Domenico Arcuri era il peggiore che poteste scegliere e lo avete scelto

Altri, finalmente, stanno scoprendo l’assoluta incapacità di Domenico Arcuri a fare il lavoro per cui è strapagato.
Ma povero il Commissario che colpa ha se non quella di slealmente aver accettato un incarico onerosissimo e complesso che sapeva di non essere in grado di assolvere?
In molti sapevano che Arcuri è sempre stato un faccendiere (i CV e i segnali di infortuni cosa ci stavano a fare?) e mai un manager “di Stato” come questa volta sarebbe stato necessario che fosse.
Un signore che, come ho avuto modo di ricordare alla rete, pur di mostrarsi in compagnia dei Fratelli in Loggia del GOI (e dichiarare così una affiliazione in chiave “non si sa mai se può tornare utile”) ha partecipato alla passerella del 5 aprile 2014 leggendo un intervento attinente a “Arte e Cultura: petrolio d’Italia” di cui si deve presumere, vista la scarsa frequentazione della materia, sapesse poco o niente, perché dovrebbe essere considerato utile alla Repubblica? Al massimo a se stesso e ai suoi amici. Arcuri è quel che è e non vedo (ma agli occhi di chi era altro?) cosa abbia mai avuto a che vedere con teoria e prassi utili ad affrontare eventi connotati da altissimo grado di complessità. Arcuri si esercitava al massimo con pratichette attinenti piccoli/grandi affari in Invitalia dove è amministratore delegato. Portate, cortesemente, un esempio di altro affrontato con successo. Un Roger Abravanel, ad esempio, quando anni addietro gli avrei affidato l’Alitalia, aveva risanato l’El Al israeliana, presa sull’orlo del fallimento. Ma Arcuri che cazzo aveva fatto prima del doversi misurare con la peggiore pandemia dell’era contemporanea? Direte che era stato il fidanzato di Mirta Merlino che – capisco – vista la personalità forte della signora – deve essere stato un compito impegnativo ma organizzare il contrasto ad un “intelligentissimo e vitalissimo” nuovo agente patogeno, determinato a colpire il genere umano, è ben altra cosa.
Un caporale di giornata messo ad organizzare lo sbarco in Normandia? Hitler, ultra centenario, sarebbe ancora il padrone d’Europa. Così, finalmente, dopo il titolone di Domani (quello di oggi), il quotidiano diretto da Stefano Feltri, non sono più solo a denunciare il vero scandalo italiano (al resto del Mondo ci pensassero altri) di questa prima fase drammatica della pandemia planetaria. Direte che c’è altro. Certo ma la vera offesa è averci imposto Arcuri. Che, torno a dirlo in attesa di querela, inadeguatezza dopo inadeguatezza, mostra come, ancora una volta, qualcuno (ma mi volete dire chi, per primo, ha fatto il nome di Arcuri quale Commissario Straordinario per l’emergenza pandemica?) ha scelto l’uomo sbagliato, nel momento peggiore.
Sono petulante e spericolato perché Arcuri è bisesco (vuol dire che è nelle simpatie di Stefano Bisi, Gran Maestro del GOI) e calabrese? I calabresi onesti mi potranno solo che dare ragione. Non sono io l’esagerato. Sono “loro” (mi aiutate a indicare chi?) che se ne strafottono di tutto e di tutti. Questa volta, sentite a me, con questa scelta offensiva, hanno passato il limite, perché, come altre volte ho scelto di dire, da mesi ci scappano i morti e la Storia, su questo dettaglio non minore, inchioderà i cretini, i mascalzoni, gli “stragisti“. Ed io questo loro destino ineludibile lo voglio annunciare con congruo anticipo. Congruo come lo stipendiuccio di Arcuri, the worst.
Oreste Grani/Leo Rugens
DOMENICO ARCURI E LA GRATITUDINE DEL GRANDE ORIENTE D’ITALIA

Chi per dare indicazioni strategiche alla nostra smarrita Italia utilizzasse l’espressione banale e, diciamolo, perfino autolesionistica e fuorviante, “Arte e Cultura: petrolio d’Italia” sarebbe considerato senza arte e senza cultura.
