Chi non ha fatto il suo dovere nell’ipotesi pandemica?

Nella fase mi riesce difficile mettere la testa al fatto, per il resto innegabile, che ci siamo fatti trovare impreparati a ciò che era, almeno da dieci anni, prevedibile e previsto. 

E non solo per come ne scriveva Massimo Zuppini della GSK. Ed era il 2009. Di questa fonte (Zuppini) ho scritto a lungo, senza esito. Oggi, per cercare reazioni a cosa non ha funzionato, posto in rete un’altro ragionamento che, in questo caso, recupero dal mondo Engineering  (l’azienda ancora quotata in Borsa) e che faccio risalire, come spunto mnemonico, al 2010. Questo per cominciare a riflettere/investigare (intellettualmente, ovviamente, non ravvisando, per ora, reato alcuno commesso o meno, da quel Gruppo informatico da quando si interessa di sanità pubblica) sui futuri che, a quella data, potevano sembrare possibili. Per avviarmi in questa incursione nel passato, mi baso su alcune dichiarazioni che rilasciò quello che allora era il Vicepresidente Esecutivo dell’Azienda, Rosario Amodeo, oggi mi sembra addirittura neanche più azionista o dirigente di Engineering. Vi riporto alcune sue affermazioni relative alla leadership che il Gruppo riteneva di esercitare nel settore della sanità nazionale e lo faccio tanto per calarci nel clima. In realtà anche per calmarmi perché quando penso ad Engineering, a Michele Cinaglia, a Laura Caserta (sono costretto a ricitarti) e al “troppo patriotaGrani, mi girano talmente i coglioni che se ancora avessi l’età e la competenza che dicevano avessi, mi toglierei uno sfizio da vero italiano.

Perché, sentite a me, dopo dieci anni non ci stiamo ritrovando nulla (ho scritto nulla) di utile per affrontare la tragedia pandemica che viceversa poteva essere messo a punto proprio dagli informatici di Engineering. Ed invece è proprio questo mondo di super specialisti sembra essersi dissolto nel nulla in quanto, a mala pena, a sera, durante i telegiornali, quando fioccano i numeri dei morti e feriti che il Generale COVID ci procura, qualche caritatevole ragioniere ci fornisce somme, percentuali, grafici che avremmo saputo fare anche “a mano”.

Afferma l’intervistatore: “Uno degli aspetti cruciali dell’E-Gov attiene alla sanità, dove Engineering ha ormai un’esperienza consolidata“.

Risponde Rosario Amodeo (ma poteva essere Michele Cinaglia):

Engineering è il player principale in Italia nell’ideazione e sviluppo di pacchetti applicativi nel settore sanità differenziati e adatti alle singole esigenze. Come ho affermato, aggregando varie realtà preesistenti, nel 1994 nasce Olivetti Sanità sulla base della corretta e lungimirante intuizione imprenditoriale che la sanità nazionale, per essere correttamente gestita, avrebbe avuto bisogno sempre più di informatica”. Olivetti Sanità, in quel momento ha l’ambizione non solo di fornire servizi, ma anche quella di produrre pacchetti applicativi, la cui realizzazione avviene in laboratori dislocati a Pisa,Verona, Bari e Porto San Giorgio.

Nel 2000 OIS e Olivetti Sanità (cominciate a capire qualcosa ndr O.G.?) vengono vendute alla francese G.F.I. Ma G.F.I. non mostra interesse per l’informatica sanitaria e decide di di tenere OIS e di mettere sul mercato Olivetti Sanità. La compra Engineering nel 2002.

Amodeo

“Quella che fu Olivetti Sanità, diventata oggi (dice Amodeo nel 2010 ndr O.G.) una nostra divisione, ha acquistato una posizione di leadership nel suo segmento di mercato.

