Provammo ad avvertire il nostro ministero che “sarebbero venuti anche a nuoto”

Chi sa di me sa che spesso ho rivendicato di aver presentato al Ministero dell’Interno un progetto per fronteggiare negli anni futuri (eravamo nel lontanissimo 1997) le prevedibili ondate immigratorie provenienti dall’Africa, intitolandolo “Verranno anche a nuoto“. 

Posso giurare che il titolo della proposta programmatica fu da me scelto in chiave provocatoria per cercare di scuotere i miei interlocutori.  

Il dirigente scelto si chiamava Ansoino Andreassi (deceduto da poco), figura significativa già all’epoca e poi nel tempo prefetto capace di ricoprire non pochi ruoli di responsabilità nella sicurezza dello Stato. Se ben ricordo Andreassi (che avevo conosciuto negli anni 70 in piena caccia ai brigatisti) è stato anche al SISDE in veste di dirigente apicale durante la gestione Mario Mori e poi vice capo della Polizia. 

Il progetto lo ideammo in tre (Antonio de Martini, Jaro Novak, Oreste Grani) e lo facemmo consegnare ad Andreassi da Novak, sia in forma cartacea che in supporto elettronico. Per motivi difficili da spiegare in questa sede, de Martini ed io non potemmo presenziare alla consegna e all’illustrazione della strategia. Un giorno, quando racconterò nei dettagli come si svolse la vicenda, entrerò nel merito di queste prudenze e di come quel documento “finì al cesso“.  Comunque per tornare al merito di questo post tenete presente che oggi la previsione paradossale di quelle ore si è avverata: questa mattina infatti, migliaia di africani (dicono 5.000 !!!) sono sbarcati in Spagna, a Cauta, “arrivando a nuoto“.  

Mi fermo perché oggi avevo altro a fare che scrivere post per questo marginale e ininfluente blog. Ma a fronte di tale notizia, non sono riuscito a tenermi il prurito nelle mani e nella mente che, sovrana, non ce la fa a non ricordare con quanta passione politica e amor di Patria scelsi quel preveggente titolo e i contenuti del progetto strategico nato al solo fine di anticipare problematiche e conseguenze di una colpevole indifferenza verso le popolazioni africane. Che non avrebbero potuto, un giorno, non arrivare anche a nuoto.

Oreste Grani/Leo Rugens certo di fare cosa gradita a Tonino de Martini (quello che è nostro è nostro anche se – spesso – ci è piaciuto servire tacendo) e, perfino a quello stronzo (ormai mi dicono che non è reato) di Jaro Novak.


PRIMA O POI SCOPRIRÒ CHI FOSSERO QUEGLI INETTI CHE BOCCIARONO IL MIO PROGETTO PREVEGGENTE “VERRANNO ANCHE A NUOTO”

Continuano a morire migliaia di disperati che prendono il mare! Donne, con i loro bambini, per primi. Una donna decapitata ieri da una gomena in trazione tra una barca e l’altra, fa un po’ più notizia. Poi, come i bambini spiaggiati, tutto verrà dimenticato. Continuo a chiedere il nome di chi nel nostro Ministero dell’Interno, nell’UCIGOS dell’epoca (1998), cestinò il progetto che presentammo, a sei mani, Antonio De MartiniJaro Novak e il sottoscritto, intitolato “Verranno anche a nuoto“. E non parlavamo di campioni natatori ma di disperati che era scontato sarebbero stati spinti dalle varie degenerazioni belliche (tutte previste e prevedibili) a venire in Europa, appunto, anche a nuoto. A firma di Ansoino Andreassi arrivò, con le sue scuse, il diniego ministeriale dal momento che l’Intelligence (che intelligentoni!) non riteneva utile investire, in quel settore, i budget ma farne altro uso. Chissà quale fosse questo uso non è dato di sapere.  Come altre cose che mi rimangono incomprensibili, fin che vivo, in questo marginale e ininfluente blog, chiederò di sapere il nome di quei geni (in realtà delle seghe) che decisero che le priorità erano altre. Sperando che quei dirigenti non siano morti per poter, anche da pensionati, trovarli e sputargli in faccia.

