Chi è il capo di Valter Tozzi?

Doverosa premessa: lo schema “interpretativo” di quanto spesso accade che trovate a seguire, per motivi che non vi sfuggiranno, viene attribuito alla mente di Noam Chomsky, pensatore complesso a cui questo blog ha dedicato non pochi post.

  1. La strategia della distrazione, fondamentale, per le grandi lobby di potere, al fine di mantenere l’attenzione del pubblico concentrata su argomenti poco importanti, così da portare il comune cittadino ad interessarsi a fatti in realtà insignificanti. Per esempio, l’esasperata concentrazione su alcuni fatti di cronaca (Bruno Vespa é un maestro).
  2. Il principio del problema-soluzione-problema: si inventa a tavolino un problema, per causare una certa reazione da parte del pubblico, con lo scopo che sia questo il mandante delle misure che si desiderano far accettare. Un esempio? Mettere in ansia la popolazione dando risalto all’esistenza di epidemie, come la febbre aviaria creando ingiustificato allarmismo, con l’obiettivo di vendere farmaci che altrimenti resterebbero inutilizzati.
  3. La strategia della gradualità. Per far accettare una misura inaccettabile, basta applicarla gradualmente, a contagocce, per anni consecutivi. È in questo modo che condizioni socioeconomiche radicalmente nuove (neoliberismo) furono imposte durante i decenni degli anni 80 e 90: stato minimo, privatizzazioni, precarietà, flessibilità, disoccupazione in massa, salari che non garantivano più redditi dignitosi, tanti cambiamenti che avrebbero provocato una rivoluzione se fossero stati applicati in una sola volta.
  4. La strategia del differimento. Un altro modo per far accettare una decisione impopolare è quella di presentarla come “dolorosa e necessaria”, ottenendo l’accettazione pubblica, al momento, per un’applicazione futura. Parlare continuamente dello spread per far accettare le “necessarie” misure di austerità come se non esistesse una politica economica diversa.
  5. Rivolgersi al pubblico come se si parlasse ad un bambino. Più si cerca di ingannare lo spettatore, più si tende ad usare un tono infantile. Per esempio, diversi programmi delle trasmissioni generaliste. Il motivo? Se qualcuno si rivolge ad una persona come se avesse 12 anni, in base alla suggestionabilità, lei tenderà ad una risposta probabilmente sprovvista di senso critico, come un bambino di 12 anni appunto. 
  6. Puntare sull’aspetto emotivo molto più che sulla riflessione. L’emozione, infatti, spesso manda in tilt la parte razionale dell’individuo, rendendolo più facilmente influenzabile.
  7. Mantenere il pubblico nell’ignoranza e nella mediocrità. Pochi, per esempio, conoscono cosa sia il gruppo di Bilderberg e la Commissione Trilaterale. E molti continueranno ad ignorarlo, a meno che non si rivolgano direttamente ad Internet.
  8. Imporre modelli di comportamento. Controllare individui omologati é molto più facile che gestire individui pensanti. I modelli imposti dalla pubblicità sono funzionali a questo progetto.
  9. L’autocolpevolizzazione. Si tende, in pratica, a far credere all’individuo che egli stesso sia l’unica causa dei propri insuccessi e della propria disgrazia. Così invece di suscitare la ribellione contro un sistema economico che l’ha ridotto ai margini, l’individuo si sottostima, si svaluta e addirittura, si autoflagella. I giovani, per esempio, che non trovano lavoro sono stati definiti di volta in volta, “sfigati”, choosy”, bamboccioni”. In pratica, é colpa loro se non trovano lavoro, non del sistema.
  10. I media puntano a conoscere gli individui (mediante sondaggi, studi comportamentali, operazioni di feed back scientificamente programmate senza che l’utente-lettore-spettatore ne sappia nulla) più di quanto essi stessi si conoscano, e questo significa che, nella maggior parte dei casi, il sistema esercita un gran potere sul pubblico, maggiore di quello che lo stesso cittadino esercita su sé stesso.

