbe dovuto svolgere la comunicazione in un evento drammatico come quello pandemico. Forse non poteva immaginare, nel 2009, che la Repubblica, avrebbe delegato a Rocco Casalino la formulazione dei messaggi da inviare alla Nazione spaventata. Zuppini faceva comunque riferimento alla comunicazione per il Governo, i media, i medici e gli infermieri e i cittadini in quanto possibili pazienti. Che fine a fatto tutto questo materiale “didattico/formativo” se esiste?

Nella mia ininfluenza partirei proprio da questa documentazione che in teoria, fatti i conti e viste le date, qualcuno sotto le ministre Beatrice Lorenzin e Giulia Grillo, al dicastero della salute, avrebbe dovuto leggere. Possibile che solo a me interessi sapere che fine a fatto Massimo Zuppini e che idea si è fatto di tutto questo casino?

Casino che si sapeva avrebbero comportato alcune misure di sanità pubblica, quali la riduzione degli incontri e delle riunioni (ci siamo), la chiusura delle scuole (non solo ci siamo ma stiamo ancora discutendo nel merito) ed ogni misura (nei trasporti ad esempio) atta ad aumentare la “distanza sociale”. E poi (o prima) un precoce l’auto-isolamento (mi sembra che sia un provvedimento preso) quando gli individui avessero avuto la sola percezione dei primi sintomi della malattia. Man mano che rileggo il testo del preveggente Zuppini mi sembra di avere davanti una cronaca dell’oggi. Ma se a me fa questo effetto perché, torno a chiedere, invece di chiamare lo Zuppini (o altri) il Governo ci ha rifilato l’Arcuri? Per non farci trovare le mascherine a tempo debito, i disinfettanti, le scuole aperte o chiuse? Perché avete deciso che Arcuri andava bene? Perché un Arcuri (incompetente in tutto quanto appena delineato se non nelle sue fasce retributive) e non uno Zuppini che, almeno in teoria, sapeva di cosa si parlava? Perché Arcuri era “amico del giaguaro” e Zuppini, viceversa, era un dipendente di una realtà privata? Forse era meglio questa seconda scelta ed era, soprattutto, più trasparente. Ho scritto trasparente perché nella nomina di Domenico Arcuri manca proprio la trasparenza e la prudenza. Si sapeva che era sotto stretta osservazione per i pacchi di soldi che gli erano stati personalmente attribuiti in altro incarico, eppure avete preferito scegliere proprio lui, imponendocelo. Ci sarà stata una ratio per un errore così facile da evitare? Una ratio che vi ha portato a ritenere che era meglio uno come Arcuri che una donna o un uomo libere da spade di Damocle.

Meglio uno già sotto schiaffo, direbbe chi sa di criteri che il sistema usa per affiliare. Tutto meglio che criteri meritocratici e di competenza. Che sono parametri amici della sicurezza. Meglio lo Stato lasciato in condizione continua di incertezza agli occhi ormai stanchi della maggioranza dei cittadini. A che fine? Forse è questo che ci aspetta dietro l’angolo.

Oreste Grani/Leo Rugens    

RIBADISCO: HO LETTO DI UN PIANO ANTIPANDEMICO DELLA GSK ESISTENTE SIN DAL 2009 E NE HO SCRITTO SIN DAL 2013!

  

Che il fatto “emerso” (la pandemia) finisca quanto prima solo perché alcuni, fino a ieri ciechi e sordi (ma, disgraziatamente, non muti) così auspicano, è una pia illusione. Hanno fretta questi quattro stracciaculi di riprendere a s-dirigere come (se non peggio) s-dirigevano prima. Hanno fretta di riprendere il tran-tran perché tutto torni “ad andare bene madama la marchesa”. Anche perché la stessa, viceversa, “se la sta vedendo brutta, scivolando sugli specchi”. Quelli che hanno fretta di passare alla Fase due, in notevole misura potrebbero essere gli stessi che, pur avvertiti, hanno preferito ignorare gli avvertimenti facendoci trovare senza mascherine, senza addestramento del personale sanitario (che è stato mandato impreparato colpevolmente a morire in prima linea), senza ospedali attrezzati, senza procedure COCIM attualizzate e rese efficaci per la fase. E questo perché fare prevenzione evidentemente costava troppo ed era anche poco remunerativo. Dal punto di vista di chi della politica fa un’opportunità di business e non di servizio alla Repubblica. Fare prevenzione, infatti, è un fatto culturale e c’è poca ciccia intorno ai processi formativi realmente messi in atto. Non sono fondi europei da distrarre e girare agli amici degli amici che poi portano voti. Non solo in Italia. Come ormai è notorio (così mi auguro che sia), le donne e gli uomini della Casa Bianca erano stati altrettanto avvertiti (quasi nello stesso biennio 2008-9) e pertanto si ritiene, a caduta o per osmosi regolamentata, che lo fossero tutti gli ambienti collegati, giù giù (nessuno si offenda) fino ai nostri AISE/AISI/DIS. O almeno così uno sperava. Ma non deve essere andata così.

