“Non si costruisce la pace distruggendo l’altro da sé” – Papa Francesco

I cinesi si posizionano in primissima fila e offrono Pechino (o altra località) per discutere seriamente di pace a Gerusalemme.
Luogo geografico e politico apparentemente lontano dai confini cinesi. Ma non dagli interessi economici cinesi nel Mediterraneo che da questo casino vengono danneggiati.
Offrire ospitalità non è cosa da poco se si pensa che il Comitato Centrale del Partito Comunista (o alcuni dirigenti per lui) ogni volta che autorizza mezza parola la pesa in relazione al piano imperiale che guida la loro politica estera (e così quella classe dirigente guarda anche all’interno) almeno da quando la Nato/USA durante la guerra nel Kosovo arrivò a bombardare, si ritiene senza malizia, l’ambasciata cinese a Belgrado. Era il 6 maggio del 1999 e compivo, felice con Ariel mia, 52 anni. Un pischello pieno di speranze. In realtà il palazzo che conteneva l’ambasciata si disse che fosse stato colpito per errore volendo gli americani in realtà azzerare la TV BK che sosteneva Milosevic. La mia opinione è che i cinesi non abbiano mai dimenticato l’episodio e che di questo ricordo andrebbe sempre tenuto conto.
Difficile seguire il pensiero geopolitico cinese pertanto ma se non si prova a farlo si continuano a ritenere sufficienti quattro banalità e luoghi comuni intorno alla Via della Seta (banalità filtrate, tra gli altri, da personalità oscure alla Giancarlo Elia Valori) e a qualche business che si può sottoscrivere comprando azioni di proprietà statale e società di diritto cinese sempre ovviamente con gli auspici/controlli del Fondo sovrano dello stato cinese che mi sembra si chiami China Investment Corporation. Il tutto sempre e in modo ferreo (non li vedi ma ci sono ovunque e comunque) controllato dal vero cuore della Cina che sono il Diaochabu (e spero di scriverlo bene) e il Tewu.

Due dei tanti organismi intelligenti che vivono, studiano (in modo permanente) e, soprattutto, operano culturalmente da quelle parti. Oltre a queste due super strutture (immaginate gli organici e i fondi a disposizione) ci sono altre agenzie che hanno di fatto il compito di tenere sempre vivo il rapporto ideologico originale del comunismo tra l’esercito e il popolo per, nel segreto, fare in modo che l’esercito, pur evolvendo (avete visto durante la pandemia che razza di funzione determinante?) rimanda tutt’uno col popolo. Questo perché da quelle parti ritengono che un tale esercito (+ i servizi segreti militari quali il Chi Pao K’o, Quinbao, Guojia Anquanbu) sarà invincibile come si ritiene che debba essere un esercito sin dal 1938 quando Mao (ho scritto a ragion veduta il nome del vecchio capo rivoluzionario) in questa direzione si espresse nel ragionamento sulla “guerra prolungata”. Che, sentite a me, ancora è in essere. Con forme diverse, ovviamente, ma che non è mai stata dismessa. La Cina quindi si attiva per la pace nel Mediterraneo sotto gli occhi del mondo intero che, congelato nella sua ONU, balbetta. Quella di oggi è stessa Cina (spero che quelli che mi leggono più assiduamente colgano il nesso e la chiave interpretativa) che nell’estate del 2013 si presentò in forze al Congresso Mondiale di Filosofia che in quell’anno si teneva in Atene (lontano da Pechino quindi) proponendo per il 2018 di ospitare l’edizione successiva. Come poi accadde. La Cina non perde occasione per spostare l’asse in Asia e nel farlo non dismettere il suo progetto imperiale planetario. Che prevede, tra l’altro, che a Gerusalemme “scoppi la pace“.
Se fossi Papa (anzi, se fossi proprio Papa Francesco ma, come vi è noto, non lo sono) offrirei la Sala Nervi e obbligherei la Farnesina (Di Maio o non Di Maio) ad alzare le chiappe per mettere in moto, affiancando lo Stato Vaticano, la macchina diplomatica e organizzativa. Con o senza mascherine. Al DIS c’è l’ambasciatrice Elisabetta Belloni che saprebbe cosa fare per far interpretare all’Italia, finalmente, un ruolo intelligente.
Oreste Grani/Leo Rugens
Eh sì! È molto più chiaro, adesso, il gioco del sino-israeliano GEV
https://en.wikipedia.org/wiki/China%E2%80%93Israel_relations
Da vedere: Antonio De Martini e la sua interpretazione di ciò che sta avvenendo tra palestinesi e israeliani come rappresentazione nella quale tutti, alla fine, sono “vincitori”. Tutti, tranne le popolazioni bombardate.
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Huawei…
https://www.eastasiaforum.org/2021/01/26/drawing-the-curtain-on-china-israel-cooperation/
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Dopo molte fermate in una periferia fatta di edifici bianchi che, paradossalmente, imitano le forme dell’architettura nord-africana, il pulmino collettivo che collega Gerusalemme a Tel Aviv (percorso che si può fare in macchina in mezz’ora di autostrada) ha la sua stazione di arrivo nel quartiere cinese della “città bianca” (così chiamata per gli edifici progettati dagli ebrei tedeschi del Bauhaus sfuggiti per tempo alla persecuzione nazista).
Non riesco a non rimanere a bocca aperta quando, manifestando la mia sorpresa per quella consistente presenza cinese, la sovrintendente che si occupa del riconoscimento della “città bianca” nella lista del Patrimonio Mondiale UNESCO (una israeliana “di sinistra”), afferma con una certa indignazione: “sì, i cinesi sono la vergogna di Israele. Si tratta di immigrati privi di diritti e quindi esposti allo sfruttamento”.
Non posso trattenermi dal domandare: “Ma… e i palestinesi?”. Lei, senza esitazione, risponde: “Gli arabi israeliani sono cittadini dello Stato di Israele e godono di tutti i diritti e le tutele di uno Stato democratico”.
Non si costruisce la pace distruggendo l’altro, ma nemmeno non riconoscendone la semplice esistenza. Come se fosse invisibile. Come se soltanto la sua distruzione consentisse all’altro di uscire da questa assurda invisibilità.
In fondo, anche il muro non serve ad altro che a questo. A negare, nascondendola alla vista, la semplice esistenza sofferente dell’altro.
“Due popoli due Stati”, ormai, non è altro che uno slogan che fa comodo a molti.
Impossibile, in realtà, tracciare confini nel labirinto di insediamenti, lutti familiari, retoriche consolidate, inconfessabili connivenze.
“Due popoli un solo Stato” potrebbe essere il (difficile) percorso culturale nel lungo termine, le cui premesse andrebbero pazientemente costruite, prima che sia la demografia ad imporlo.
Ciò che le ultime sanguinose vicende hanno spezzato sul nascere (a questo sono cinicamente servite) è la possibilità che alcuni deputati del partito arabo formassero una maggioranza insieme ad israeliani. Consegnando finalmente un governante corrotto alla sua sorte.
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Ma Edward Faina Luttwak, immagino in buoni rapporti con Israele, cosa penserà del suo amicone di lunga data GEV?
EFL continua a dire che l’Italia è invasa da agenti Cinesi e che molti funzionari pubblici/parlamentari sono Lobbisti di Pechino.
Ed il Suo amicone Rosacrociato GEV cos’è?
Potrebbe magari interfacciarsi con Henry Kissinger no?
Magari fanno un bel webinar a 3, o no?
Il Triangolo (rovesciato?) no? Non l’ha ancora considerato?
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