Si tratta di un decalogo molto utile. Io suggerirei di tenerlo bene a mente, soprattutto in periodi difficili come questi.

In realtà i suggerimenti per interpretare la manipolazione delle menti in essere (in alcuni Paesi è più marcata e raffinata; in altri – per ora – più rozza) è di un anonimo o di un collettivo che può averlo messo a punto e poi fatto circolare nel web. Interessante a prescindere da chi sia l’autore, riflettere su quanto viene detto e su eventuali esperienze personali. Direi comunque che la contingenza COVID 19 e la comunicazione del Governo Conte/Casalino in materia specifica sanitaria (e non solo) la si può “leggere” – senza paranoie – anche attraverso i filtri di questi dieci criteri/parametri. Direi proprio di sì. Soprattutto se si pensa (ed è opportuno farlo) che c’è il Rocco nazionale (non Siffredi) fra gli elaboratori dei testi che vengono indirizzati al popolo italiano. Quel Casalino di cui in alcuni (mi fa piacere scoprire che anche un abile giornalista e amico di antica data come Paolo Liguori si ponga domande su come sia possibile che questo signore faccia da vero padrone “in Palazzo Chigi” dove, fino a prova contraria, circolano, tra l’altro, informazioni classificate) ci chiediamo chi abbia redatto un nota/un appunto/ una relazione sulla eventuale affidabilità del Casalino quale depositario di “segreti di Stato” o, più semplicemente, di materia riservata. 

A questa riflessione sulla strategia del “trattarci come dei bambini” appartiene anche la vicenda dello zelighiano Valter Tozzi.

Su cui – come vedete – torno subito dopo aver esordito (potevo tenermi fuori in presenza di una tale grave episodio di perdita di reputazione della Repubblica?) con il post Valter Tozzi è in realtà uno Zelig psipcopatico?

Pertanto con oggi inauguro uno di quei miei efficaci tormentoni sulla oscena questione e reitero le domande appena poste: chi cazz’è questo signore? Cosa sanno di lui, presidenti del Consiglio con responsabilità, tenuta stretta-stretta delle agenzie di Intelligence, ministri della Difesa, presenti e passati, degli Esteri, presenti e passati, dell’Interno, presenti e passati? E poi cosa sanno una falange di sottosegretari dei dicasteri interessati, fino a finire ai soliti pleonastici membri COPASIR? Dico pleonastici se anche questa volta non sapranno porre le domande giuste, pretendendo risposte non del tipo di quelle che si danno ai bambini. 

Oreste Grani/Leo Rugens

P.S.

Da quando si dice che si sia aggirato nei “palazzi” questo Tozzi/Zelig, i ministri che ci si aspetta sappiano chi cazz’è sono almeno Ignazio La Russa, Roberta Pinotti, Elisabetta Trenta e, zuccherino in fondo, l’assicuratore Lorenzo Guerini. Sarebbe interessante che ognuno di queste signore /signori a cura di una ipotetica Commissione di inchiesta, banalmente composta da parlamentari curiosi, rispondesse a domande puntuali sul geometra intraprendente. Per poi estendere i quesiti (sempre per farsi un’idea su chi conoscesse o meno il Tozzi/Zelig) a chi, sotto tali ministri, ha ricoperto incarichi facendo, ad esempio, parte della Segreteria del ministro.

  • Se non dovesse bastare per chiarire chi sia l’uomo di Antrodoco andrebbero interrogati i dipendenti dell’Ufficio di gabinetto del ministro;
  • dell’Ufficio legislativo del ministro; dell’Ufficio per la politica militare del ministro; dell’Ufficio del consigliere diplomatico del ministro; del Servizio di controllo interno del Ministero della Difesa; del Servizio di pubblica informazione del ministro; delle varie Segreterie dei sottosegretari di Stato. 
  • Infine interrogherei i vari portavoce del Ministro; i suoi consiglieri giuridici e, soprattutto, il consigliere politico. E non per perdere tempo ma eventualmente per far giurare il falso a qualcuno di questi “servitori dello Stato”.

