Il senatore Mario Giarrusso e i suoi opportuni “preveggenti” quesiti

   

Ho cominciato a dire la mia sull’attività eversiva di alcuni esponenti della Polizia Carceraria nel carcere di Santa Maria Capua Vetere il 30 giugno 2021. Oggi proseguo riportando le posizioni assunte, in pieno fenomeno pandemico (era il 28 maggio 2020) dal sen. Mario Giarrusso, politico ex M5S che i lettori di questo blog sanno non solo ho conosciuto bene frequentandolo a lungo ma che, nel farlo, ero arrivato a ritenere persona onesta e meritoria, promotore certamente di alcuni meccanismi tecnico-giuridici (a cominciare dal 416-ter) che certamente non non non andavano “a favore” delle mafie. Cioè lo stimavo e mi ero cominciato ad affezionare. Lui di me, viceversa, deve aver pensato altro se dopo un post in cui mi chiedevo come mai fosse possibile (ancora me lo chiedo) che le istituzioni dovessero elargire a Bruno Contrada (quello) una maxi cifra risarcitoria (670mila euro, L’INGIUSTA DETENZIONE DI BRUNO CONTRADA) e nessuno delle autorità competenti che si aggirano attorno al vasto mondo della Giustizia, sentisse il dovere di dare ai cittadini risposte di facile lettura, mi riservò una letteraccia (che ovviamente conservo) e prese le distanze da uno (il vostro Leo) che il senatore riteneva indulgente (se non altro) dal reo Contrada. Mario Giarrusso stava prendendo fischi per fiaschi ma le parole che intercorsero ci divisero. Ed io ancora ne sono dispiaciuto. Non so lui se, come mi dicono amici comuni che tentarono di mettere pace, fu irremovibile nel non volermi chiedere scusa.

Comunque, abituato come sono a non privatizzare le cose della Repubblica, oggi riporto alcuni articoli che riguardano i dubbi che Giarrusso opportunamente aveva (e penso abbia) sul personale che governava via Arenula e che spadroneggiava nei settori delicatissimi della P.A. attinenti la Giustizia. In particolare modo il senatore era polemico non solo con il dominus Bonafede (che compagno di MoVimento conosceva molto bene) ma con figure come Palamara, Basentini, Romano e Petralia. Parole durissime che non lasciavano adito a dubbi ieri e speriamo anche domani. Così come speriamo che la vergognosa pagina (e non solo quello che abbiamo visto) attinente gli illeciti perpetuati dai dipendenti dello Stato serva almeno a questo: girare pagina, dopo però averla letta, epurando la P.A. da teppisti (come definirli diversamente) mal reclutati, pessimamente selezionati, del tutto non formati all’alto compito che viceversa gli aspetterebbe. 

La mafia, e questo dovrebbe ancora unirmi al sen. Giarrusso, non si può in alcun modo combattere senza che il fenomeno venga posto con la dovuta serietà in agenda e certamente non non non facendosi violenti mafiosi. 

Oreste Grani/Leo Rugens