“Quel che è certo, al momento, è che toccare il fondo anche del ridicolo, è forse, l’inizio della risalita”

Così scrive, a fine di un saggio e sofferto commento ad un recente post, la mia attenta lettrice/amica/collaboratrice Cuculo Vigile. E sembra sapere che oggi non solo i soliti media accolgono un’intervista genoflessa al Commissario Straordinario Domenico Arcuri (noi l’abbiamo messa da parte nel fascicolo a lui dedicato per quando la storia farà i conti con questo arrogante presuntuoso disinformatore) ma le agenzie di tutto il Pianeta battono la notizia che l’Italia è “Caaaampione del Mondoooo” per la speciale classifica dei morti per COVID 19, in rapporto alla popolazione. Ci vuole la faccia come il culo di questo Bel Ami dell’Emergenza, tutto furbescamente proteso a che la qualità delle informazioni date agli italiani sia più povera e “mediocre” possibile in modo che la distanza dell’ignoranza che si vuole regni tra le classi inferiori e quelle superiori (a cui Arcuri ritiene di appartenere per affiliazione e frequentazione GOI), sia e rimanga (questa è la finalità che si vuole perseguire anche grazie ai banchi scolastici a rapido spostamento) impossibile da colmare dalle classi inferiori. Le quali invece (ma l’oligarca non è detto che ne abbia percezione preso come è a guardarsi da attempato ex piacione allo specchio) potrebbero aver deciso, nel segreto del proprio non poterne più, di colmare la distanza con un nodoso randello. Così dove non arriva la ragione e il civile confronto arriva l’ira funesta della povera gente, non più inferiore, stupida, volgare, ignorante. Sì, mi sembra che settanta/ottanta centimetri di un bitorzoluto bastone potrebbero bastare.

Oreste Grani/Leo Rugens

Cuculo vigile

11 hours

Una considerazione un po’ Amara: l’idea di trasmissione implica che ci sia un trasmettitore e un ricevente, entrambi adeguatamente attrezzati alla bisogna.
La brutalità della fase attuale consiste proprio nel lungo e sistematico sabotaggio dell’attrezzatura ricevente, iniziato -guarda caso!- proprio con il crollo di antichi ed ormai inservibili muri.
La trasmissione di codici linguistici quasi perduti richiede, da un lato, la paziente (ri)costruzione di un vocabolario che consenta di associare segni a significati e, dall’altro, una qualche attitudine allo studio.
La dimensione dell’infosfera -territorio di inganni e di illusori miraggi- è generatrice di affascinanti metafore che, tuttavia, possono essere comprese in tutto lo spessore della loro complessità oppure prestarsi alla superficiale semplificazione dello slogan.
L’anabasi che si prospetta è, quindi, una lunga e faticosa marcia nel deserto. Dove, però, le condizioni climatiche estreme consentono la conservazione delle vestigia del passato e la loro riscoperta attraverso l’indagine archeologica.
Quel che è certo, al momento, è che toccare il fondo anche del ridicolo è, forse, l’inizio della risalita.