Marisa Pinto Olori del Poggio era una persona molto intelligente e riservata

 

Ora che è mancata ritengo doveroso rendere omaggio alla signora (da repubblicano non tengo ad appellarla come contessa o altro) Marisa Pinto Olori del Poggio

La moglie di Pinto è morta il 10 dicembre u.s. e in molti danno da vedere di averla conosciuta e di saperla giudicare. In passato, lei viva, ho solo fatto cenno in questo blog ad una nostra frequentazione professionale. Oggi mi sento di poter aggiungere che la persona era di rara intelligenza e riservatezza al di là di ciò che mostrava (la mondanità e i segni di un potere concepito in chiave tradizionale), coadiuvata da una efficientissima e fedelissima signora Rita. La Marisa Pinto, assumeva incarichi di grande importanza quando in Italia accadevano ancora fatti di un qualche rilievo. La sua abitazione svolgeva ruolo di schermo per incontri informali anche tra grandi della terra, lei in funzione di padrona di casa o, se richiesta, discretamente assente dalla dimora. Ci siamo frequentati più volte presso i miei uffici, o i suoi, nell’Ambasciata in cui era quasi di casa e presso lo studio Carnellutti di Via Parigi 11, a Roma. Sempre con Rita ed io avevo con me il colonnello/generale CC M.A. Ho scritto che la Pinto era persona molto molto intelligente e concreta (quasi un’operativa) e lo ribadisco. Non abbiamo potuto non perderci di vista per gli stili di vita che assumevamo e ci dividevano: lei sempre in vista ed io che preferivo “quasi non esistere”. Per lasciare un ricordo certo anche per il mio lettore Matteo T., grande appassionato di intrighi internazionali e di potere, sono tanto vecchio del mestiere che ho visto nascere (ed assumere ruolo) la testata Diplomatia. E mentre vedevo nascere la rivista della Pinto, a Piazza del Popolo, al Bar Rosati (quello prospiciente il mitico per il nostro Matteo, bar Canova) ho provato per qualche tempo ad organizzare un Circolo denominato Valadier, consapevole che dall’altra parte della Piazza del Popolo, mettevano radici quelli che Matteo T. ritiene ancora essere i padroni d’Italia. 

Loro furono banamente più determinati e noi, nel Valadier, pur niente male, li lasciammo fare (forse per sottovalutazione) e ci sciogliemmo. Per sottovalutazione o forse perché decidemmo che era tempo di percorrere altri sentieri più leggibili, trasparenti, rivoluzionari, intelligenti. Loro infatti si dilettano ancora a sbrindellare l’Italia nostra e, viceversa alcuni reduci del Vecchio Valadier, pur vecchi e stanchi, potrebbero essere ancora pronti a “mozzare la testa” agli oligarchi usurpatori del dettame costituzionale. Metaforicamente e a due passi da dove mastro Titta eseguiva sentenza. 

Oreste Grani/Leo Rugens