Un 4 luglio per fortuna senza Donald Trump insediato alla Casa Bianca 

In quattro abbiamo dato vita a Leo Rugens: Ariela Parracciani, Daniela Lisi, Alberto Massari e il vostro Oreste Grani. Cosa pensino i maschi degli USA e della Dichiarazione di Indipendenza resa pubblica il 4 luglio 1776 lo si deduce facilmente dalla lettura di quanto scritto in dieci anni di sfida (vincente) al quel mare tempestoso che è il web. Le signore possono, se interessate, dire la loro. Parracciani, in verità, ha curato, in questo blog, per un certo tempo il tema selezionando interventi dell’intellettuale americano Noam Chomsky e ricordandoveli. E nel farlo ha implicitamente evidenziato, ritengo condividendole, alcune critiche al potere dei media che il Chomsky ha elaborato nel tempo. La Lisi, oggi felice madre di due bei ragazzi, è libera di scrivere ciò che volesse e farmelo pervenire. 

A nome di Massari (e della sua amichetta Dionisia), di Parracciani e mio, oggi, nuovamente (siamo ancora vivi) “4 luglio”, riproponiamo due post a suo tempo dedicati a questa giornata di festa e nel farlo torniamo a pubblicare la Dichiarazione di Indipendenza. Che ancora ci piace rileggere e condividere. 

La redazione tutta.


FOURTH OF JULY 1776

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In Congresso, 4 luglio 1776

Quando nel corso di eventi umani, sorge la necessità che un popolo sciolga i legami politici che lo hanno stretto a un altro popolo e assuma tra le potenze della terra lo stato di potenza separata e uguale a cui le Leggi della Natura e del Dio della Natura gli danno diritto, un conveniente riguardo alle opinioni dell’umanità richiede che quel popolo dichiari le ragioni per cui è costretto alla secessione.

Noi riteniamo che sono per se stesse evidenti queste verità: che tutti gli uomini sono creati eguali; che essi sono dal Creatore dotati di certi inalienabili diritti, che tra questi diritti sono la Vita, la Libertà, e il perseguimento della Felicità; che per garantire questi diritti sono istituiti tra gli uomini governi che derivano i loro giusti poteri dal consenso dei governati; che ogni qualvolta una qualsiasi forma di governo tende a negare questi fini, il popolo ha diritto di mutarla o abolirla e di istituire un nuovo governo fondato su tali principi e di organizzarne i poteri nella forma che sembri al popolo meglio atta a procurare la sua Sicurezza e la sua Felicità.

Certamente, prudenza vorrà che i governi di antica data non siano cambiati per ragioni futili e peregrine; e in conseguenza l’esperienza di sempre ha dimostrato che gli uomini sono disposti a sopportare gli effetti d’un malgoverno finché siano sopportabili, piuttosto che farsi giustizia abolendo le forme cui sono abituati. Ma quando una lunga serie di abusi e di malversazioni, volti invariabilmente a perseguire lo stesso obiettivo, rivela il disegno di ridurre gli uomini all’assolutismo, allora è loro diritto, è loro dovere rovesciare un siffatto governo e provvedere nuove garanzie alla loro sicurezza per l’avvenire. Tale è stata la paziente sopportazione delle Colonie e tale è ora la necessità che le costringe a mutare quello che è stato finora il loro ordinamento di governo. Quella dell’attuale re di Gran Bretagna è storia di ripetuti torti e usurpazioni, tutti diretti a fondare un’assoluta tirannia su questi Stati. Per dimostrarlo ecco i fatti che si sottopongono all’esame di tutti gli uomini imparziali e in buona fede.

1) Egli ha rifiutato di approvare leggi sanissime e necessarie al pubblico bene.

2) Egli ha proibito ai suoi governatori di approvare leggi di immediata e urgente importanza, se non a condizione di sospenderne l’esecuzione finché non si ottenesse l’assentimento di lui, mentre egli trascurava del tutto di prenderle in considerazione.

3) Egli ha rifiutato di approvare altre leggi per la sistemazione di vaste zone popolate, a meno che quei coloni rinunciassero al diritto di essere rappresentati nell’assemblea legislativa – diritto di inestimabile valore per essi e temibile solo da un tiranno.

4) Egli ha convocato assemblee legislative in luoghi insoliti, incomodi e lontani dalla sede dei loro archivi, al solo scopo di indurre i coloni, affaticandoli, a consentire in provvedimenti da lui proposti.

5) Egli ha ripetutamente disciolte assemblee legislative solo perché si opponevano con maschia decisione alle sue usurpazioni dei diritti del popolo.

