Massimo Cacciari uno dei liceali del Marco Polo

Di lui mi parlava Lucio Castellano, intellettuale potoppino, “suicidatosi”, ormai adulto, in un incidente automobilistico, lui che vedeva poco e beveva troppo. Soprattutto dopo aver subito un’ingiusta carcerazione.

Sarebbe stato utile che l’amico Lucio fosse riuscito ad invecchiare per dare, onesto e intelligente come era, un contributo interpretativo alla fase drammatica in cui ci stiamo ritrovando.

“Di lui mi parlava” intendo di Massimo Cacciari. Castellano, mi riferiva del futuro sindaco di Venezia, di Toni Negri, perfino di Paolo Mieli. Qualche volta di loro; tutti i giorni di Piperno, Scalzone, Pace, Faranda, Morucci e di tanti altri. Di Negri ho fatto in tempo, conoscendolo e frequentandolo per una stagione, a farmi una idea personale. Di Cacciari mi devo accontentare dei ragionamenti/giudizi che mi affidava appunto Castellano. E del volumetto a firma Dario Borso che trovate a seguire. Per quanto riguarda il giudizio di Castellano, parliamo di oltre 40 anni addietro e quindi i ricordi si sarebbero dovuti stemperare. Non è stato così perché tranne subito dopo gli anni (quelli in cui era scorso troppo sangue) in cui Cacciari ritenne opportuno interrarsi come pensatore e come politico, un “filosofo” più pubblico di lui, sempre preso ad esternare, non credo ci sia stato sulla faccia della terra. E intendo il Pianeta. Mondo che adesso (ecco perché ne scrivo) il veneziano ritiene di saperci indicare come salvare, ben assettato nella fantasmagorica sede della Facoltà di Filosofia dell’Università Vita-Salute San Raffaele.

Cacciari ha avuto tempo e mezzi (moltissimo denaro, anche pubblico) per indicare un sentiero, un cambio sostanziale dei paradigmi su cui basare la convivenza tra gli umani. Stiamo dove stiamo e come stiamo anche perché ai vari Cacciari si è dato tempo,soldi e credibilità per indicare soluzioni. Che ancora aspettiamo.

Qualcuno ritiene che possa essere lui ad illuminarci? Ci vorrebbe un miracolo dell’Altissimo che, decidendo di dare prova della sua esistenza, aiutasse Cacciari a scegliere cosa pensare.

Qualche mese addietro, nel pieno della tempesta pandemica, mentre illustravo un progetto di relazioni internazionali che avrebbe potuto riguardare anche il mondo della filosofia e dei pensatori complessi, figure da evocare come possibili motori pensanti per uscire dalla burrasca, mi era sentito fare, come se fosse una risorsa salvifica, proprio il nome di Cacciari per mettere in moto la riflessione italiana/europea/mediterranea che proponevo in vista dell’appuntamento mondiale già fissato a Melbourne, in Australia, per il 2 luglio 2023 quando, Covid 19 o non Covid 19, si aprirà il 25°Congresso Mondiale di Filosofia, sotto l’egida della Federazione internazionale delle società filosofiche (FISP).   

Il miei interlocutori, ritengo in assoluta buona fede, mentre mostravano di apprezzare il senso della mia proposta, mi suggerivano di abbinarla alla posizione di privilegio da cui opera il professore.

Fui netto a dire che non sarebbe mai potuto essere Cacciari il promotore di tale ipotesi (o coordinatore di una auspicabile forte delegazione italiana/spagnola/francese/mediterranea in quanto persona sia pur nota al grande pubblico ma scientificamente (parlo tra i filosofi) poco apprezzata.

Perché di questo si tratta: Cacciari non solo non è considerato un filosofo dai filosofi ma è oggettivamente dalla parte di quella conservazione di ciò che, da troppo tempo, regola il divenire delle cose e come tale, gattopardo veneziano, uno dei massimi responsabili di quanto spesso la conservazione si porta in spalla: l’illecito. E non parlo di aule di tribunale.