Berlu e ghedda

Ancora oggi, comunque, dai tempi (gennaio 1972) in cui i nostri servizi andarono in Libia guidati dal Generale Roberto Jucci per stipulare un accordo che prevedeva il solito contratto con l’ENI, per i soliti 50 milioni di barili del solito petrolio, dando in cambio il solito carico d’armi di produzione italiana su licenza americana per un valore di 25,5 miliardi di vecchie lire, non mi sembra che qualcuno capisca qualcosa di cosa stia accadendo. Tanto è vero che difficilmente si potrebbe trovare traccia, al Viminale, sia pur recente, di allerta per questi ultimi 15.000 sbarcati. Forse l’allerta è stato tanto “segretissimo” che nessuno ne ha saputo nulla. Nel 1972, comunque, fu Aldo Moro a dare un senso politico a quelle attività mercantili. E senza Moro ucciso opportunamente nulla ha più avuto un senso. Gli americani acconsentirono agli accordi italo-libici in cambio dell’acquisto, da parte italiana, di armi americane per un valore di 45 miliardi di lire e, soprattutto della concessione per l’utilizzo di Lampedusa e della Maddalena come basi militari. Si chiamano i guadagni di Maria Calzetta. Da allora quante onde e quante ondate immigratorie! Basterebbe andare a guardare un po’ di carte per capire chi si è arricchito in quegli anni a spese di tutti voi e dei poveri disperati che necessariamente ormai “vengono anche a nuoto”. Speravamo che il cittadino parlamentare Angelo Tofalo che nel M5S ha chiamato a se il delicatissimo settore dell’Intelligence, avesse palle e intelligenza sufficiente per andare a documentarsi sul passato e così facendo provare a fare proposte che abbiano un senso invece di accontentarsi di cosa gli fanno ovattatamente apprendere nei master organizzati a Link Campus!

Cravatta

Per vero cambiamento intendiamo pervadere di una ragionata Strategia di Sicurezza Nazionale il Paese e soprattutto le Istituzioni oggi preposte a provare a dare alla dirigenza politica occhi, orecchie, bocca, cervello per non dover continuare a procedere alla cieca. Come ancora oggi si fa. O provatemi cortesemente a smentirmi.

Oreste Grani/Leo Rugens che per riavere copia di quel progetto respinto è pronto a qualunque compromesso. Anche con Jaro Novak avendo accertato che Antonio De martini non ne ha copia e la mia è andata “smarrita” in un trasloco.


 

UNO STRANO TRIO, LUSTRI ADDIETRO, AVEVA PRE-VISTO CHE “SAREBBERO VENUTI ANCHE A NUOTO”. COME AL SOLITO, NON TEMO SMENTITE

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Oltre sedici anni addietro scrivevo una “cosa” che veniva consegnata al Ministero dell’Interno (Ucigos) nella persona del dottor Ansoino Andreassi, intitolata “Verranno anche a nuoto”. La scrivemmo a sei mani: due erano le mie, due di Antonio De Martini (quello del Il Corriere della Collera) e le altre di tale Jaro Novak. Chissà se qualcuno è in grado di rintracciare il progettino (io in questo caso non ho copia del fascicolo in quanto fu asportato elettronicamente da Novak dal computer che lo conteneva e che era istallato a Roma a Via del Leone 13) che l’Intelligence “intelligentissima” considerò, pur apprezzandone la qualità, non di priorità strategica. Avete letto bene: non di priorità strategica. Chiedevamo allo Stato 600 milioni di vecchie lire, per sviluppare il progetto e finanziare le iniziative (anche in Internet!) necessarie a capire le dinamiche in essere e quelle ipotizzabili e così arginare/gestire un fenomeno che sarebbe, secondo noi, divenuto, insostenibile.

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All’epoca, 600 milioni di vecchie lire, erano poca cosa. Oggi sono quanto costa, al giorno (300.000 euro), la non gestione del problema delle ondate immigratorie.

Quando sento ancora (lustri dopo) trattare, con i piedi, queste problematiche complesse (l’andare e il venire delle genti!), desidero solo scomparire sperando nell’aldilà di poter fare i conti con tante teste di cazzo che hanno fatto scempio del mio Paese e di milioni di poveri esseri già sofferenti per conto loro. Forse, come al solito, potrebbe essere che mi stia inventando tutto e che questa storia del progettino sia una grave millanteria. “Verranno anche a nuoto” era in realtà uno straordinario e preveggente progetto strategico, colto e saggio, come poche volte mi è stato dato poi nella vita di vedere qualcosa. Si potrebbe chiedere al più attendibile di me, Tonino De Martini, se farnetico o meno.