Capisco che faccio ridere (certamente più di Tozzi/Zelig) con le mie pretese di serietà ma è arrivato il tempo, indifferibile, di capire se quei nostri servizi segreti (ed altre strutture dello Stato autorizzate a trattare argomenti e problematiche attinenti la sicurezza della Repubblica) continuano a proiettare la propria ombra (che come tutte le ombre è nera), come hanno fatto per decenni in passato, sulla contemporaneità o, semplicemente, per farvi fessi, stanno cambiando colorazione della pelle. 

A cominciare dal Premier che si sente ferrato nella materia delicatissima tanto da non fidarsi di nessun altro che di se stesso. Noto esperto, da decenni, di etica dell’intelligence!!! Questo è il bivio imposto dagli avvenimenti: o Tozzi è uno psicopatico che vi ha bucato a suo piacimento (versione Zelig) o siete una massa di cazzari non solo “ruba pane a tradimento” ma pericolosamente pronti a ripetere (o a non impedire) le stagioni più insanguinate della storia repubblicana. 

Stagioni che eviterei, in una buonista perdita di memoria, di rimuovere essere avvenute. Con morti e feriti e dissipazione di miliardi e di reputazione della Patria. E a questo proposito, dettaglio non da poco, non rubando solo pane “a tradimento” (non facendo il proprio dovere dopo aver avuto l’onore di appartenere all’élite dei Servizi, non è tradimento?) ma filetti, aragoste, ostriche e prosecco. O porcini e salsicce di grande qualità come si producono ad Antrodoco, comune di origine di mister Tozzi. O fondi riservati da utilizzare viceversa esclusivamente a fini superiori nell’interesse della Repubblica. Altro che rendicontazioni riservate senza scontrini.

Comunque vediamo un po’ se la preziosa GdF, attivata tempestivamente (non è l’arma da cui proviene Gennaro Vecchione?) mettendosi a tavolino, conto corrente per conto corrente, trova, oltre agli onesti introiti del bravo geometra Tozzi, anche tracce di altre movimentazioni. Sempre nello spirito di deciderci se Tozzi è uno psicopatico da assistere sanitariamente o la prova vivente che siete sempre gli stessi. O, al massimo, un po’ sfortunati perché, mentre stavate tentando di cambiare pelle ma determinati a continuare a rubare il denaro pubblico, lasciando la nostra Italia (nostra e non vostra) in uno stato di insicurezza permanente, siete incappati in un “branco di iene”. 

Mi farebbe piacere che finalmente si cominciasse a far sapere ai cittadini (veri datori di lavoro di voi tutti) che quando si evocano i viaggi di Stato (aerei perché il resto è poca cosa) a cui pare abbia partecipato Tozzi/Zelig, è difficile far dimenticare (a chi sa ricordare) che i costi (e gli spechi ragionati per mascherare appropriazioni indebite) di tali mezzi “indispensabili” avrebbero dovuto avere un ridimensionamento, soprattutto dopo l’irrompere dei censori (gli uomini degli scontrini e delle rendicontazioni!!!) pentastellati a cominciare da Vito Crimi ed Angelo Tofalo, tra quelli passati dal COPASIR, che viceversa, ad un primo superficiale esame, sembrano aver ricavato più vantaggi in termini di credibilità politica e posizioni nel governo. Che si facesse maggioranza con la Lega o con il PD.

E qui veniamo al vero motivo di tutto questo casino (Tozzi e Fondazioni varie) che metà basta per sputtanarci con il mondo intero. A prescindere da quanto spenda l’Italia per i servizi segreti (voli di Stato compresi) una volta trovata la cifra (tranquilli, milione di euro in più o meno) bisogna arrivare a stabilire (difficile questione ma ormai impellente se uno è tanto arrogante da voler dare vita ad una fondazione di scopo) se ne vale la pena. A cosa servite? E chi decide lo stanziamento a vostro favore? E qui Leo Rugens mostra tutti i suoi limiti tecnico-giuridici ma non il suo senso olfattivo. La legge varata nel 2007 (se mi sto sbagliando non mi cazziate troppo ed entriamo nel merito) stabilisce che tocca al premier (comincio a capire!) assegnare le somme al sistema di sicurezza nazionale. Somme che valgono all’ennesima potenza se non hanno una vera e propria rendicontazione. E come in azienda avere il nero, così tutti capiscono.

