Berardino Andreola chi era costui?

Berardino Andreola

In un vecchio articolo di Repubblica (quella dei bei vecchi tempi andati) compaiono personaggi che un groviglio bituminoso come pochi obbligava a stare insieme. A cominciare da Giovanni Falcone (era il 9 settembre 1987), o il mio lettore di un tempo Aldo Anghessa, ormai deceduto, un po’ di magistrati e, soprattutto, in fine articolo compare Berardino Andreola, uno dei tanti oggetti misteriosi di questa nostra tormentata storia patria. Chi Sto arrivando! qualcosa di lui? Aspetto fiducioso.

Oreste Grani/Leo Rugens che di Graziano Verzotto sentiva raccontare sin dal 1966, in quel di Palermo, da Mauro Turrisi Grifeo, giornalista e principe di Partanna. Che, tra l’altro, mi faceva da indimenticabile “Virgilio” a Palermo e nei comuni (ottanta) delle Madonie. Spiegandomi di mafia, di colonnelli dei CC (aveva conosciuto Carlo Alberto Dalla Chiesa quando era comandato in Sicilia) e di altre amenità. 


CHE ARIA TIRA ALL’ENTE NAZIONALE IDROCARBURI (ENI)? SECONDO LEO RUGENS, PESSIMA. IN MOLTI RISCHIANO CHE NON GLI SIA CONSENTITA NEANCHE “UN’ORA D’ARIA AL GIORNO”

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La storia comincia con la morte di Enrico Mattei, passando per nomi quali Graziano Verzotto, Berardino Andreola, Eugenio Cefis e tutti quelli che, nei decenni, hanno ritenuto che l’ENI e la ricchezza implicita nel metano/petrolio fosse cosa loro e non del Popolo Italiano. Similmente, più recentemente, devono averla pensata (in questa chiave privatistica) i vari Scaroni Paolo, Descalzi Claudio, Bisignani Luigi, Valentini Valentino e i politici che li hanno scelti e piazzati in quelle posizioni di comando. La proverbiale preveggenza di Leo Rugens suggerisce di godersi gli avvenimenti (in tema ENI e responsabilità penali annesse), senza perdere una battuta di quanto, a giorni, potrebbe accadere. Birra, patatine fritte e canottiera d’ordinanza. A Milano, il 16/17 ottobre p.v., è convocato un summit geopolitico euroasiatico (presenti, tra gli altri, Putin e Nazarbayev) che ci sembra essere una cornice sufficiente per fare la solita bella figura di merda! Pronti?

Chissà se Matteo Renzi si ricorderà che è stato lui a nominare Descalzi Claudio e la signora Emma Marcegaglia ai vertici dell’ENI?

Quando sarà passata la buriana, torneremo su Graziano Verzotto e Berardino Andreola. Senza dimenticare Mauro De Mauro, passando per Vincenzo Cazzaniga, Cagliari e cento altri. A proposito: Cagliari, a cui ci riferiamo, non è il capoluogo di regione, ma il Presidente dell’Ente che si è, a suo tempo e con dignità, suicidato. Prima della prematura scomparsa di Cagliari (1992), c’è chi come “Goldrake” (pseudonimo del giornalista Fulvio Belllini), in Candido, del 28 febbraio 1980, all’interno dell’articolo intitolato “E adesso a chi tocca?”, elencava ben 15 morti nella vicenda del “petrolio italiano”, dal 27 ottobre 1962: “Dal 1962 ad oggi sono quindici le vittime della allucinante catena di omicidi di Stato iniziata con l’assassinio del presidente dell’ENI: con Mattei infatti, quella sera vennero eliminati anche il giornalista americano William McHale e il pilota Irnerio Bertuzzi. Poi toccò al colonnello Rocca, della REI (1968), al giornalista De Mauro (1970), al procuratore Scaglione e al suo autista Lo Russo (1971), al colonnello dei carabinieri Giuseppe Russo e al professor Filippo Costa (1977), al boss mafioso Giuseppe Di Cristina e ai suoi guardaspalle Napolitano e Di Fede (1978), al vicequestore Boris Giuliano (1979), al Giudice Terranova e al brigadiere Mancuso.”

 “Chi sarà il prossimo?”, recitava il titolo scelto da Goldrake in quel lontano  28 febbraio 1980.

Che aria tira nel Palazzo prospiciente il Laghetto dell’Eur?, si domanda oggi il blogger che odia “gli uomini con i piedi per terra”.

Oreste Grani/Leo Rugens