Viceversa si tratterebbe solo di spiegare la ratio dello strano trio: Novak, De Martini, Grani. Ma questa, come spesso si dice quando non si vuole entrare nel merito di qualcosa, è un’altra storia. Ed è proprio così.

Valentina Murelli, una firma del mensile Scienze, edizione italiana di Scientific American, nel novembre del 2008 (dieci anni dopo che ci respinsero la nostra “cosa” non considerandola prioritaria), scriveva: “Per un governo, riuscire a sapere quanti emigranti stanno per arrivare sul proprio territorio (e da quali paesi d’origine) sarebbe di straordinaria utilità, perché consentirebbe di progettare adeguate politiche di accoglienza e di produrre stime accurate delle necessità locali in termini di offerta di lavoro e di servizi sanitari o scolastici. Prevedere le dinamiche migratorie internazionali, però, è difficile. O, almeno, lo era fino a ieri, perché ora disponiamo di uno strumento in più: un modello matematico che permette di predire spostamenti di popolazioni da una regione d’origine a una di destinazione. Il modello è stato messo a punto dal gruppo di ricerca di Joel Cohen alla Rockefeller University, in collaborazione con il dipartimento degli affari economici e sociali delle Nazioni Unite“.

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La differenza che noi ci chiamavamo De Martini/Grani e non Coen e, soprattutto, che chi dirigeva il nostro carrozzone non aveva fatto certamente gli studi adeguati a capire cosa stavamo suggerendo.

In queste condizioni di memoria, mi riesce ormai difficile accendere la televisione e sentire la Santanché che ci/mi vuole spiegare cosa si deve fare per affrontare la complessità di persone che “stanno venendo anche a nuoto”. Solo che la signora, a forza di dire cazzate, è diventata milionaria e molta gente onesta e intelligente, sempre più povera.

Oreste Grani/Leo Rugens che mai come per questo post aspetta smentite, soprattutto dal Prefetto Andreassi, ormai super pensionato di Stato.


TANTI ANNI FA (ALMENO 16) TENTAMMO DI FAR RAGIONARE IL NOSTRO MINISTERO DELL’INTERNO SUL FATTO CHE “GLI AFRICANI SAREBBERO VENUTI ANCHE A NUOTO”. INUTILMENTE!

20 agosto 2014

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La malattia da virus Ebola (MVE) è un’infezione altamente trasmissibile per contatto diretto con sangue o altri fluidi corporei di persone o animali infetti, deceduti o viventi o (questo vi deve far riflettere) per contatto con oggetti contaminati da fluidi corporei infetti. Animali ed oggetti quindi! Difficile da tenere sotto controllo una “bestia” di questa natura, così duttile e “scaltra” nella sua  capacità di riprodursi. Casi in cui ci sia stata la trasmissione per via aerea non è stata documentata. Cioè, non è esclusa, dico io, assumendomene la responsabilità “allarmistica”. Casi di malattia da Virus Ebola sono confermati ormai a centinaia e crescono in numero esponenziale in gran parte (Guinea, Liberia, Nigeria, Sierra Leone) dell’Africa Occidentale. I sintomi, se ancora non lo sapeste, sono: febbre, debolezza, mal di gola, dolori muscolari diffusi, vomito diarrea, eruzione cutanea e sanguinamento. Non esiste un vaccino, dichiara la Direzione Generale della Prevenzione del Ministero della salute. Finalmente però, negli valichi di frontiera italiani compaiono le prime indicazioni di comportamento per la profilassi, per chi si reca e per chi proviene da quelle regioni. Nei giorni scorsi ci siamo permessi di evidenziare le complessità insite in un’ipotesi pandemica denominata Ebola e lo strano intreccio affaristico che da troppo tempo si genera intorno a questo tipo di infezioni.

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Certamente le condizioni di vita di milioni di esseri umani nati in Africa devono divenire preoccupazione prioritaria in un mondo sempre più interconnesso e solo il rispetto dei diritti di tutti consentirà di prevenire tanto orrore. Le guerre senza via d’uscita se non lo sterminio del nemico; l’assenza di qualunque condizione igienica di base; la scarsezza dell’acqua; la sotto nutrizione per la maggioranza degli abitanti; l’uso sistematico dello stupro durante le fasi che seguono l’azione militare e la conquista di territori sono i migliori alleati del “mostro” Ebola. La pandemia si è radicata in una realtà dove l’aumento della popolazione nonostante le stragi belliche continue e le condizioni igieniche che abbiamo accennato, di sostanzia, negli ultimi trent’anni, in variazioni, per Lagos del 1311%; per Luanda del 400%; per Kinshasa del 269%; Kartoum del 900%; Il Cairo dove Ebola non è ancora ufficialmente arrivato ha una crescita del 145%. Sempre negli ultimi 30 anni. Lagos nel 1950 ospitava (si fa per dire!) 288.000 abitanti: oggi, si ritiene(!) che ci vivano 20 milioni di esseri umani. L’Africa è costellata da luoghi di aggregazione di fatto costituiti da assembramenti di casupole costruite con materiali di recupero, lamiere ondulate, cartone, legno, ferro, taniche di plastica. La costante di questi luoghi è l’assenza di acqua corrente.