Ma sino all’irrompere dell’avvocato del Popolo è valsa la regola della delega ad un sottosegretario che a sua volta aveva il grande potere di dettare agenda e “cassa”. Se ho ben capito e soprattutto se ben ricordo, i conti (come si chiamano se non conti anche se il premier si chiama Conte e non Barone?) delle Agenzie dovrebbero essere controllati dal COPASIR (per quello farei un’indagine dettagliatissima dei conti correnti di tutti i membri COPASIR da quando esiste per scoprire in modo tranquillizzante che abbiamo una classe dirigente adamantina) e da una apposita sezione della magistratura contabile (si complica e la trasparenza si allontana) che oltre a lavorare a stretto contatto con la Commissione parlamentare di controllo e vigilanza sull’intelligence (che sarebbe sempre il COPASIR) dovrebbe coordinarsi con il DIS, che negli anni post riforma, da comitato esecutivo è stato trasformato in vero e proprio dipartimento della presidenza del consiglio dei Ministri (cominciate a capire cosa sia un sistema ricorsivo ed autoreferenziale?), cioè terra-terra e alla fine della fiera, il cervello (si fa per dire mi raccomando perché è proprio qui il problema) dell’intero sistema dei servizi segreti.  E per rimanere sempre alla cassa dei dobloni mi sembra che sia stata creata anche una specifica sezione distaccata (specifica e distaccata così la “complicazione” aumenta e nel complicare si trovano le soluzioni alla distrazione) dell’Ufficio bilancio e ragioneria della Presidenza del Consiglio che avrebbe il compito di controllare preventivamente ogni singolo atto di gestione delle spese ordinarie. Vi risparmio il resto perché si va avanti così nel labirinto fino alle attività economiche “simulate”. A norma di legge e sempre con a capo di tutto, al di là delle chiacchiere, il premier. Cioè l’avvocato del Popolo, Giuseppe Conte. Che a questo punto andrebbe chiamato l’Uomo dei Conti. O se Tozzi non fosse uno psicopatico zelighiano, il Capo di Tozzi.

Ma noi non ci stiamo permettendo di fare riferimento neanche velato al signor presidente del Consiglio (non siamo mica matti o autolesionisti attratti dal rogo) ma all’ipotesi che sia circondato (o sussurrato?) da dirigenti/funzionari infedeli. Basterebbe in tal senso ricordare il post (15 marzo 2013!!!) che dedicammo (Conte stava al massimo nella mangiatoia di Nazareth) a tale dottor Giulini (chissà se è vivo e mi legge?) e al suo infallibile metodo. Per rubare.

Rifirmiamo. Non si sa mai che il solito magistrato ci volesse fare domande.

Oreste Grani/Leo Rugens 

CORRUZIONE! “L’INFALLIBILE METODO DEL DOTTOR GIULINI” OVVERO PERCHÉ INSISTO CHE AL COPASIR VADA UN ONESTO ESPONENTE DEL M5S

“Grazie a un decreto del 2009, le procedure per la stipula di contratti di appalti di lavori e forniture di beni e servizi del Dipartimento Informazioni per la Sicurezza (Dis), dell’Agenzia Informazioni e Sicurezza Esterna (Aise) e dell’Agenzia Informazioni e Sicurezza Interna (Aisi), così come l’individuazione dei lavori delle forniture e dei servizi, possono essere effettuati in economia o a trattativa privata sino alla soglia di un milione di euro. Ed è proprio grazie a queste deroghe che i servizi segreti sono a rischio truffa e corruzione. La variazione normativa del 2007, quindi, non è stata sufficiente a mettere al riparo il sistema dalle tentazioni di funzionari infedeli. 