Non solo offre servizi, ma è avviata un’operazione di razionalizzazione e potenziamento dei laboratori, unita ad un ambizioso piano d’investimenti per lo sviluppo di una nuova piattaforma applicativa per la sanità.

Dunque se la sanità era una delle poste in gioco per Olivetti lo è ancora per noi. Infatti il nostro attuale centro di produzione è a Porto san Giorgio, nelle Marche, dove era stato inaugurato proprio da Olivetti. Qui stiamo lavorando a un progetto di un Ospedale “interamente automatizzato”“.

Quello della telemedicina è un dibattito decennale e un oggetto molto “blasonato”. Se parliamo dell’intersezione tra medicina e telecomunicazioni troviamo un aspetto cruciale del futuro della sanità intelligente. Questo apporto di tecnologia al mercato della sanità sfocia in progetti che, se realizzati, porterebbero un enorme risparmio all’erario e all’utente. Lo possiamo affermare in considerazione dei grandi presidi che gestiamo in Lazio, Lombardia, Campania, Sardegna, Sicilia

Io, non come uno che ha già risposte sufficienti ma come cittadino stronzo qualunque, mi chiedo: che fine ha fatto tutto questo raccontare e delineare business e vantaggi per la collettività? Dove si trova e in quali mani è finito il laboratorio in comune con il Ministero della Salute sulla gestione del rischio clinico? E che cosa si intende per rischio clinico? Ritengo che essendo il 2010 l’anno delle dichiarazioni tronfie di Amodeo, basterebbe andare a vedere chi fossero i ministri dell’epoca (guardare qualche anno prima e qualche anno dopo) e cominciare a chiedersi chi ha fatto cosa e chi si è arricchito con queste scelte e questo denaro pubblico oltre che la Famiglia Cinaglia e quella Amodeo. Tra i ministri che si sono misurati con il radicamento dell’informatica nel mondo della sanità non dimenticherei Maurizio Sacconi, scelto da Silvio Berlusconi, Ferruccio Fazio (scelto da Silvio Berlusconi), e dopo la parentesi/meteora Renato Balduzzi, la colonna del sapere “sanitario” Beatrice Lorenzin, per cinque lunghissimi anni dominatrice del settore. E a lei che va chiesto cosa si è fatto nel Lazio (!), Lombardia (!!), Campania (!!!), Sardegna (!!!!), Sicilia (!!!!!) nel settore dell’apporto informatico rivolto al mercato della sanità in relazione agli enormi risparmi per l’erario e per i cittadini a cui fa riferimento il dominus di Engineering come abbiamo potuto leggere. Certo che so che acqua passata non macina più ma il non aver fatto sostanzialmente un cazzo (questo dice la condizione rudimentale in cui ci troviamo a combattere in queste ore) a fronte viceversa di macro-business per il Gruppo Engineeringpoi quotato in borsa e poi venduto a “vedi articolo in calce” – ha messo in “cassa”, trovo almeno legittimo porre domande ora che scopriamo che sin dal 2010 qualcuno poteva dichiarare (e lo riscrivo):

La nostra presenza indica che costruiamo – già in fase di architetture – sistemi centralizzati e non più dispersi e capillari. Sistemi che vertono sul controllo centralizzato della spesa sanitaria. L’interazione tra la PA centrale e locale nella sanità è un desiderata dei dirigenti del Ministero della Salute. In questa direzione, un passaggio dati quasi “nativo”, diretto, che costituisca grandi risparmi in termini di sviluppo degli applicativi, è anche uno dei nostri desiderata“.  

Minchia, che coincidenza di desideri!!! 

