Buoni intendimenti. E non è neanche la fine dell’anno

Si parla spesso di ciò che è stata la “Guerra fredda” e di come quelle dinamiche militari e geopolitiche abbiano condizionato la vita della nostra Italia.

Raramente – se non mai – si torna con la memoria a quella che sarebbe opportuno chiamare “Guerra mediterranea“. Anzi, se devo essere preciso, di come queste due realtà (fredda e mediterranea) si sono intrecciate determinando degli intrichi che hanno condizionato il nostro destino di italiani. Chi avesse il coraggio politico e civile di rileggere quell’intrecci, darebbe un contributo, forse determinante, a capire dove abbiamo perso “l’anima” e la speranza di una qualche sovranità. Siamo uno Stato senza più identità fino a ridurci alla condizione di perdita di conoscenza (prima di morire si arriva spesso a perdere consapevolezza di se svenendo) che è testimoniata dall’assenza certa di politica estera nel Mediterraneo. Solo tornando ad avere un ruolo in questo mare torneremo a nuova vita. Per arrivare a questa ritrovata condizione bisognerà sviluppare un progetto che definire creativo è un eufemismo riduttivo. Ma varrebbe la pensa di provarci, vista la posta in gioco.

Oreste Grani/Leo Rugens