Non potrà essere comunque Cacciari ad illuminarci. Cacciari, al massimo, facendo credere che è arrivato il tempo della meritocrazia dopo quello della partitocrazia (di cui l’ex sindaco è un’espressione certa) può accumulare altro denaro e dissipare altre speranze. Dividendo. Come ha sempre fatto. Perché questo era quello che di lui mi diceva l’onesto Castellano. Venuto a mancare troppo troppo troppo presto, altrimenti sarebbe qui a confermare quanto affermo.

Comunque, a casa mia (cioè questo marginale e ininfluente blog), basto io per dire che, per indicarci la via, vanno bene in molti ma non certo Massimo Cacciari. Che, al massimo, può indicare la direzione per trovare, in Venezia, il ponte di Calatrava ma non più – ormai – la tonnellata di soldi che l’opera architettonica costò a voi compatrioti e ai suoi concittadini.

Con oggi mi faccio altri nemici ma sento doveroso scrivere ciò che scrivo ora che la cruna dell’ago della storia si fa infinitesimale e non potrà certo essere Cacciari ad indicarci come far passare la “gomena”. Come ho anticipato, trovate a seguire un testo (un gioiello) del filosofo docente Dario Borso, dedicato al giovanotto, a cominciare da quando era liceale del Marco Polo.

Oreste Grani/Leo Rugens

 

Prima di dilettarvi con le pagine di Borso non trascurate quanto è scritto, senza smentita, in  Wikipedia, la libera enciclopedia nel web:

Carriera politica

In Potere Operaio e nel PCI

Da giovane fu un politico militante e occupò con gli operai della Montedison la stazione di Mestre. Collaborò negli anni sessanta alla rivista mensile Classe operaia e, dopo contrasti interni tra Mario Tronti, Alberto Asor Rosa e Toni Negri (il quale fu un incontro essenziale per la sua formazione), diresse insieme ad Asor Rosa la rivista, definita di “materiali marxisti”,Contropiano con la quale si tentò la riunificazione del gruppo. Ma il tentativo fallì e il gruppo veneto trasformò la rivista nel giornale Potere Operaio “Giornale politico dagli operai di Porto Marghera” a cui Cacciari, deluso, non aderì. In seguito entrò nel Partito Comunista Italiano, ricoprendo cariche apparentemente lontane dai suoi interessi filosofici: responsabile della Commissione Industria del PCI Veneto negli anni settanta, fu poi eletto alla Camera dei deputati dal 1976 al 1983, e fu membro della Commissione Industria della Camera.

Sindaco di Venezia (1993-2000)

Fu sindaco di Venezia dal 1993 al 2000 schierato tra i principali sostenitori de I Democratici di Romano Prodi tanto che si parlò di lui come un probabile leader dell’Ulivo. Fin dall’inizio della sua attività politica vide nel federalismo una tradizione da recuperare per i progressisti italiani laddove buona parte dei dirigenti della sinistra vedevano in questa attenzione agli ideali federalisti un freno al consenso elettorale del centro-sud. In preparazione delle elezioni regionali del 2000, era convinto che per vincere in una regione tradizionalmente moderata, la sinistra avrebbe dovuto agganciare una parte dell’elettorato in fuga dalla ex DC e per questo scopo tentò di “aprire” ad un’alleanza con la Lega Nord (poi disapprovata dal centro-sinistra italiano), e mosse in questa direzione politica alcuni significativi passi, ma non riuscì a convincere fino in fondo l’elettorato autonomista.

Nel 1997 fu sua la volontà di realizzare il progetto per edificare il ponte di Calatrava, il quale ha portato continue polemiche con la Corte dei conti nel corso degli anni.

Europarlamentare e consigliere regionale veneto

Alle europee del 1999 si candida con la lista de I Democratici risultando eletto in due circoscrizioni: lui ha optato per quella nord-occidentale.

La sua sconfitta alle Regionali del 2000, quando fu candidato per la presidenza della regione Veneto, fece tramontare l’ipotesi che potesse diventare il futuro leader dell’Ulivo. Cacciari ottenne in quella tornata il 38,2% dei voti, uscendo sconfitto dal rappresentante della Casa delle Libertà Giancarlo Galan, che ricevette il 54,9% dei consensi. In quella tornata elettorale Cacciari ottenne un seggio da consigliere regionale: per questo si dimise, per incompatibilità, da europarlamentare.

