Costringo affettuosamente gli amici a farmi dei doni: tra gli altri Nutella e melagrane

Come sapete, se avete letto con la dovuta attenzione questo blog, lo faccio, tra l’altro, per creare le condizioni di un ritorno alla centralità delle relazioni tra le persone. Loro mi fanno doni ed io cerco di offrire loro quel che posso.   

Alimentando questa prassi, in queste ore ho ricevuto in regalo un numero significativo di melagrane. Parlo del frutto più bello e simbolico del mondo. Da una famiglia a cui sono legatissimo ho ricevuto questo graditissimo dono. Frutti colti da un albero che hanno in giardino. Avete capito quindi che sono un tipaccio che gradisce doni, se fatti con amore e non a fini corruttivi. E a tal  proposito, sempre in questi giorni, una carissima coppia di amici mi ha consegnato una fornitura di Nutella sufficiente perché, per un anno intero, alla mia famiglia (in realtà siamo in due) non manchi mai la sublime crema. 

A colazione o dopo cena, con biscotti o pane. Lo stesso amico che da tre anni mi fa questo omaggio mentre lo mettevo al corrente del dono in melagrane mi ha ricordato che nelle antiche tradizioni ebraiche il frutto è abbondantemente presente, ad esempio come ornamento delle vesti dei sacerdoti, mentre il numero di arilli era considerato equivalente alle virtù di cui la persona era dotata. La tradizione ebraica insegna che la melagrana è un simbolo per la giustizia, perché si dice che abbia 613 semi che corrispondono ai 613 comandamenti della Torah. Per questo motivo, ed altri ancora, molti ebrei mangiano melagrane.

È anche simbolo di fratellanza, abbondanza e prosperità: i puntali delle colonne del Tempio erano, non a caso, a forma di rimonim (melograno in ebraico). La liturgia ebraica, in occasione della festa di Rosh ha-shanah (Capodanno), usa consumare alcuni alimenti simbolici, che accompagna con preghiere di buon augurio per il nuovo anno. Tra questi cibi vi é la melagrana, su cui la benedizione recita: “… I nostri meriti siano numerosi come i semi del melograno”.
Il melograno è una delle poche immagini che appaiono sulle monete antiche della Giudea, come un simbolo sacro. Alcuni studiosi ebraici ritengono che sia stato proprio il melograno il frutto proibito del giardino dell’Eden.

Del melograno se ne parla nella Bibbia come una delle sette meraviglie, uno dei frutti che la terra promessa produce in abbondanza, garantendo la vita: la terra donata da Dio è ricca perché “terra di frumento, di orzo, di fichi e di melograni; terra di ulivi, di olio e di miele” (Dt 8, 8 ). Insieme all’uva e ai fichi, la melagrana è anche il frutto che i dodici esploratori, dopo aver ispezionato la terra nella quale stavano per entrare e verificare che Dio aveva mantenuto la sua promessa, portano a Mosè: “Giunsero fino alla valle di Escol e là tagliarono un tralcio con un grappolo d’uva, che portarono in due con una stanga, e presero anche melagrane e fichi” (cfr. Num 13, 23). In quanto segno della benedizione di Dio, il melograno decora le vesti del Sommo sacerdote: “Farai sul suo lembo melagrane di porpora viola, di porpora rossa e di scarlatto, intorno al suo lembo, e in mezzo disporrai sonagli d’oro: un sonaglio d’oro e una melagrana, un sonaglio d’oro e una melagrana intorno all’orlo inferiore del manto” (Es 28, 33-34). Il libro del Siracide ricorda la gloria sacerdotale che Dio conferisce ad Aronne: “Lo avvolse con melagrane e numerosi campanelli d’oro all’intorno” (cfr. Sir 45, 9). Il melograno adorna, pure, i capitelli del Tempio venendo ad indicare la benedizione che scaturisce dall’alleanza con Dio. Il re Salomone “Fece dunque le colonne e due file intorno a ciascun reticolo per rivestire i capitelli che erano sulla cima, e così fece per il secondo capitello. I capitelli sulle due colonne si innalzarono da dietro la concavità al di là del reticolo e vi erano duecento melagrane in file intorno a ogni capitello” (in 1 Re 7, 18.20; cfr. Ger 52, 22). Il melograno raggiunge una grande carica simbolica nel libro biblico che canta lo splendore dell’amore fedele: il Cantico dei Cantici dove é simbolo dell’amore fecondo e dell’intensa relazione tra l’amato e l’amata. La bellezza dell’amata, colma di vitalità, é descritta dalla melagrana: “come spicchio di melagrana è la tua tempia dietro il tuo velo” (cfr. 4,3.; 6,7). Persino nel giardino, luogo dell’amore, fioriscono i melograni. Lo sposo che cerca la sposa va a vedere se nel giardino sono sorti i germogli (cfr. Ct 6,11). L’amato scorge nel melograno, il cui frutto ricco di semi e di colore rosso simbolo del fascino dell’amore, che la sua amata è sposa feconda, piena di vita, portatrice di felicità.
Inoltre è segno dell’abbondanza dei doni della grazia di Dio, è segno della Chiesa: tanti piccoli e buoni semi tenuti insieme da un frutto solo. Il succo di melagrana è un’autentica spremuta di salute, dal momento che contiene vitamine C e del gruppo B, potassio e polifenoli antiossidanti. Il cristiano perciò nel mondo è con la Chiesa “antiossidante”, ha cioè il compito di essere sanante per la società. La melagrana figura in diversi dipinti a carattere religioso. In particolare diversi pittori del XV e del XVI secolo raffigurano il Bambino Gesù con in mano una melagrana, che, per i suoi frutti rossi, raffigura la passione che dovrà subire e la vita nuova che ne scaturisce.

