Recuperiamo in rete un ragionamento dell’On. Piera Aiello che riteniamo giusto fare nostro

LO STATO RISPARMIA SULLA PELLE DEI TESTIMONI DI GIUSTIZIA. ECCO PERCHÉ LA NUOVA LEGGE È VERGOGNOSA
Oggi voglio spiegarvi perché la nuova legge sui testimoni di giustizia – voluta dall’ex sottosegretario all’Interno, Luigi Gaetti, con l’avallo dell’attuale viceministro dello stesso dicastero Vito Crimi – peggiorerà ancora di più la vita di chi ha scelto di resistere alla prepotenza mafiosa e aumenterà la sfiducia nella capacità protezione dello Stato.
La questione è complessa, ma cercherò di metterla nel modo più semplice possibile.
Prima della legge numero 6 del 2018, i testimoni di giustizia avevano diritto a una capitalizzazione, cioè una somma a rimborso degli anni in cui, impossibilitati a lavorare, hanno servito lo Stato mettendo a rischio la propria vita per testimoniare. Parliamo di una cifra irrisoria, qualcosa come 8mila euro per dieci anni di inattività. Per intenderci, un testimone di giustizia non può lavorare, va a vivere in un posto che non conosce, non modo di guadagnare e non paga contributi.
Oltre a ciò, sulla base di un’altra norma, il regolamento 204 del 2014, il testimone aveva anche il diritto di entrare in un programma di assunzione presso la pubblica amministrazione.
La legge del gennaio 2018, invece, ha reso alternative le due misure: o la capitalizzazione (una miseria come abbiamo detto) o l’assunzione. Anche ammesso che questo sia accettabile (e non lo è), la cosa grave è che Bonafede – cui attribuisco la piena ed esclusiva responsabilità politica – e il prefetto Lamorgese, ad agosto (e cioè mentre l’Italia era impegnata a dimenticare per qualche giorno l’incubo della pandemia) hanno firmato un decreto attuativo della legge emanata nel 2018, abrogando il regolamento del 2014 e negando anche a chi aveva richiesto la capitalizzazione prima di quella norma (cioè quando questo non escludeva l’accesso al lavoro), la possibilità di essere assunto. E così, chi aveva già accettato la capitalizzazione sapendo di poter lavorare, rimarrà adesso con un pugno di mosche. È chiaro, quindi, che il valore reatroattivo del decreto va a ledere un diritto acquisito del testimone di giustizia.
Va ricordato che sia la commissione giustizia del Senato sia quella di Montecitorio hanno espresso parere contrario alla possibilità di rendere alternative le due misure.
Questo provvedimento è l’ennesima dimostrazione di come il governo non abbia a cuore i testimoni di giustizia. Lo Stato sembra voler convincere ancora una volta i cittadini onesti che denunciare non è conveniente. Così si infanga la memoria di chi in questo strumento credeva e ha dato la propria vita perché su di esso si fondasse un nuovo modo di combattere la criminalità.

Siamo certi che vi sia chiaro quale autorevole vissuto (la storia pluriennale di Piera Aiello nessuno la può mettere in discussione) autorizzi questa presa di posizione e la coraggiosa denuncia di una serie di errori/scelte che in troppi, a cominciare dall’ex sottosegretario Luigi Gaetti (l’anatomopatologo), passando per l’esperto di sicurezza nazionale (ex COPASIR/Servizi Segreti) Vito Crimi (palermitano), finendo al Ministero di Giustizia (il cuore nero di un’Italia lasciata sostanzialmente nelle mani dei criminali mafiosi particolarmente favoriti da queste scelte scellerate) dove un’altro inamovibile palermitano Alfonso Bonafede non perde occasione per lanciare segnali (siamo certi involontariamente ma questo non risolve il problema della gravità degli atti) a chi guida, dalle latitanze dorate, il Governo Ombra di questa nostra tragica Italia.
Ci mancava solo che gente già trattata a 651 (seicentocinquantuno) euro al mese (o poco più) fosse fatta oggetto di “minacce” di dover affrontare ulteriori difficoltà. E il tutto per scontare la colpa gravissima di “essersi messi dalla parte dello Stato”.
E mi riferisco in particolare modo ai testimoni di giustizia. Evitando di confondere la categoria con i pentiti o altra similare classificazione. Un tempo quelli come Crimi, Gaetti, Bonafede sarebbero stati chiamati dalla coppia Corrado-Del Frate, “amici del giaguaro”. Oggi, pronta a scattare la querela, decidete voi, quale possa essere l’epiteto consono al Trio Vocale dei cantastorie governativi.
Oreste Grani/Leo Rugens che mentre scrive il post spera che l’onorevole Piera Aiello si sia sbagliata quando ha comunicato la cifra: 651 euro mese!!!. A quella soglia di povertà conosco solo pochi che sopravviverebbero. Esistono ma appartengono ad un manipolo di eroi in via di estinzione.