Petrolio? Imbarazzante l’infantile accostamento con la cultura a meno che non ci si voglia rifare a quando laEsso (e spero di non sbagliarmi) finanziava i documentari RAI, in bianco e nero, di Mario Soldati nell’Italia della “ricostruzione”. Viceversa, tutto il mondo lo sa, “ogni goccia di petrolio, una goccia di sangue”. E lo diceva il trafficante d’armi armeno Calouste Gulbelkian.
Eppure questo tema (capisco che qualche cretino lo usa in chiave metaforica) e ciò che lega il mondo massonico del Grande Oriente d’Italia (sto parlando del GOI con tutte le problematiche che da decine di anni affiorano, con rizomi arborei, per alcuni dei suoi affiliati che risultano anche legati ad ambienti affaristico – criminali, a volte specificatamente calabresi) a Domenico Arcuri.
Quello. Il noto “specialista d’arte e cultura” (soprattutto la cultura dell’eticità, direbbe Gustavo Raffi già Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia – Palazzo Giustiniani) fu infatti chiamato a ragionare, a Rimini, all’atto dell’insediamento di Stefano Bisi, attuale Gran Maestro del GOI. Era il 5 aprile 2014 e Arcuri era già ben piazzato dove (Invitalia) si facevano gli affari della Repubblica. Ma non negli interessi dei cittadini. In un momento rituale e solenne come quello (così comunque è in massoneria l’appuntamento in cui il Gran Maestro assume la guida dei fratelli per indirizzarli verso la completezza, la dignità, il senso dela trascendenza, il rispetto dell’uomo e della natura, la tolleranza, la fraternità, il miglioramento individuale e collettivo. In sintesi verso la saggezza), mi chiedo, da profano, a chi si offre il privilegio di presentarsi e parlare ai fratelli se non ad un fratello, certamente individuato tra i grandi competenti sul tema che si sceglie di affrontare nell’occasione? Altrimenti se uno non è anche un affiliato, ritengo che venga scelto, in quanto profano, perché è considerato un’autorità indiscussa in materia. È il caso di Arcuri?
Diteci cortesemente dove sono gli accrediti di Domenico Arcuri in materia. Perché scegliere quindi lui? Per meriti culturali, torno a chiedere perplesso? Ma smettiamola!!!! Arcuri era lì, quel giorno dell’insediamento di Stefano Bisi, per dare un segnale, quasi fosse un gesto di gratitudine verso gli ambienti che evidentemente, nel business di Stato, rappresentava. Ed ancora oggi rappresenta. Questa è la sola ipotesi che giustifichi perché nessuno arriva a rispondermi, in modo credibile, alla domanda che da mesi pongo alla rete: che minchia c’entra Domenico Arcuri con la complessità pandemica in essere? Se mi sto sbagliando e quel giorno a Rimini, a poca distanza dal Tempio malatestiano, si è scelto di presentare Arcuri come il Federico Zeri di turno, mi scuso, faccio un passo indietro e alla sola richiesta di rimozione del post, oscuro questa grave insinuazione.
Perché, spero che si capisca cosa viceversa sostengo: le Logge calabresi furono determinanti per eleggere Stefano Bisi. E di quelle logge calabresi, da decenni, magistrati specchiati (a cominciare daAgostino Cordova e finendo a Nicola Gratteri) sostengono che sono inquinate/condizionate dalla criminalità ‘ndranghetista.
Rizomi arborei e percorsi carsici caratterizzano da sempre l’agire del GOI. P2 compresa.
Il fungo Arcuri, senza arte e cultura, potrebbe esserne un esempio tra i più classici. Goi, Massimo D’Alema, Calabria oscura, Domenico Arcuri e chi fa finta di non vedere si fa complice oggettivo.
Perché, diciamolo, che il Commissario straordinario alle “mascherine e ai banchi scolastici (e in futuro aivaccini)” si interessasse di “processi formativi” (la scuola è anche questo) abbiamo dovuto aspettare la primavera del 2020, a pandemia esplosa, per scoprirlo. Il passaggio a Rimini non fece storia. Fargli scegliere i banchi dove sedersi è stato, eventualmente, l’unico modo di accostare Arcuri ad un luogo di formazione strategica e quindi alla cultura.