Ancora adesso i vertici di questi organismi, sia pur opportunamente e formalmente sollecitati a mostrare di aver capito la fase e le complessità che comporta anche dal punto di vista della sicurezza nazionale, si dimostrano incerti nelle risposte e semplicemente interessati a sottrarsi alla responsabilità di ruolo, con giustificazioni gerarchiche e di forma (ci si nasconde dietro al solito COPASIR), mentre la sostanza è che se ci si troverà di fronte a mancanze gravi (ognuno per ciò che, ovviamente, era di sua competenza) gli effetti/responsabilità di questi limiti andranno commisurati con decine di migliaia di morti che, forse (ho scritto forse), potevano essere evitati. Almeno alcuni. Preziosa la vita, sempre.

Passiamo a ciò che non ho nessuna intenzione di non pubblicare e ad un terreno su cui sono pronto a non farmi intimidire da nessuno e per nessuna ragione. Questa volta neanche esistendo una qualche “ragion di Stato”. Anzi. È in corso infatti una strage che vale, in una botta sola, tutte quelle che abbiamo dovuto subire, per decenni, in un sostanziale silenzio complice se si eccettuano le solite coraggiose (ma inefficaci) inchieste giornalistiche.

Se nel documento a cui ho fatto più volte riferimento (Security Forum 2009) c’era la definizione “mascherine di protezione” (pagina 137, riga 43, settima-ottava-nona parola), e questo sin dal 2009, mi dite perché un “recupero in automatico” della notizia (si chiama text mining) non solo non è avvenuto ad opera di nessun nostro analista ma, se anche l’ipotesi fosse stata recuperata, visti i risultati, perché nessuno ha lavorato a questa ipotesi? Non credo che anche questa volta sia “segreto di Stato” (vedi casoAbu Omar) sapere chi non ha raccolto i segnali provenienti dal testo che cito.

Se sempre a pag.137, ad esempio, si parla di ” …oltre ai programmi di copertura sanitaria, il piano GSK Italia (ma c’è uno che non sia uno smidollato capace di recuperare questo cazzo di “Piano”, sputtanandomi, dimostrando che quella che pubblico, da anni, è una fake news?) prevede l’identificazione degli stabilimenti che dovranno cessare l’attività in funzione dell’evolversi della pandemia” se voi foste stato un diligente-dirigente strapagato dei nostri servizi non vi sarebbe venuta la curiosità di rintracciare questo Zuppini e fargli quattro domande? E se queste quattro domande viceversa sono state fatte, con la dovuta riservatezza, si possono cacciare dagli archivi i documenti senza aspettare i prossimi 40 anni? Possibile che non dobbiamo mai sapere un cazzo di niente anche quando muoiono migliaia di nostri compatrioti? Ma a voi questa degli stabilimenti non vi suona qualcosa di cui state sentendo balbettare dalle parti di Palazzo Chigi/Segreterie generali dei sindacati/Confindustria (che pretende di essere affidabile nelle sue richieste/affermazioni) in seduta permanete? Se questo Zuppini (che sembro conoscere solo io in Italia) ne scriveva quasi dieci anni addietro ma uno che alzi il culo dal DIS ci dovrà pur essere per chiarire di cosa stava parlando. Non fosse altro per scoprire che era un farneticatore/millantatore. Che, secondo me, non è mai stato. Anzi. Secondo me Zuppini sapeva benissimo di cosa ragionava quando parlava di mascherine e di distanza sociale.

Io stesso, nella mia accertata marginalità e ininfluenza, o procuravo allarme quando ne scrivevo nel 2013, o sono un bugiardo ora che mi cito. Terza ipotesi non è contemplata. Se nel Piano a cui mi riferisco ci sono informazioni specifiche per l’adozione di una politica di “lavoro da remoto”, mi dite perché nessuno, pagato all’ora come sono pagate le nostre barbe finte, sa nulla di nulla di nulla? Era una millanteria di Massimo Zuppini quando nel 2009 sosteneva che la GlaxoSmithKline SpA stava per investire 2 (due) miliardi di dollari per espandere la capacità produttiva di vaccini prepandemici (che cazzo sono i vaccini prepandemici?) e per l’introduzione di nuove tecnologie capaci di aumentare la produttività? La produttività di cosa, quando, perché? Ma ce la vedete una congrega di capitalisti del farmaceutico buttare due miliardi nel cesso tanto perché uno Zuppini possa raccontare qualcosa in giro? Aggiungendo, l’onesto dirigente, che i piani, per essere realmente validi ed efficaci, devono essere mantenuti aggiornati e devono essere testati regolarmente. Non neanche letti. Che non è proprio il modo per testarli. Ma con chi del nostroMinistero della Sanità si incontravano questi signori della GSK? Almeno questo glielo vogliamo chiedere a questo Zuppini? O anche questo è un segreto di Stato come il rapimento di Abu Omar o la interdizione di quella “rompicoglioni” di Ilaria Alpi?        

Migliaia di morti (vedremo alla fine della fiera quanti saranno), ripeto, potevano essere evitati?

