L’Autogrill e il quieto vivere. Intendendo – oltre che quieto – “protetto”

Se si vuole timidamente avere una propria opinione su questa storia del rinnovo o meno delle concessioni autostradali alla Famiglia Benetton (questa semplificazione non va bene ma io la faccio perché non sono uno specialista della materia finanza e degli intrecci con il potere politico) va cercata un po’ di narrazione su questi signori che partiti in un modo sono ormai ben altro che dei “magliari”. I Benetton (e il testo che segue dovrebbe confermarvelo) sono un’organizzazione di potere complesso e culturalmente strutturata.

Oggi vi riporto uno spaccato su Autogrill e cominciate a darvi una regolata. Prendete soprattutto atto degli intrecci e cominciate a porvi domande su come si possa arrivare a tali ricchezze solo rompendo il salvadanaio dei risparmi o lavorando fino a sera. I Benetton (come un tempo gli Agnelli) sono frutto di un groviglio bituminoso con la politica ed altri poteri. Politica e forse qualche “trattativa” tipo “Stato-Mafia”. Non dicendo con questo che i veneti Benetton sono mafiosi o collusi ma semplicemente ritenendo che Autogrill e quieto vivere sono andati a braccetto. Per decine di anni.

Oreste Grani/Leo Rugens

P.S.

Il primo contributo che oggi recuperiamo in rete è del 18 agosto 2018 e lo si deve a Matteo Marini, giornalista pubblicista, fondatore e direttore di Wild Italy. Ha collaborato con varie testate nazionali e locali, tra cui Il Fatto Quotidiano e La Notizia Giornale, ed è blogger per l’Huffington Post Italia. Nel 2011 ha vinto il Primo Premio Nazionale Emanuela Loi (agente della scorta di Paolo Borsellino, morta in Via d’Amelio) come “giovane non omologato al pensiero unico”. Studioso di Comunicazione Politica, ha lavorato in campagne elettorali, sia in veste di candidato che di consulente e dirige, da fine 2016, Res Politics – Agenzia di comunicazione politica integrata . DIRETTORE DI WILD ITALY.