Cominciamo a ricordare nomi, cognomi e, soprattutto, prassi in vista della prevedibile grande pappata dei fondi europei
Vedete che la prassi di dichiarare il numero del proprio conto corrente (e il saldo) ha un senso? Attilio Fontana non è certamente Leo Rugens (lui è un grande politico e amministratore pubblico ed io non sono niente) ma se quando, da sobrio, si proponeva come “governatore” della Lombardia (all’epoca considerata la perla produttiva di una certa Europa) avesse anche mostrato le carte e fornito gli IBAN, oggi non starebbe sull’orlo di una grave crisi giudiziaria e reputazionale dove invece, mi sembra, sia giunto.
Quando mi spingevo ad indicare il saldo della mia Carta Acquisti (in quella occasione era di 11,00 euro) alcuni miei frequentatori (per altro verso mi si dichiaravano anche estimatori) arrivavano a criticarmi quasi la mia fosse una forma di un eccessivo esibizionismo. Chiaro che ero e sono provocatorio con queste scelte estreme. Ma, come si vede, aprivo un dibattito necessario, se non indispensabile.
Oggi torno sull’argomento (comunque il saldo di questo fine mese è salito a euro 19,00 anche se dovrò aspettare il 15/16 settembre per vedermi accreditare la prossima somma bimensile di 80 euro che lo Stato mi destina per acquisti in farmacia, nei negozi alimentari e per pagare le bollette dei consumi primari) perché questa della trasparenza dei propri conti ritengo che sia una questione strategica per fare fatti e non chiacchiere “da bar” quando si tratta di avere l’onere e l’onore di amministrare la Cosa Pubblica, che sarebbe la Res Publica che sarebbe, alla fine della fiera (anche si trattasse quella di Milano o di Rimini), la Repubblica.
Un povero blogger può tenere per se, pudico, la propria movimentazione bancaria ma non il Governatore della Lombardia. Le carte (e il relativo tenore di vita) devono essere rese pubbliche quando ci si candida a decidere per la collettività. Non si deve arrivare a mostrare le carte alla GdF, quando ormai è troppo tardi. Perché, sentite a me, dalla movimentazione bancaria si capisce se uno è un “cazzaro” (come usa dire Andrea Scanzi) e anche un po’ ladro. Si capisce preventivamente e non ci si ritrova poi a dover gestire questi crolli reputazionali. Sono i troppi Fontana di questa Italia, di furbi che ci sputtanano e ci rendono – agli occhi di chi ci deve prestare i soldi – inaffidabili.
Sono i mille e mille Abbruciati/Acri-Morfò/Allavena/Amara/Andreotti/Anello-Fruci/Aquino-Coluccio/Angelucci/Arcaini/Badalamenti/Basile/Bellini/Belsito/Berlusconi/Bianco/Bigotti/Bisignani/Bontade/Bossi/Cabassi/Caltagirone/Calvi/Campanella/Cannella/Carboni/Cefis/Cerra-Torcasio-Gualtieri/Chiatante/Chiaravallotti/Chiesa/Ciancimino/Cicchitto/Cirillo/Cirafici/Citaristi/Contorno/ Contrada/Coppola/Cragnotti/Craxi/Crociani/Cua-Ietto/Cusani/Cutolo/D’Alema/De Benedetti/De Gregorio/Dell’Amico/Delle Chiaie/Dell’Utri/De Mita/Di Cristina/Epaminonda/Fantozzi/Farao-Marincola/Favi/Fede/Fiorani/Fiorini/Foligni/Fontana/Forlani/Formigoni/Forte/Freato/Galati/Galatolo/Gallucci/Gava/Gelli/Genghini/Gioia/Giudice/Giuffrè/Greco/Gunnella/Iannazzo-Cannizzaro-Daponte/La Ganga/Lagorio/Lanzino-Patitucci/Larussa/Lefevre/Ligato/Ligresti/Lima/Loprete/Maesano-Pavigliati-Pangallo/Maletti/Malfatti/Mammoliti/Manca/Mancini/Mancuso/Marcinkus/Marchini/Maroni/Martello-Scofano-Ditto/Morabito-Palamara-Bruzzaniti/Mori/Mutolo/Musselli/Musumeci/Necci/Nicolazzi/Novella-Gallace/Pacini Battaglia/Palenzona/Panzavolta/Parnasi/Pazienza/Pelle/Pelle-Vottari/Perna-Cicero-Musacco-Castiglia/Pesce-Bellocco/Piccoli/Piromalli/Pititto-Prostamo-Iannello/Prodi/Raso-Gullace-Albanese/Riina/Ricucci/Rovati/Rovelli/Rumor/Saladino/Scaroni/Scarpellini/Schettini/Scotti/Semerari/Sindona/Squillante/Spaduzza/Tanassi/Tavaroli/Tognoli/Toro/Teardo/Todini/Trane/Valente-Stummo/Valori/Vaselli/Viglianesi/Virgillito/Vizzini/Vollaro/Vrenna-Bonaventura-Corigliano/Ugolini/Zampini/Zamorani che entrano ed escono dai crogioli bituminosi di questa nostra ex bella Italia, che ci zavorrano nella fase drammatica in cui siamo.
I vivi, i morti, i morituri.
Volevo metterceli tutti quelli che mi ricordavo “a memoria”. Poi ho deciso che avrei lasciato i polpastrelli sulla tastiera a provare ad essere esaustivo nella descrizione di questa mappa semantico-concettuale del malaffare solo attingendo ai miei ricordi. Ho pensato che mi ero già fatto capire e che comunque ci siete voi a completare l’elenco dei disonesti.
Oreste Grani/Leo Rugens
P.S.
Quando dico prassi intendo anche ricordare i modelli operativi criminali con cui gli aggressori hanno saputo operare. Questo per intravedere negli indizi che dovessimo riscontrare nell’oggi (e nel futuro prossimo) finalità eversive. Perché chi dovesse provare a rubare anche i miliardi della vostra (ultima) speranza va trattato da eversore.