6) Dopo lo scioglimento di quelle assemblee si è opposto all’elezione di altre: ragion per cui il Potere legislativo, che non può essere soppresso, è ritornato, per poter funzionare, al popolo nella sua collettività, – mentre lo Stato è rimasto esposto a tutti i pericoli di invasioni dall’esterno, e di agitazioni all’interno.

7) Egli ha tentato di impedire il popolamento di questi Stati, opponendosi a tal fine alle leggi di naturalizzazione di forestieri rifiutando di approvarne altre che incoraggiassero la immigrazione, e ostacolando le condizioni per nuovi acquisti di terre.

8) Egli ha fatto ostruzionismo all’amministrazione della giustizia rifiutando l’assentimento a leggi intese a rinsaldare il potere giudiziario.

9) Egli ha reso i giudici dipendenti solo dal suo arbitrio per il conseguimento e la conservazione della carica, e per l’ammontare e il pagamento degli stipendi.

10) Egli ha istituito una quantità di uffici nuovi, e mandato qui sciami di impiegati per vessare il popolo e divorarne gli averi.

11) Egli ha mantenuto tra noi, in tempo di pace, eserciti stanziali senza il consenso dell’autorità legislativa.

12) Egli ha cercato di rendere il potere militare indipendente dal potere civile, e a questo superiore.

13) Egli si è accordato con altri per assoggettarci a una giurisdizione aliena dalla nostra costituzione e non riconosciuta dalle nostre leggi, dando il suo assentimento alle loro pretese disposizioni legislative miranti:

a) acquartierare tra noi grandi corpi di truppe armate;

b) proteggerle, con processi da burla, dalle pene in cui incorressero per assassinii commessi contro gli abitanti di questi Stati;

c) interrompere il nostro commercio con tutte le parti del mondo;

d) imporci tasse senza il nostro consenso;

e) privarci in molti casi dei benefici del processo per mezzo di giuria;

f) trasportarci oltremare per esser processati per pretesi crimini;

g) abolire il libero ordinamento di leggi inglesi in una provincia attigua, istituendovi un governo arbitrario, ed estendendone i confini sì da farne nello stesso tempo un esempio e un adatto strumento per introdurre in queste Colonie lo stesso governo assoluto;

h) sopprimere le nostre carte statutarie, abolire le nostre validissime leggi, e mutare dalle fondamenta le forme dei nostri governi;

i) sospendere i nostri corpi legislativi, e proclamarsi investito del potere di legiferare per noi in ogni e qualsiasi caso.

14) Egli ha abdicato al suo governo qui, dichiarandoci privati della sua protezione e facendo guerra contro di noi.

15) Egli ha predato sui nostri mari, ha devastato le nostre coste, ha incendiato le nostre città, ha distrutto le vite del nostro popolo.

16) Egli sta trasportando, in questo stesso momento, vasti eserciti di mercenari stranieri per completare l’opera di morte, di desolazione e di tirannia già iniziata con particolari casi di crudeltà e di perfidia che non trovano eguali nelle più barbare età, e sono del tutto indegni del capo di una nazione civile.

17) Egli ha costretto i nostri concittadini fatti prigionieri in alto mare a portare le armi contro il loro paese, a diventare carnefici dei loro amici e confratelli, o a cadere uccisi per mano di questi.

18) Egli ha incitato i nostri alla rivolta civile, e ha tentato di istigare contro gli abitanti delle nostre zone di frontiera i crudeli selvaggi indiani la cui ben nota norma di guerra è la distruzione indiscriminata di tutti gli avversari, di ogni età, sesso e condizione.

A ogni momento mentre durava questa apprensione noi abbiamo chiesto, nei termini più umili, che fossero riparati i torti fattici; alle nostre ripetute petizioni non si è risposto se non con rinnovate ingiustizie. Un principe, il cui carattere si distingue così per tutte quelle azioni con cui si può definire un tiranno, non è adatto a governare un popolo libero.

E d’altra parte non abbiamo mancato di riguardo ai nostri fratelli britannici. Di tanto in tanto li abbiamo avvisati dei tentativi fatti dal loro parlamento di estendere su di noi una illegale giurisdizione. Abbiamo ricordato ad essi le circostanze della nostra emigrazione e del nostro stanziamento in queste terre. Abbiamo fatto appello al loro innato senso di giustizia e alla loro magnanimità, e li abbiamo scongiurati per i legami dei nostri comuni parenti di sconfessare queste usurpazioni che inevitabilmente avrebbero interrotto i nostri legami e i nostri rapporti.