E dire che soltanto qualche mese prima dell’approvazione della riforma del 2007, l’allora direttore dei servizi civili, Franco Gabrielli, si era presentato alla Procura della Repubblica di Roma per denunciare il cassiere di una divisione dell’intelligence. È il cosiddetto «metodo del dottor Giulini», dal nome del dirigente dell’allora Sisde scoperto con le mani nel sacco.

La storia viene ricostruita da Carlo Bonini per «Repubblica», nel luglio del 2007. Gabrielli si era insediato al Sisde nella seconda metà di dicembre dell’anno precedente e aveva preso il posto del generale Mori, che aveva guidato l’intelligence civile per cinque anni. Gabrielli, racconta Bonini, «ficca il naso nelle routine mummificate di ogni ufficio. Impone, nello stupore generale, la regola per la quale le “missioni” come anche il denaro erogato per ogni voce di spesa (dai compensi alle fonti, alle “trasferte”, all’acquisto di materiali) non solo vengano giustificati, ma abbiano anche un budget iniziale sottoposto alla sua firma. Cancella, insomma, trasferte senza nullaosta preventivo e rimborsi “a piè di lista”. Squarcia il velo di un segreto furbo che con la sicurezza nazionale ha poco a che vedere, ma molto ha a che fare con la rapacità di qualche funzionario».

Anche i conti dell’ufficio diretto da Giulini, responsabile amministrativo del Roc, il reparto dedicato alle attività di informazione sul crimine organizzato creato da Mori nel 2002 sulla falsariga del Ros (il reparto operativo speciale dell’arma dei Carabinieri), vengono passati al setaccio. A febbraio del 2007 Gabrielli avvia l’indagine interna e Giulini viene rimosso dall’incarico. È uno dei cinque funzionari sottoposti a procedimento disciplinare. Oltre a loro finisce sotto inchiesta interna anche Giuseppe De Donno, fedelissimo di Mori. Il generale l’aveva portato con sé per affidargli il ruolo di capo di gabinetto. Giulini, riporta Bonini sulle colonne di «Repubblica», «usa un sistema vecchio come il cucco. Lavora a mano libera sui “fogli di viaggio” e sugli “anticipi di missione”. Spesso duplica i primi. Allegramente gonfia i secondi. Inquesto modo, per ogni euro effettivamente speso dal servizio, ne risultano almeno il doppio usciti dalla cassa. La differenza, in con tanti, è tutta per lui (forse). O (forse) da dividere con chi conosce il trucco e gli regge il gioco.

Quando i conti non quadrano, quando cioè le carte false non riescono a coprire i buchi che si aprono nella cassa, Giulini “copre” con “anticipi” per missioni mai disposte e mai effettuate». Il responsabile del reparto aveva a disposizione la cassa riservata del Roc: un milione di euro all’anno, da spendere in tranche trimestrali da 250 mila euro.

Giulini finisce nel registro degli indagati. Nel mese di giugno, il «cassiere» infedele restituisce al servizio parte del bottino: 170 mila euro in contanti, impegnandosi a restituire in pochi mesi il resto del denaro sottratto. Ma a Giulini i magistrati possono contestare soltanto i danni causati in quell’anno. Ogni 31 dicembre, la contabilità relativa agli anni precedenti finisce nel tritacarte. Come prevede la legge.”

Con questo post, proseguo nell’attività di sostegno promessa e offerta ai giovani “inesperti”(?) deputati e senatori del MoVimento 5 Stelle. Con questo, appena descritto,  “paradosso di furbizia italiana”, ribadisco la mia opinione che alla presidenza del Copasir  debba andare un onesto esponente del M5S. Come vedo che anche Giuseppe Grillo ritiene opportuno e come, invece, Lamberto Dini, e quelli come lui, temono. Questo brano è stato scritto saccheggiando le documentate affermazioni degli attendibili, mai smentiti, su questo argomento, Carlo Bonini di Repubblica e Piero Messina autore de “Il cuore nero dei Servizi”.

Oreste Grani