C’è un tempo per ogni cosa. Per ora mi mordo le dita e mi astengo

Quando nessuno osava fiatare sull’operato di Alberto Manenti (l’aggressività “senza rischio” è lo sport dei nostri connazionali che li spinge ad essere servi con i potenti e muta accanita alle calcagna quando uno “va in pensione” e lo si ritiene disarmato), questo marginale e ininfluente blog, diceva la sua, in libertà ma, se ben ricordo, in assoluta solitudine. Quel mio dire (per anni e senza peli sulla lingua) mi ha portato perfino allo scontro legale con l’uomo al vertice dell’AISE. Allo scontro e alla conoscenza personale.
Direi che mi potrei pertanto permettere di dire la mia su Manenti e su quanto può aver fatto o meno da quando ha lasciato l’amministrazione. Potrei perfino, sentite a me, permettermi di esprimere opinione su quanto leggo, consapevole che nessuno che sia cresciuto nell’ambiente (e Manenti non ha fatto altro nella vita professionale) può realmente uscire dalla scena dove si gioca il Grande Gioco. Non sono ancora i tempi (ritengo infatti c’è ci sia in corso qualcosa di complesso e molto forte dietro gli articoli che escono in queste ore) per aggiungere elementi di riflessione (inadeguato come sono potrei perfino aumentare la confusione) alla materia delicatissima rappresentata da ciò che accade in Medio Oriente (un primo esempio sono, a leggere Il Domani, l’attivismo in Qatar, negli Emirati Arabi e presso altri snodi geopolitici) interpretato in relazione alla questione della strategia che i fratelli musulmani stanno elaborando per realizzare quella conquista dell’Occidente perseguita da secoli.
Ritengo doveroso lasciare nel web una prima sommessa opinione: saper estrarre dalla realtà ciò che c’è ma non si vede, nel caso “The Marco Polo Council/Minniti/Bellodi/Manenti/Profumo/Leonardo“, è estremamente impegnativo e provare a farlo mentre il frastuono dei titoli sparati a più colonne “disturba l’ascolto“, sarebbe da dilettanti. I rombo delle cannonate (direi che raramente si è sparato con questi calibri e con tanta intensità) si deve prima attenuare/spegnere o la materia che è sotto intesa (la sicurezza dell’Occidente e quella, nel suo piccolo, della nostra Italia) non avrà giovamento. Come spesso è accaduto in passato.
Perché di questo si tratta. I bonifici e il denaro pubblico sono altro.
Oreste Grani/Leo Rugens

P.S.
Marginale eccezione al silenzio che mi sono autoimposto.
Come vede, gentile Leonardo Bellodi, il problema nella vita, eventualmente, non è il confronto chiaro e di facile lettura con un tipo bizzarro (e poverissimo) come Grani, ma prestare ascolto ai detrattori dello stesso quando lo descrivono come un uomo pericoloso e da non frequentare.
I pericoli reputazionali (e mi sembra che lei ne stia correndo alcuni) non vengono mai dai cittadini appassionati al benessere della collettività, categoria di stupidi a cui mi iscrivo, ma sempre dagli uomini che tramano nell’ombra per farsi i cazzi propri. Come, tra altri, Umberto Saccone. Il mio detrattore presso di lei.