Anch’essi sono stati sordi alla voce della giustizia, alla voce del sangue comune. Noi dobbiamo, perciò, rassegnarci alla necessità che denuncia la nostra separazione, e dobbiamo considerarli, come consideriamo gli altri uomini, nemici in guerra, amici in pace.

Noi pertanto, Rappresentanti degli Stati Uniti d’America, riuniti in Congresso generale, appellandoci al Supremo Giudice dell’Universo per la rettitudine delle nostre intenzioni, nel nome e per l’autorità del buon popolo di queste Colonie, solennemente rendiamo di pubblica ragione e dichiariamo: che queste Colonie Unite sono, e per diritto devono essere, stati liberi e indipendenti; che esse sono sciolte da ogni sudditanza alla Corona britannica, e che ogni legame politico tra esse e lo Stato di Gran Bretagna è, e deve essere, del tutto sciolto; e che, come Stati liberi e indipendenti, essi hanno pieno potere di far guerra, concludere pace, contrarre alleanze, stabilire commercio e compilare tutti gli altri atti e le cose che gli stati indipendenti possono a buon diritto fare. E in appoggio a questa dichiarazione, con salda fede nella protezione della Divina Provvidenza, reciprocamente impegniamo le nostre vite, i nostri beni e il nostro sacro onore.

John Hancock

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Gli Stati Uniti d’America sono un unicum antropologico sulla Terra grazie al mescolamento di popoli e di lingue che li ha fatti diventare la prima potenza del mondo.

Milioni di donne e uomini sono giunti via nave da ogni angolo del pianeta in quella che è stata una delle più imponenti migrazioni della storia, migrazione che non conosce sosta da secoli. Milioni di italiani, o di europei, sono sbarcati su un’isoletta chiamata Ellis Island, lasciandosi alle spalle un mondo vecchio dilaniato dalla povertà, dalle guerre, dalle persecuzioni religiose, dall’intolleranza.

A bordo di navi che dalla vela sono passate al vapore fino al motore a scoppio, genti di tutte le lingue hanno attraversato i sette mari o i confini aridi del Messico, fa lo stesso, alla ricerca di un luogo sicuro, di una casa, di una terra da coltivare, di un paese in cui poter esprimere il proprio credo, esercitare la propria arte. Non possiamo certo dimenticare che altri milioni di individui il cui nome si è perduto, cancellato dalle catene, è sbarcato senza libertà e senza libertà è morto; anche questa fu una follia perpetrata da noi europei con la complicità di classi politiche africane miopi e senza strategia.

Liberi e schiavi alla fine si unirono, senza peraltro riuscire a colmare l’abisso che ancora oggi li divide, gestendo una complessità mai vista nella storia ma rendendo il paese ancora più forte, più colto, più differente.

Oggi gli Stati Uniti d’America hanno stretto le maglie dell’immigrazione, sebbene Obama abbia dato la cittadinanza a oltre 15 milioni di immigrati (ne mancano 85 di milioni per arrivare ai 100 che Rampini qualche anno fa dichiarava essere l’obiettivo di una segreta strategia demografica), mentre l’Europa, la Francia, la Germania o la nostra Italia si esprimono attraverso figure politiche o istituzionali di nessun spessore, lasciando a trafficanti di ogni genere la gestione dell’immigrazione dall’Africa centrale, via deserto libico e via Mediterraneo, di centinaia di migliaia, potenziali milioni, di donne e di uomini.

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L’Europa ha tanti problemi e la capacità di generare il massimo orrore che l’umanità abbia conosciuto (sempre europei furono gli sterminatori dei nativi americani) sicché non è lungo le malariche sponde di fiumi africani, oggi inquinati dal petrolio che vanno cercare le ragioni dell’insicurezza di cui prezzolati giornalisti opinionisti o politici da due soldi starnazzano da anni e che toglie il sonno a milioni di europei, bensì nel cuore di tenebra che batte un po’ ovunque nelle cancellerie, nei parlamenti, nelle corti, nelle company, nei paradisi fiscali d’Europa in molti di noi.

Senza un sogno capace di scuoterci da tanto torpore sarà impossibile liberarci a nostra volta dalle catene che imprigionano l’anima e che ci rendono così umani da non provare alcuna pietà per chi affoga di fronte alle spiagge sulle quali prendiamo il sole.