Le migliaia di morti (temo che in realtà le morti ingiuste, ascrivibili al Corona virus nei prossimi anni saranno oltre un milione sul Pianeta che è il vasto terreno di gioco su cui il virus ha deciso di giocare la sua partita che torno a definire “prevista e prevedibile”) innescheranno un effetto domino di nuove povertà e immeritate solitudini e disuguaglianze che certo le vittime, del virus e dei pescecani killer della finanza che sguazzeranno nell’acqua sporca che si genererà a seguito degli avvenimenti in corso (in realtà siamo solo all’inizio avendo la pandemia connotazione e tempistica planetaria a step che potrebbe svilupparsi in una “guerriglia decennale“), non si meritavano.

Tanto meno si auguravano. Ma tanto, per tanti, questi nostri fratelli appartenenti alla razza umana, sono solo stracci.

Noi pensiamo che viceversa siano persone e non sorci da sterminare.

Ho scritto, documentandolo, che sin dal 2008, in un rapporto autorevolissimo (che è stato in mio possesso sin dal novembre di quell’anno) firmato da C. Thomas Fingar (una persona seria, colta, a cui, mi fa piacere renderlo pubblico per quello che vale la mia marginale ininfluente esperienza professionale, mi sono ispirato da quando ho cominciato a ragione di intelligence culturale e in particolare del peso crescente della Cina sul palcoscenico geopolitico) presidente del Consiglio Nazionale dell’Intelligence (struttura che pochi conoscono dalle nostri parti perché è in realtà un luogo di studio e di pensiero strategico) si suggeriva la massima attenzione alla “Potenziale emergenza di una pandemia mondiale“.

Pertanto, devo dedurre (minchiaaaa che genio questo Leo Rugens), i vertici politici e amministrativi degli USA ne erano informati anche se per motivi di “rotazione” Fingar lasciò l’incarico (era il novembre 2008) poco dopo la consegna al Presidente Obama, da pochi giorni eletto, del rapporto che cito. E spero di non commettere inesattezze nella ricostruzione temporale.

O dobbiamo ritenere che mister Fingar fosse un millantatore (sto per dedicargli un post per rimuovere ogni dubbio sulla caratura dello studioso e per contribuire alla emersione di ogni sfumatura dovesse riguardare il mio pensiero e l’eticità delle intellettualità a cui mi sono ispirato negli anni) senza arte e che i documenti in mio possesso fossero falsi?

O piuttosto dobbiamo pensare che nessuno legga niente in nessuna parte del mondo? Dobbiamo ritenere che a Washington alcuni scrivono e altri buttano nello sciacquone? A Pechino non si fa così. Tantomeno a Mosca o a Tel Aviv. Questi rapporti, proviamo a non rimuoverlo, vengono strapagati e tutto l’insieme del sistema di sicurezza statunitense costa miliardi e miliardi di dollari. Mi chiedo – da giorni – perché (intendo più che altro “cui prodest” questa indifferenza agli allarmi/avvertimenti) gli stimoli a prevenire siano stati ignorati.

Nessuno infatti, come si vedrà, a ciò che si intravede, sarà in grado di governare la complessità che si è messa in moto.

A tal proposito basterebbe leggere, con l’attenzione dovuta, cosa uno dei grandi vecchi della massoneria mondiale, Henry Kissinger, dice in questi giorni, forte di più cose ma principalmente del suo vissuto nella cabina di regia (una delle più autorevoli e potenti) avendo ormai 96 (va per 97 a maggio prossimo) anni.

Kissinger non raccoglie certo le simpatie di questo marginale e ininfluente blogger ma, a leggerlo, tutto gli si può dire tranne che non sappia ancora cosa dice. Anzi. Forse, in vista del passaggio al Grande Oriente e temendo l’ignoto, ha elaborato il suo più onesto e lungimirante ragionamenti in cui vedo, paradossalmente, un accenno autocritico.

Oreste Grani/Leo Rugens

P.S.

Se poi dovesse avere ragione Franco Fracassi (vedi post FRANCO FRACASSI E IL POTERE DELLE MASCHERINE), e penso che l’abbia, mi dite quanto dobbiamo aspettare a cominciare ad incazzarci quando ci dicono che fra poco andrà tutto bene? Nel frattempo perfino l’olimpionico Donato Sabia è morto a 56 anni! E spero che in tanti sappiate chi fosse. Lo splendido atleta lucano era nato un 11 settembre ed è morto un 7 di aprile. Il suo “ultimo aprile”. Non un 14 ma semplicemente un 7. Ma sempre di aprile si tratta. Questo pensiero triste e numerologico è per alcuni, ma non per tutti.

P.S. al P.S.

In questi giorni mi si è dato del paramafioso perché ho osato chiedere chiarezza intorno al risarcimento che qualcuno ha fatto ottenere a Bruno Contrada. La cifra (670mila euro), ad uno come me che vive di elemosina di Stato, era sembrata grandissima e sospetta. Per evitare equivoci tengo a precisare che l’espressione usata per Ilaria Alpi l’ho scelta per onorarla e non per offenderla.