Sandro Botticelli

Le melagrane sono un motivo ricorrente nelle decorazioni religiose cristiane e figurano in molti dipinti religiosi del calibro di Sandro Botticelli  e Leonardo da Vinci. Per via dell’aspetto il frutto spesso si trova in molte raffigurazioni nelle mani della Vergine Maria o di Gesù Bambino. Il frutto, rotto o aperto, è il simbolo della pienezza di Gesù, della sua sofferenza e resurrezione.
Molti dei significati simbolici attribuiti nel corso dei secoli al melograno (fecondità, alleanza, unione, amicizia, concordia) permangono ancora oggi in molti Paesi. In diverse aree del bacino del Mediterraneo i semi vengono consumati in forme rituali o con intenzioni propiziatorie, al momento delle nozze o in altri momenti, come allo scoccare della mezzanotte del 31 dicembre in vista del nuovo anno in qualità di simbolo beneaugurante. Quale simbolo di fertilità si ritrova anche in diverse tradizioni orientali. Le spose turche lanciano a terra la melagrana, perché così avranno tanti figli quanti sono gli arilli che saranno usciti dal frutto.
Nella lontana Cina la melagrana viene consumata dai neo-sposi la prima notte di nozze per “benedire” il matrimonio. Nella religione Mussulmana, il Corano cita tre volte il melograno (6:99, 6:141, 55:068), due volte come esempio di cose buone create da Allah ed una volta come frutto trovato nel giardino del Paradiso.

Frutti e fiori vengono spesso utilizzati a scopo decorativo, per adornare o arricchire tavole imbandite o cesti preparati come nelle “nature morte”, nelle cui rappresentazioni pittoriche compare spesso il melograno.
La Granada dei Mori ha il melograno come simbolo, ed ha dato il nome alla città di Granada in Spagna, e non sono pochi gli stemmi e i blasoni che se ne sono serviti in passato. Inoltre, è il logo ufficiale di molte città della Turchia.

Nella rete ho trovato questo materiale a cura di Elio Alba, Aurora Perrone, Carmela Pacucci.

Scrivo di questo mio privilegio (amici che mi regalano melagranie e Nutella e in atri tempi pasta, riso, pomodoro, olio, parmigiano)  con un certo imbarazzo pensando a quanto ieri la Caritas ha comunicato rispetto alle migliaia di nuovi poveri che, superato l’imbarazzo, si sono presentati nei punti di raccolta per chiedere un pasto e degli aiuti in generi alimentari. 

La pandemia (ma non solo il virus) farà esplodere una vera e propria crisi sociale come quelli della mia generazione non hanno mai visto. La Caritas con sensibilità e intelligenza ritiene che sia anche politicamente (usano altri termini) una situazione pericolosissima. 

Mi sembra che gli unici che non ci fanno caso siano i signori di palazzo Chigi per ora impegnatissimi a piazzare incapaci nei posti dove ci vorrebbero, vista la fase, dei veri fuoriclasse. Invece vi rifilano Nicola Latorre, perché glielo avevano evidentemente promesso e si preparano a promuovere (avete idea di cosa voglia dire?) Domenico Arcuri ai vertici di ciò che avanza di Leonardo-Finmeccanica.

Per questo tra l’altro mi faccio consolare con la Nutella e numerose melagrana. 

Oreste Grani/Leo Rugens