Invece tutto finisce a peti/pernacchie per gli italiani e a grandi raccolte di capitali in Borsa per gli azionisti

Vediamo di non distrarci su chi fosse “troppo patriota” (il sottoscritto Oreste Grani per Laura Caserta in CONSIP) e chi, viceversa, fosse “un sabotatore” pronto a papparsi fino all’ultima bricioletta dei fondi europei (e non solo) destinati all’innovazione tecnologica informatica nel settore strategico della sanità. Oggi, grazie alle scelte fatte anche in quelle occasioni, ci ritroviamo un pugno di mosche e migliaia di cadaveri da seppellire. Forse un po’ più di sano patriottismo non avrebbe fatto male, gentile Laura. Invece bisognava fare business a qualunque costo e non tentare di allungare lo sguardo verso l’oggi. L’oggi che è arrivato e che spero, anche affidandoci al Giustiziere COVID 19, non sia tanto ingiusto da vedere morire solo degli innocenti. 

Così oggi non solo ho detto la mia ma ho aperto un altro file del mio vissuto. Quel tipo di file che classifico come “io c’ero”. Bene io c’ero quando la mattina ero andato da Michele Cinaglia per provare a prevedere cosa anche nel settore sanitario sarebbe necessitato a questo Paese in uno dei futuri possibili e lui, nel pomeriggio, già faceva sapere che “qualcuno (i soliti servizi al servizio?) gli aveva detto che ero un uomo pericolosissimo”. Io sto ancora qui a provare a difendere i miei compatrioti e Michele Cinaglia si gode (se li gode?) i soldi della svendita del patrimonio nazionale. I vantaggi che ci erano stati promessi (la cui ipotesi avevate pagato profumatamente) nel settore della sanità pubblica sono finiti al cesso italico e “altri” si stanno godendo i frutti. La verità è che non ero così pericoloso come mi descrivevano altrimenti tutto questo schifo facevo in modo che non accadesse. E invece fui io messo sul lastrico dove ancora mi trovo

Oreste Grani/Leo Rugens 


Engineering Ingegneria Informatica (capogruppo del gruppo Engineering) è una società italiana costituita nel 1980 nel settore del software e servizi IT, specializzata nella trasformazione digitale in particolare per i settori finanza, pubblica amministrazione (centrale, locale, sanità), utility e industria.

La società è stata quotata presso la Borsa di Milano dal dicembre 2000 fino al 7 luglio 2016 con revoca dal giorno successivo in seguito all’OPA, risultata vincente, lanciata da MIC Bidco S.p.A..

Engineering è attiva nella progettazione, sviluppo, servizi in esternalizzazione e consulenza IT; ne fanno parte circa 12 500 dipendenti distribuiti su oltre 50 sedi in Italia, Europa e Sud America (circa il 15% di fatturato è estero). L’organizzazione aziendale prevede 4 business unit e 12 centri di competenza trasversali.

Storia

Nel 1980 è costituita a Padova la Cerved Engineering, azienda che inizialmente fa capo alla Cerved, società che si occupa della gestione di banche dati per conto delle Camere di Commercio, che ne detiene una partecipazione azionaria. Nel 1984, un’operazione di management buyout trasferisce la proprietà ai due soci di riferimento Michele Cinaglia e Rosario Amodeo, con la contemporanea uscita di Cerved dalla compagine azionaria e la variazione della denominazione, in quella attuale.

Nel 2013 Engineering rileva il 100% di T-Systems Italia SpA che assume la denominazione sociale Engineering.mo S.p.A., oggi Engineering D.HUB S.p.A.. Il 14 giugno 2013 viene data notizia dell’uscita della famiglia Amodeo dalla proprietà dell’azienda. La quota posseduta pari al 29,9% viene infatti ceduta a One Equity Partners con un’operazione da circa 116 milioni di euro. Nel 2014 Engineering conferma i piani di crescita nel mercato dell’IT per le PMI con l’acquisizione di MHT S.r.l. (ora Engineering 365 S.r.l.), società leader nell’implementazione dei prodotti ERP e CRM Microsoft Dynamics. Sempre nel 2014 Engineering pubblica il suo primo Bilancio di Responsabilità Sociale d’Impresa, che continuerà a pubblicare annualmente. Nel 2015 Engineering annuncia l’acquisizione di WebResults S.r.l., azienda specializzata nell’implementazione di soluzioni cloud a supporto dei processi di vendita, marketing e servizio alla clientela su piattaforma Salesforce.com.