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Un’era fa, nel documento conclusivo del G8 dell’Aquila (ricordate quella “cosa politica internazionale” fatta, in Italia, in pieno berlusconismo, dopo il terremoto?), i Capi di governo partecipanti individuarono l’Africa come il continente maggiormente carente d’interventi immediati e stabilirono di…”rispettare e consolidare gli impegni assunti nel 2005 al vertice di Gleneagles”. Tali impegni consistevano nel raddoppiare gli aiuti all’Africa, rafforzare la lotta contro l’AIDS e intraprendere iniziative per rendere più solide le istituzioni africane sul piano politico e finanziario, per alleviare l’impatto della crisi economica globale che ovviamente colpisce per prime e maggiormente le fasce più povere della popolazione mondiale con il rischio di compromettere il lavoro fatto nel campo della salute e della lotta alla fame e alla povertà. La tela di Penelope, per capirsi.

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A termine dell’incontro (storico!), i paesi del G8 e i Paesi africani approvarono un testo comune denominato “G8-Africa” sul tema dell’acqua, in cui si affermava la determinazione a costruire una partnership più forte per migliorare l’accesso all’acqua e ai servizi igienici di base, per sostenere e favorire la buona governance e contrastare i fenomeni di corruzione nei Paesi Africani. Come stia andando da quelle parti è sotto gli occhi e le orecchie di tutti a prescindere dalla disinformazione/informazione che regna regina. Cito solo i 60 miliardi di dollari che in quella occasione furono dichiarati per combattere le pandemie. Cosa è Ebola se non una pandemia? Cosa è l’acqua per tutti se non la profilassi base per contrastare l’Ebola? Scrive il giovane autore Uzodinma Iweala: “Caro Occidente smetti di salvare l’Africa. L’Africa non vuole essere salvata. Vuole un vero e proprio partenariato”. Dopo il vertice (storico!) dell’Aquila, ad esempio, il Governo italiano (scusate il lapsus, volevo dire, i tre/quattro governi italiani con i tre /quattro ministri degli esteri) che cosa ha realmente fatto se non andare per mare a “raccattare” disperati che non possono non provare a sfuggire alla morte o ad una vita miserevole? Manca qualunque “piano strategico” oppure, ce lo mostrassero. Nessuno si permette di dire che le nostre forze armate/dell’ordine non stiano facendo il loro dovere. È il contrario.

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Diciamo solo che tutto quanto si sta facendo serve a poco o a nulla se, come ci permettemmo di documentare, oltre 16 anni addietro, affermando, tra l’altro, “verranno anche a nuoto“, non si agisce con capacità di visione strategica e sinergica. A mettere pezze o a far girare soldi utili solo “a fare soldi” non si risolverà nulla se non aumentare la pressione di milioni di esseri umani disperati. Nessuno volle spendere “soldi intelligenti” all’ora: l’intera cifra richiesta all’Ugigos (vero, dott. Ansoino Andreassi?) per mettere a punto la strategia “preventiva” era poco meno (600 milioni di vecchie lire!) di quanto (trecentomila euro!) oggi – al giorno – si spende per tenere in mare le nostre unità operative. Quella scelta miope, “tirchia”, folle e autolesionista la stiamo ancora pagando e questo ve lo dice chi con J.N., Antonio de Martini, fu l’estensore del piano “apprezzato ma rifiutato” dal nostro Ministero dell’Interno. Tanto per raccontarvi “un’altra balla sentita riferire al bar”, e non un episodio di vita vissuta.

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Oreste Grani/Leo Rugens


“E IL MARE CONSENTÌ AD OGNI UOMO UNA NUOVA OCCASIONE.” CRISTOFORO COLOMBO

2 gennaio 2015

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“E il mare consentì ad ogni uomo una nuova occasione.” Cristoforo Colombo

Vero per tutti, tranne per quelli che si affidano agli “scafisti egiziani” che li dovrebbero portare, per tanti soldi, almeno vivi e vegeti in Italia.

