La condanna di Alessandro Profumo può diventare un cignetto nero-nero?

Non mi piace come l’imprevidenza (speriamo solo che si tratti di inadeguatezza e limiti professionali) di alcuni, dopo la sentenza di condanna di Alessandro Profumo, lascerà esposta la Galassia Leonardo, destinata così a vivere l’ennesima stagione di incertezza e di “ribasso” internazionale. Intendo dire che si poteva immaginare la punizione dell’ex banchiere e in vista di tale ipotesi giudiziaria sarebbe stato opportuno, alcuni mesi addietro, individuare figure adeguate al turnover. E invece si confermò Profumo e si scelse Luciano Carta. Ora si mette male perché si dice che i fulmini abbattutisi su Piazza Monte Grappa 4 non siano solo quelli “senesi”. A quanto infatti condizionerà Profumo (e quindi gli interessi del Gruppo) si deve aggiungere un repulisti, alcune settimane addietro, che ha spazzato via (con varie modalità ma con azzeramenti sostanziali) un certo numero di dirigenti radicati in Leonardo ex Finmeccanica, sin dai tempi di Pier Francesco Guarguaglini e di sua moglie Marina Grossi. Non c’è pace per quel che avanza della nostra eccellenza tecnologica da troppi anni senza una vera e propria guida strategica, mai dimenticando che qualcuno (ma chi fu?) riuscì perfino a lasciare la “creatura” nelle mani di un bruto come Mauro Moretti, il ferroviere-salamandra, il quale ebbe la capacità di mandare a casa migliaia di tecnici eccellenti e, fatti quadrare i conti della serva, ridimensionare il nostro posizionamento internazionale.
Leonardo quindi, o quel che ne avanzerà, nelle mani di Luciano Carta? Ma Carta è fresco-fresco rispetto ad un mondo di grande complessità. La sosta nei servizi (l’AISE), dove avrebbe potuto acquisire esperienza relazionale internazionale, è durata di fatto un batter di ciglio. Il generale sarà anche un genio ma sulla faccia della terra nessuno (tra le feste di Natale, Capodanno, Pasqua, Ferragosto e inizio COVID 19 Carta è rimasto nella posizione apicale del Servizio Estero pochi mesi) trae esperienza in tale complessa posizione in un così breve e in uno “spezzettato” lasso di tempo. In più, ma mi potrei sbagliare, parla poco l’inglese. Vediamo intanto se Alessandro Profumo riterrà onorevole lasciare il posto essendo stato, tra l’altro, condannato oltre che a sei anni di carcere ad un multarella di 2,5 milioni di euro ma, soprattutto, alla interdizione dai pubblici uffici. Doverosamente mi rimane (per ora) di tenere a mente che l’accusa lo voleva assolto. Raramente si è visto un tale ribaltamento di giudizio. E anche questo deve farci meditare su come va il mondo. E non solo quello giudiziario italiano.
Il Paese, già nella tempesta pandemica, arretra e si potrebbe ritrovare in una palude infestata da alligatori famelici. Ora si tratta di capire se l’effetto domino di queste condanne (e delle nomine che le hanno precedute) si riverbererà sull’intero assetto politico, mettendo a nudo la tensione cencelliana (brutto termine ma questo mi viene) che condiziona i rapporti di forza nella compagine governativa.
Potremmo assistere ad una inaspettata (ecco il cignetto nero-nero) lacerazione.
Oreste Grani/Leo Rugens