Un po’ di nomi a cominciare da Angelo Balducci per finire al ruffiano Gianpaolo Tarantini

La mente va tenuta allenata, soprattutto alla mia età. Per mantenere ed estendere la memoria bisogna tramandare, trasmettere le informazioni nel tempo e nello spazio. E nel farlo mai dimenticare che ogni trasmissione, anche nell’epoca della riproduzione meccanica della realtà, può comportare una modifica del messaggio originale. All’inizio era Giuseppe D’Avanzo che ci metteva il sigillo. Poi, testata dopo testata, ricordo dopo ricordo, giornalista narratore dopo giornalista narratore, la vicenda sbiadisce e Berlusconi e i suoi accoliti (quasi tutti quelli che sono stati con lui e per lui si sono macchiati di reati) arrivano a voler scrivere una storia d’Italia che manipola tutto, anche il ricordo.

Ma con alcuni dei nostri lettori, che definirei professionisti della memoria, questi mestatori, campioni di smemoratezza, hanno vita difficile tanto che, senza un vero apparente perché, questi cittadini tendono a richiamare avvenimenti del passato appartenenti ad un territorio dai confini imprecisati in cui potrebbero convivere, quasi senza colpa, l’amnesia e la dimenticanza, la sbadataggine e la sventatezza. Questo per la grande stanchezza (e il disgusto) che ci aggredisce e che ci spinge verso il regno della distrazione salutare e feconda tipica di chi, forse più saggio di noi, non vuole ricordare tutto perché, forse, sono poche le cose che meritano di essere ricordate. Certamente non meriterebbero di essere ricordati figuri quali Angelo Balducci (invece, non lo dimenticate, idolatrato dal signor ministro dello sport Vincenzo Spadafora) o il re dei ruffiani Gianpaolo Tarantini.

A tal proposito, un lettore, spietato “carnefice” della nostra povera mente, ci spedisce un “ritaglio stampa” particolarmente evocativo di quanto potrebbe accadere all’ombra della pandemia e degli acquisti che “compulsivamente” lo Stato, da mesi, è obbligato a fare.

Oreste Grani/Leo Rugens      

                    

«Si sa chi è Gianpaolo Tarantini. È il ruffiano che ingaggia prostitute per addolcire le notti di Silvio Berlusconi. Si sa che Tarantini vuole lucrare da quella attività affari e ricchezza. Chiede al capo di governo di incontrare Bertolaso. Gli vuole presentare un suo socio o protetto, Enrico Intini, desideroso di entrare nella short list della Protezione civile. Berlusconi organizza il contatto. Bertolaso discute con Intini e Tarantini. Quando la storia diventa pubblica, Bertolaso dirà: “La Protezione civile non ha mai ordinato né a Intini né a Tarantini l’acquisto di una matita, di un cerotto o di un estintore“. È accaduto, per Intini, di meglio. Peccato che Bertolaso non abbia mai avuto l’occasione di ricordarlo. L’impresa di Intini ha vinto “la gara per il nuovo Palazzo del cinema di Venezia, messa a punto dal Dipartimento guidato da Angelo Balducci, appalto da 61,3 milioni di euro”. Scrive il Sole 24 ore: “La gara ha superato indenne i ricorsi delle imprese escluse e dell’Oice (organizzazioni di ingegneria) in virtù delle deroghe previste per la Protezione civile”. Anche per Tarantini non è andata male. Ha una società che naviga in cattive acque, la “Tecno Hospital”. La rileva “Myrmex” di Gian Luca Calvi, fratello di Gian Michele Calvi, direttore del progetto C.A.S.E., la ricostruzione all’Aquila di 183 edifici, 4.600 appartamenti per 17mila persone con appalti per 695 milioni di euro. Come si vede, forse il ruffiano di Berlusconi e il suo amico non hanno venduto alla Protezione civile una matita, ma la Protezione civile, direttamente o indirettamente, qualche beneficio a quei due glielo ha assicurato»

“I COMPARI E LA TRIARCHIA”
 Giuseppe D’Avanzo
 La Repubblica – 19/02/2010