Aprire (per poter vendere i suoi oggettini per la casa?) e se qualcuno muore, pazienza

Evitiamo di considerarlo un ragionamento mal espresso. Al massimo era un lapsus (scivolone) emerso in libertà. Per intendersi Domenico Guzzini pensa nel suo intimo quel che ha detto. E questo è il problema del divario drammatico che si sta per delineare in questo Paese già da troppi fattori spinto verso una sostanziale cruenta “guerra civile o di classe che dir si voglia“.

Anche queste uscite pubbliche di rappresentanti di realtà organizzate (questa volta parte dalla Confindustria di Macerata ma poteva essere un altro il luogo della dichiarazione aggressiva) lavorano per dissipare quel poco di capitale sociale che ancora si intravedeva, a macchia di leopardo, in giro per lo Stivale. 

Dopo il COVID 19, anche per come la politica si sta proponendo, rimarrà poco o niente di quelle relazioni fiduciarie che si sarebbero dovute instaurare tra le persone che appartengono ad un medesimo gruppo sociale caratterizzato da forte omogeneità di valori e di interessi. A cominciare dalle famiglie che usciranno martoriate da lutti e povertà emergente. I poveri stanno diventando sempre più poveri e i modi con cui si subiscono i lutti vedrete che alla fine disgregheranno anche i “parenti”. Rimarranno rancori tra i membri dei nuclei familiari, con accuse feroci di responsabilità e di slealtà reciproche. Un massacro all’orizzonte con qualche piccola eccezione che confermerà la regola del deteriorarsi del clima. Questi meccanismi di sfiducia si trasferiranno dal particolare dei nuclei familiari ai gruppi tra loro formalmente lontani, in particolare nel mondo del lavoro e delle istituzioni. Tranne i luoghi dove si capirà sempre di più è possibile chiedere soccorso (parlo delle varie Caritas o similari), ogni altra istituzione politica o amministrativa uscirà indebolita per come i cittadini (cioè milioni) le stanno percependo. Si stanno scavando solchi tracciati non solo con l’aratro ma con il sangue e la memoria dei morti. Questo cataclisma valoriale si sta abbattendo su un Paese che timidamente (non certo comunque aiutato dalla politica partitica) provava ad affacciarsi dove l’interesse di ognuno si realizza assieme a quello degli altri. L’onda della risacca pandemica sta per spazzare ogni forma di solidarietà tra deboli e li sta per consegnare, ancora più deboli ed esposti, a chi non ha favorito la costruzione di alcun legame forte nella comunità in vista di tempi bui. Che sono arrivati. 

Su questo siamo impreparati oltre che non aver protetto per tempo la comunità comprando mascherine e disinfettanti. O non aver mai fatto esercitare la popolazione a entrare in confidenza con il concetto di “comune” e “pubblico”. Sempre a spingere verso “proprio” e “privato”. Spingendo solo verso il “privato” mostrando esempi di gentaccia che arraffava (come si può onestamente e senza sopraffare l’altro da te arricchirsi smoderatamente?) nella quasi certa impunibilità. Mai un sforzo per educare al bene pubblico a cominciare dall’equità davanti alla salute

Ora vi attaccate al manico dell’ombrello e vi tenete proclami di imbecilli che hanno la pretesa di pontificare riscaldandoci la minestra del “mors tua vita mea” in chiave pandemica e del solito mercato. Che dovrebbe aggiustare tutto. Come si vedrà non sa proprio più fare. 

Oreste Grani/Leo Rugens