Tenere “alta la guardia”? Cortesemente cambiate almeno il linguaggio
Immaginate come si stiano preoccupando dalle parti dello Stato Maggiore del COVID 19 a sapere che in Italia (dove, con effetto sorpresa, il Generale Virus ha fatto, impunemente, già 35.000 vittime) quattro pappagalli (alcuni si spacciano perfino per giornalisti) ripetono che bisogna tenere “alta la guardia“. Il linguaggio colorito, come certamente sapete, è mutuato dal mondo della boxe. In realtà anche nella scherma si usa. La boxe è l’unico sport dove è regolamentato che se acquistate uno biglietto potreste assistere alla demolizione fisica di uno degli due atleti che, per regolamento, sono liberi perfino di uccidere con un colpo bene assestato l’avversario. È nella boxe che bisogna tenere la “guardia alta” e ed è ora che i creativi della comunicazione giornalistica italiana formulino altre espressioni per descrivere le fasi di una pandemia. Anche perché un giorno i pappagalli ripetono che è tutto finito e che il Governo è stato eroico e il giorno dopo, appunto, che bisogna tenere pugni e braccia ben pronti per evitare di essere demoliti dal COVID 19 o dal Tyson di turno.
La verità non sta in mezzo ma solo da una parte: il Governo di questo nostro sofferente Paese ha affrontato impreparato l’attacco (prevedibile e previsto) e si barcamena (pronto ad affondare) in questa fase di marcia trionfale del virus nel resto del Pianeta. Dalle nostre parti sembra essere passata la bufera perché l’esercito del virus ha altro a cui pensare. Quando tornerà si vedrà cosa sa ancora fare. Perché oltre che a chiacchiere sugli ipotetici vaccini e a domandarsi (in verità solo alcuni) chi si sia arricchito (o abbia tentato spregiudicatamente di farlo) tramite mogli e parenti vari sulle disgrazie altrui, il sistema sanitario nazionale, a leggere autorevoli fonti aperte, è impegnato in altro che ragionare sui futuri possibili.
Anzi, sempre attenendosi alle suddette fonti aperte (quelle che dicono sappiamo trattare) il gattopardismo non solo impera ma, se non si cambia rotta, è destinato a conservare i brandelli di un tessuto connettivo che andrebbe viceversa, alla luce della strage (o 35 mila morti sono pochi?) ripensato. E, nel ripensarlo, basarlo su fondamenta che del valore primo della vita facesse il materiale solido e affidabile per le nuove costruzioni. Invece si legge che nulla deve cambiare e che – anzi – proprio all’impasto di finanza e incompetenza (con una dose abbondante di malaffare e corruzione) che ci ha portato alla strage, sarà affidato, sempre di più e in modo totalizzante, il futuro vostro, dei vostri vecchi, dei vostri figli e dei vostri nipoti. Dove sarebbe la discontinuità? Dove sarebbe il cambio paradigmatico culturale (dentro ci metto valori e prassi) che una tale Waterloo/Moint Saint Jean meriterebbe? Quelli che non hanno saputo spendere un centesimo (mentre guadagnavano miliardi) per avviare ricerche e addestrare in chiave evoluta il personale (rispettandolo quindi nella funzione strategica), dovrebbero, per magia, autorigenerarsi, divenendo i demiurghi del contrasto ad un nemico tanto feroce? E perché un tale miracolo salvifico dovrebbe accadere? Tanto è vero non solo non accadrà ma chi di dovere (cioè i soliti ben strutturati mentalmente che guidano e animano la criminalità che, non a caso, si chiama “organizzata”) banchetterà con i soldi che prima o poi, sia pur meno di quanti se ne vorrebbero, arriveranno. Come al solito sarà troppo tardi piangere sul latte versato. Tanto che, per evitare questo piagnisteo sterile e fastidioso, dobbiamo, con la stessa ferocia con cui ci stanno ancora una volta trattando, aggredire (la posta è la vita dei nostri compatrioti se non la nostra stessa) chi, in particolare, scegliesse di farsi amico del giaguaro. Come altre volte la stessa categoria mentale di farabutti è stata l’amica degli sfruttatori dei danni dei terremoti e delle alluvioni. Questo Paese, come è noto, non è riuscito una sola volta (ho scritto una sola volta) ad utilizzare, come stimolo migliorativo indirizzato ad una maggiore equità (e quindi ad una maggiore sicurezza), i danni degli attacchi complessi che Madre Natura ciclicamente sferra.
Ci stiamo dando il compito ambiziosissimo di stabilire un precedente tenendo conto che si tratta di vita o di morte, dei vostri figli, nipoti, dei vostri compatrioti. Di voi stessi.
Oreste Grani/Leo Rugens