Il 28 dicembre 2017 Engineering e Intesa Sanpaolo, dopo aver ottenuto le necessarie autorizzazioni, hanno completato la compravendita del 100% del capitale di Infogroup (azienda presente sul mercato da oltre 30 anni con sedi a Firenze e Torino, partner di riferimento ICT per importanti Gruppi Bancari, Industriali e Commerciali), detenuto dal gruppo bancario, annunciata in 27 luglio. Il 1º maggio 2018 la società Infogroup S.p.A. viene trasferita in Engineering Ingegneria Informatica S.p.A. mediante fusione per incorporazione.

Delisting e nuovi soci

Nei primi mesi del 2016, i fondi NB Renaissance (nato dal partenariato nel private equity tra Neuberger Berman e Intesa Sanpaolo) ed Apax VIII (fondo che ha come consulente la società di private equity Apax Partners LLP) hanno acquistato il 44,303% del capitale sociale di Engineering. L’operazione ha comportato il lancio di un’OPA obbligatoria da parte della controllata MIC Bidco, a 66 euro per azione, conclusasi con il pieno controllo e la conseguente revoca dalla quotazione a partire dall’8 luglio 2016. Engineering era quotata dal dicembre 2000 alla Borsa di Milano dove era presente negli indici FTSE Italia Mid Cap e FTSE Italia STAR.

Elemento fondamentale dell’operazione è stato il mantenimento e la continuità della struttura manageriale guidata dal fondatore Michele Cinaglia, con l’obiettivo di proseguire i piani di sviluppo in Italia e all’estero. Dall’8 luglio 2016 il principale azionista è la MIC Bidco, società che fa capo ai fondi NB Renaissance e Apax VIII. A Michele Cinaglia, presidente, fa capo nel 2018 il 6,6%.

Nel febbraio 2020 cambia ancora l’assetto azionario con l’uscita del fondatore che cede la sua partecipazione: entra il fondo Bain Capital al posto di Apax (che dall’epoca dell’OPA aveva la maggioranza) e affianca NB Renaissance Partners. Paolo Pandozy resta alla guida del gruppo anche con una quota del capitale.

Principali partecipazioni

  • Engineering D.HUB S.p.A. – 100%
  • Engineering Sardegna S.r.l. – 100%
  • Municipia S.p.A. – 100%
  • Engiweb Security S.r.l. – 100%
  • Nexen S.p.A. – 100%
  • OverIT S.p.A. – 95%
  • Engineering 365 S.r.l. (già MHT S.r.l.) – 100%
  • WebResults S.r.l. – 100%
  • Sogeit Solutions – 68,5%
  • Sofiter Tech S.r.l. – 51%
  • Engineering International Belgium – 100%
  • Engineering International Inc. – 100%
  • Engineering USA Inc. 100%
  • Engineering ITS AG – 51%
  • Engineering Ingegneria Informatica Spain SL – 100%
  • Engineering Software Lab Doo – 100%
  • Engineering Do Brasil SA – 100%
  • Engi da Argentina SA – 91,37%
  • Cybertech S.r.l – 51% (gia Omnitechit S.r.l)

Dati aggiornati al 1º dicembre 2018

Dati economici

Nel 2017 i ricavi superano il miliardo di euro (1,028 miliardi rispetto 934,6 milioni del 2016) con un Ebitda in crescita (+26,1% nel gennaio-giugno 2018). Il 15% del fatturato proviene da attività svolte all’estero. Nel 2018 il fatturato è stato di 1,180 miliardi di euro con un aumento del 15%, l’Ebitda pari a 147,2 milioni (+20%) e l’utile netto di 57,7 milioni (+10%).