Si dice che uno di questi scafisti egiziani sia stato identificato quale capo indiscusso di questo traffico disgustoso ma che ancora nessuno dell’AISE, ad esempio, abbia ipotizzato di eliminarlo, recandosi in Egitto dove, è appurato, il “mostro” vive, “ricco e spietato”.

Quella che implicitamente auspico, si chiama “azione bagnata” e sarebbe vietata dalla legge ma, per uno che fa buttare a mare donne incinte e bambini, quando sente in pericolo il suo business, ci sembra doveroso e meritorio violare le consegne. Finalmente sarebbe una azione (da encomio!) che suonerebbe realmente un primo passo per riconquistarci rispetto in questo bacino mediterraneo dove tutti ci hanno fatto di tutto ed abbiamo sempre offerto le terga. Dal momento che non siamo riusciti, negli ultimi 15 anni, da quando, cioè, il sottoscritto (in accordo con A. de M. e J. N.) propose (fummo inascoltati sia pur lodati per come era stata prefigurata l’iniziativa che oggi verrebbe classificata “preveggente e poco dispendiosa”), ad Ansoino Andreassi (Ministero dell’Interno) un piano per il contrasto “intelligente” a quanto non poteva non accadere e che inevitabilmente è accaduto, almeno togliamoci qualche soddisfazione e facciamo capire che non siamo più disponibili a farci trattare in questo modulo. Sotto-titolammo il progetto “Dietro la siepe“,”verranno anche a nuoto!“. Non realizzando ciò che all’epoca si poteva facilmente impostare (nell’assoluto rispetto dei diritti umani e facendo assumere all’Italia un ruolo di esempio in questa materia così complessa e drammatica) e incapaci di gestire (se non andando per mare a raccogliere disperati) la complessità implicita nella frase attribuita a Cristoforo Colombo (“e il mare consentì ad ogni uomo una nuova occasione”) forse, sarebbe più facile, andare – silenziosamente – ad eliminare questo mostro e, via internet (gli scafisti usano la rete – oltre che il passaparola – per rendere facili i loro traffici), a cose fatte, far sapere che abbiamo trovato la soluzione, non alle ondate immigratorie (quelle come diceva il Grande Navigatore è un diritto naturale che non si può negare a nessuno) ma per fare giustizia di chi ritiene di potersi fare ricco sulla pelle dei disperati e a spese delle nostre già esigue risorse. Ci sarebbe un po di ipocrita casino e, poi, ne usciremmo, come intelligence e, quindi, come Paese, rafforzati. Potrebbe essere la fine di quella fase, geo politica, in cui, in troppi Servizi internazionali, si sono potuti permettere di etichettarci e trattarci come “scolaretti litigiosi” (al nostro interno) e incapaci di agire con fermezza nei confronti di chi ritiene a sempre più possibile costringerci a rinunciare ad una nostra sovranità nazionale.

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Ritengo di non essere in cattiva compagnia al riguardo e spero di non sembrarvi eccessivamente spregiudicato nei confronti del Pontefice.

Papa Bergoglio, sulla questione dei mercanti di esseri umani che vanno – silenziosamente – eliminati, ritengo che la pensi come me. O, comunque, mi piace pensarLo in accordo, da vecchio soldato gesuita quale certamente ancora è, che, ad imbracciare il fucile, qualche volta, non si faccia peccato mortale. Così, mi risulta che, per secoli e in giro per il Mondo, i gesuiti abbiano agito. Anche perché, nel credo cattolico, c’è la santissima opportunità della confessione. Fate uno sforzo e, chi di dovere, vada ad accoppare quella carogna egiziana.

Quello di cui parlo e a cui faccio riferimento con questo post, altamente provocatorio, è un gioco che non può essere vinto, come sanno i maestri della materia, ma solo “giocato”. È il Grande gioco della Vita e dell’agire “intelligente”. Ma se uno si astiene sempre, non sta giocando al “Grande Gioco” ma, più semplicemente, solo “guardando giocare gli altri”.

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Su, “uomini ombra”, andate a prenderla questa carogna e fatela “bagnare” come lui, assassino spietato, ritiene suo diritto fare con migliaia di esseri umani. A spese dell’Italia e del diritto delle genti ad una vita migliore.

Oreste Grani/Leo Rugens