Sindaco di Venezia (2005-2010)

Nel 2005 annunciò l’intenzione di ricandidarsi per la seconda volta a sindaco di Venezia. I partiti di sinistra dell’Ulivo, avevano però, già raggiunto l’accordo per la candidatura unitaria del magistrato Felice Casson, ma Cacciari dichiarò di non voler rinunciare alla propria candidatura, anche a costo di spaccare l’unità della coalizione, come effettivamente avvenne, con Cacciari sostenuto da UDEUR Popolari e La Margherita e Casson appoggiato da tutti gli altri partiti del centrosinistra.

Al primo turno delle votazioni Casson ebbe il 37,7% dei voti, mentre Cacciari si fermò al 23,2%; sfruttando le divisioni presenti in maniera ancora più acuta nel centrodestra a Venezia, furono proprio i due rappresentanti del centro-sinistra ad andare al ballottaggio. A sorpresa Cacciari, seppur sostenuto da liste più deboli, riuscì a far leva sull’elettorato moderato e vinse la sfida con 1 341 voti di vantaggio sul suo competitore (50,5% contro 49,5%).

L’inattesa vittoria del politico-filosofo causò malumori all’interno della coalizione (Casson commentò il risultato esclamando: “Ha vinto Cacciari? Allora ha vinto la destra!”) e una particolare situazione nel consiglio comunale veneziano: la Margherita, con il 13,4% di voti, ebbe diritto a ben 26 seggi, (mentre i DS, che ottennero il 21,2%, si dovettero accontentare di 6 seggi) e l’UDEUR, nonostante un modesto 1,4%, si accaparrò 2 seggi (a differenza diRifondazione Comunista che con il 6,8% si aggiudicò un solo seggio).

Nel complesso, quindi, la coalizione Cacciari, con il 14,8% dei suffragi, ebbe diritto a 28 seggi, mentre il raggruppamento di Casson, con il 41%, risultò possessore di 9 seggi. Ciò consentì a Cacciari, iscritto alla Margherita, di cui era esponente di punta in Veneto, di poter governare la città con una solida maggioranza consiliare.

In occasione delle successive elezioni regionali del 2005, delle elezioni politiche del 2006 e delle amministrative del 2007 Cacciari mise in evidenza quella che egli chiamava la questione settentrionale.

Il 2 novembre 2009, anche deluso dall’evoluzione del Partito Democratico, annunciò l’abbandono della politica attiva dopo la conclusione del mandato di sindaco, avvenuta nell’aprile 2010.

Abbastanza accesa la politica condotta dalla sua giunta contro gli ambulanti abusivi e molto contestate furono anche le ordinanze che, ai fini del decoro urbano, imponevano il divieto di vendere dei cibi da asporto presso la piazza San Marco, di girare a torso nudo, di sdraiarsi in terra ecc. Nel 2007 inoltre, con la creazione del festival di Roma da parte dell’allora sindaco Walter Veltroni, espresse disappunto nel caso in cui quello di Venezia ne fosse stato oscurato. Non pochi gli attriti con la Lega Nord in vista della sua intenzione di realizzare un campo Sinti, nella zona di Mestre. Celebre poi la campagna che favoriva l’uso dell’acqua pubblica in contrapposizione all’acquisto di quella in bottiglia. A lui si deve il restauro di Palazzo Grassi e di Punta della Dogana.

Il 23 luglio 2010, a Mogliano Veneto, presentò il manifesto politico Verso Nord, un’Italia più vicina, diretto a chi non si riconosceva né nel PD, né nel PdL e voleva una politica per il Nord diversa da quella attuata dalla Lega. Il manifesto si è poi trasfuso in un partito politico chiamato appunto Verso Nord, nato ufficialmente il 12 ottobre 2010.

Per continuare a godere leggi il PDF: cacciari