UN CARDIOLOGO AI VERTICI DEL CREA?

Se non ve la sentite, passate la mano perché, come sosteniamo, tutto si tiene e ora che si comincia a definite lo scontro campale sarà difficile fare il pesce in barile o ciurlare nel manico. Scegliete tra un espressione o l’altra ma evitare di pensare che, tracollando la magistratura ed emergendo quanti processi sono stati pilotati e quante volte quelle che avete spacciato per assoluzioni erano altro, non verrete travolti. 

Sta iniziando una sorte di guerra civile (avrà anche forme di grandissima inciviltà) senza la quale quella che prefigurate (la ricostruzione) non avrà luogo.

Parole forti in esordio quando, per mio stile, solitamente, le piazzo in coda. 

Per avvicinarsi alle miserie italiote consiglio di leggere un articolo di Corrado Maria Daclon scritto nella lontanissima primavera 2015.

Il post quindi parte da un’ampia premessa relativamente all’impatto geopolitico dell’agricoltura, del narcotraffico, perfino della deforestazione amazzonica. Non trovo traccia di stretto rapporto tra chi ne dovesse sapere di tale complessa materia e chi fosse, anche con meriti scientifici, un cardiologo di chiara fama. Come lo è Carlo Gaudio, nominato il 20 novembre 2020, Presidente di CREA, cioè il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria.  

Di CREA vi tornerò a scrivere più avanti. Tenendo sin da ora a mente che per un lasso di tempo a Commissario di CREA (prima di passare quindi il testimone al cardiologo) c’è andato Gian Luca Calvi, voluto in tale posizione, se abbiamo saputo interpretare le fonti aperte, dal ministro leghista GianMario Centinaio.  

Letto il pezzo di Gnosis, nella mia marginalità e provincialismo, vi porto a Pavia e ad un ponte che verrà costruito. 

Avvicinatevi senza timori e vedrete che non ve ne verrà danno. Non a voi certamente, cari e semplici lettori.   

A volte tornano e chi legge spesso notizie su notizie non se ne accorge perché il segreto sta tutto nel “trattamentodelle informazioni.

Tornano nomi, studi professionali, ambienti politici, legami visibili e qualcuno inconfessabile. Quando si legge che un grande gruppo di professionisti si aggiudica un lavorone (soldi e prestigio) questo marginale e ininfluente blog si pone quindi sempre il problema del trattamento dell’informazione.

Per trattamento, da queste parti, si intende quando si prova a tenere “tutto insieme”. Nel ricordare, può capitare di trovare nessi e rizomi carsici che, in superficie, difficilmente si possono cogliere. 

Metto – ad esempio – insieme lo Studio di progettazione Calvi (quello che ha vinto) e tale Gian Luca Calvi (certamente parente strettissimo) che si interessa d’altro e che ha ricoperto (ne ho fatto cenno prima) una posizione (a mio giudizio) delicatissima quale Commissario CREA, cioè rappresentando il Ministero dell’Agricoltura. 

Leggete la relazione sul CREA a suo tempo redatta da Calvi così, se ne avete interesse, vi avvicinate al campo. E in agricoltura i campi sono parte significativa.

Dopo aver letto e valutato l’importanza di CREA, secondo il metodo Leo Rugens (trattamento di ogni singola informazione contestualizzandola) tenente a mente che Gian Luca Calvi è stato anche buon acquirente (solo lui?) della Myrmex. Cioè l’azienda del compagno di merenda (e di cene eleganti con ragazze pronte a tutto) di Silvio Berlusconi (cioè quello) Giampaolo Tarantini

Ma vi accorgete che i nomi e i cognomi (cioè gli ambienti di riferimento) sono sempre gli stessi? 

Mi dite, ad esempio, per quale motivo quando si arriva a valutare cose delicate (se non delicatissime come CREA) perché non si fa come si faceva un tempo nell’Arma dei Carabinieri e cioè si approfondiscono nessi, frequentazioni, parenti fino a capire chi si ha realmente davanti? 

Non dico quindi che Gian Luca Calvi sia un cattivo italiano ma il sospetto che sia arrivato a fare il Commissario CREA perché è legato a precisi ambienti, non può non venire. E quando dico precisi ambienti posso arrivare a dire che in quegli stessi ambienti precisi, negli anni, sono stati investigati, “beccati”, rinviati a giudizio, condannati, decine e decine di mascalzoncelli. Non sono lettere scarlatte da imprimere quelle a cui faccio riferimento ma un po’ di prudenza per non dover sempre inseguire grovigli bituminosi, a cose fatte, io ce la metterei. Soprattutto nei settori strategici. E l’agricoltura deve essere considerato settore strategico. Dove mi auguro che, a certi livelli, si possa arrivare ad operare solo se si ha un qualche ridefinito Nulla Osta di Sicurezza

Il caso Roberto Rosso (ROBERTO ROSSO NON È UN BIPOLARE E PROVARE A FARCELO CREDERE LO METTE, AI NOSTRI OCCHI, ULTERIORMENTE NEI GUAICHI È/ERA ROBERTO ROSSO CITATO IN REPORT TRASMISSIONE CHE TANTO HA FATTO INCAZZARE GIORGIA MELONI?A ME IL DIRITTO/DOVERE DI FARE DOMANDE. AD ESEMPIO: CHE FINE HA FATTO ROBERTO ROSSO?FIN DOVE POTREBBE PORTARE IL CASO ROBERTO ROSSO?), a tal proposito, fa scuola: o è bipolare, come i suoi avvocati vorrebbero farci credere, o è colluso con la ‘ndrangheta

Roberto Rosso a questo blog, marginale e ininfluente, sta a cuore perché qualcuno lo avrà pur piazzato, prima dell’arresto, all’Ente Nazionale Risi. Cioè agricoltura. Come vedete non solo non ci sbagliamo ma, secondo noi, cominciamo a farci capire. E nel farlo vorremmo che ci capissero a Palazzo Chigi, al Viminale e a Via XX Settembre, evitandoci di dover fare troppa fatica a piegare cosa intendiamo quando diciamo che tutto si tiene. E che l’agricoltura, come i servizi, ha bisogno di epurazioni

Se siamo per ora un po’ troppo oscuri, portate pazienza, perché vedrete che, post dopo post, ci faremo capire. 

Oreste Grani/Leo Rugens