Petrolio? Così si spiegherebbe la metafora scelta per gli scemi. Chiediamo a quelli dell’ENI e vediamo se sanno cosa in materia petrolifera sa il buon Arcuri. Forse, e veniamo al sodo, come spesso accade in questi ambienti, l’Arcuri di quella giornata era semplicemente uno specchietto per le allodole atto ad illudere (o a derubare?) disillusi, frustrati o creduloni abbondanti in sala. Vedete chi si diventa “grazie a noi”? Intendendo anche uno come Arcuri!
Difficilmente si può diversamente ipotizzare che il Commissario Straordinario fosse, nel 2014, mostrato, in quel di Rimini, come immagine/esempio virtuoso di quella tradizione che ha portato la Massoneria (così la smettiamo di fare ironia che non sappiamo neanche fare bene) a pagare un tributo di sangue sui campi di battaglia, nelle celle di tortura, nei campi di concentramento, alle Fosse Ardeatine o, quando andava bene, al confino. Arcuri e le sue questioncelle numismatiche non mi sembrano proprio un esempio di trascendenza latomistica.
Arcuri è pertanto un vero mistero, Presidente Conte, e come tale è opportuno interessarsene. Come uno dei tanti misteri insanguinati d’Italia. Io, anche grazie alla memore segnalazione di un lettore, comincio, dopo essermi fatto delle domande, a darmi delle risposte. Vuoi vedere che Domenico Arcuri dopo essere andato, in quel giorno solenne, a Rimini, a testimoniare la sua stima per Stefano Bisi (o a chi per lui) è stato “premiato” affidandogli la responsabilità di portare la bisaccia non dell’umiltà (quella che metaforicamente dovrebbe portare in spalla il massone) ma dei business attinenti la pandemia?
Attendo smentite sulla presenza di Arcuri, a Rimini nel giorno dell’insediamento di Stefano Bisi. Se nessuno mi smentisce, mi sentirò autorizzato ad andare avanti fino a trovare (spero che così sia) perché il Calabrese Arcuri ha nelle sue mani incompetenti tanto potere e tanto fatturato. Cominciando a spiegarmi, come e perché, sia stata stroncata sul nascere (non disturbate il manovratore che abbiamo scelto) ogni altra attività senza che fosse proprio Arcuri a controllare l’iniziativa. Mi chiederò infatti, fino a chiarimenti, perché non furono gli ufficiali che vengono già dignitosamente pagati nelle nostre Forze Armate ad interessarsi dell’approvvigionamento. Ufficiali pronti a fare il loro dovere senza costi aggiuntivi.
Oreste Grani/Leo Rugens
Temo proprio che il demente dei MONOPATTINI sia proprio LUI
😡
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Si sente sempre più spesso parlare della rabbia sociale che potrebbe scatenarsi con l’acuirsi della crisi o anche con un nuovo lockdown, che stavolta sarà senza canzoni e bandiere da balconi e finestre.
Le proteste “spontanee” di oggi a Napoli destano preoccupazione, soprattutto se si pensa che il signore del video mostrato ieri sera in TV non è affatto un caso isolato, ma uno che ha 200.000 followers. In molti degli esercizi commerciali delle periferie urbane (quelli che potrebbero andare incontro a nuove restrizioni) non è impossibile incontrare simili personaggi.
Se questi sono gli agenti di influenza c’è da temere. O, al limite, da augurarsi che una simile carica di violenza -così ottusa e senza nemmeno una finalità che non sia il suo stesso auto-alimentarsi (proprio come Covid)- si diriga verso il faccendiere calabrese e il chirurgo dell’apparato digerente.
Quest’ultimo, con il suo continuo affacciarsi da qualsiasi schermo (una persecuzione!!) a caccia di followers (adesso cerca addirittura di sfruttare a suo vantaggio la drammatica situazione con il libro con Cecchi Paone!!), persegue, in fondo, la stessa strategia e condivide la stessa logica dell’individuo del video, che scandalizza con le sue gesta (anche se il vero scandalo è che nessuno si sia accorto fino ad oggi dell’esistenza sua e dei suoi cloni).
https://www.la7.it/piazzapulita/video/coronavirus-il-veneto-che-non-puo-aprire-e-come-hiroshima-30-04-2020-322423
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L’ha ripubblicato su Leo Rugense ha commentato:
Vediamo di non dimenticare nulla.
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