Caro figlio, tante volte ti ho invitato a riflettere sulle difficoltà che i tuoi compagni, figli di chi ha perduto e visto tagliare senza pietà le proprie radici, devono affrontare ogni giorno; vivono essi senza memoria e senza memoria non è possibile avere identità e senza identità o l’individuo si abbandona in un presente senza futuro (i tuoi compagni) o l’individuo corre il rischio che le tenebre prendano il posto della giustizia offuscandogli la ragione: così vivono tanti europei, senza memoria dei loro fratelli migranti, senza giustizia per chi cerca in Europa un approdo sicuro.

Buon Indipendence Day

Dionisia

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“LA DICHIARAZIONE D’INDIPENDENZA” DEL 4 LUGLIO 1776 E LA SUA ATTUALITÀ “PEDAGOGICA”

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Si avvicina la data (25 maggio 2014) delle elezioni europee e sentiamo sempre più parlare, da parte di esponenti di alcuni movimenti e partiti politici (M5S), di “dittatura” del “governo dei banchieri” che, con abusi, usurpazioni e ogni forma di dispotismo, tenta di negare ai cittadini europei alcuni diritti inalienabili quali la vita stessa, la libertà e la ricerca della felicità. Il 4 luglio 1776, anche per questi  motivi, ci fu la dichiarazione d’Indipendenza e nacquero gli Stati Uniti d’America. Analogia forzata? Sicuramente il mio, da vera capra ignorante quale sono in una materia così complessa, è il tentativo, maldestro, di aiutarmi a capire quale può essere la strada da intraprendere nella fase drammatica che l’Italia si prepara a vivere.

Sono ore difficili per l’Europa come la conosciamo: ad est, è traumatizzata dagli eventi in Ucraina; a sud, con la pace che non scoppia nel Mediterraneo ogni giorno è buono per aumentare le tensioni e lo scorrimento di sangue innocente. Inoltre, i flussi migratori non cessano e non diminuiranno nei prossimi mesi. Apparentemente, tempi e temi lontani, da quelli che alimentarono la rivoluzione americana contro la tirannide inglese ma, una pacata rilettura di quel testo immortale, ve la consiglio.

Tra le righe ci si possono trovare i suggerimenti che andiamo cercando. Gli statunitensi hanno sicuramente limiti dettati dall’attuale stile di vita ultra consumistico.

Spesso, dopo la fine della Seconda Guerra mondiale, sono diventati dispotici e “pericolosissimi” proprio per le libertà degli altri popoli. L’Italia, raramente, è stata sovrana. Bisogna tenere conto, di questa sperequazione consolidata, quando si tratta con loro, di “soldi e di sicurezza”. Guai a farsi mettere i piedi in testa. Al tempo stesso  sarebbe opportuno affrontarli sul terreno, la cultura, che più ci è consono e che stiamo, viceversa, dismettendo.

L’efficientismo chiacchierone di “Attanasio Cavallo Vanesio Matteo Renzi” lascerà il tempo che trova.

Oreste Grani

Dichiarazione di Indipendenza amreicana

4 luglio 1776

Quando nel corso di eventi umani, sorge la necessità che un popolo sciolga i legami politici che lo hanno stretto a un altro popolo e assuma tra le potenze della terra lo stato di potenza separata e uguale a cui le Leggi della Natura e del Dio della Natura gli danno diritto, un conveniente riguardo alle opinioni dell’umanità richiede che quel popolo dichiari le ragioni per cui è costretto alla secessione.

Noi riteniamo che sono per se stesse evidenti queste verità: che tutti gli uomini sono creati eguali; che essi sono dal Creatore dotati di certi inalienabili diritti, che tra questi diritti sono la Vita, la Libertà, e il perseguimento della Felicità; che per garantire questi diritti sono istituiti tra gli uomini governi che derivano i loro giusti poteri dal consenso dei governati; che ogni qualvolta una qualsiasi forma di governo tende a negare questi fini, il popolo ha diritto di mutarla o abolirla e di istituire un nuovo governo fondato su tali principi e di organizzarne i poteri nella forma che sembri al popolo meglio atta a procurare la sua Sicurezza e la sua Felicità.

Certamente, prudenza vorrà che i governi di antica data non siano cambiati per ragioni futili e peregrine; e in conseguenza l’esperienza di sempre ha dimostrato che gli uomini sono disposti a sopportare gli effetti d’un malgoverno finché siano sopportabili, piuttosto che farsi giustizia abolendo le forme cui sono abituati. Ma quando una lunga serie di abusi e di malversazioni, volti invariabilmente a perseguire lo stesso obiettivo, rivela il disegno di ridurre gli uomini all’assolutismo, allora è loro diritto, è loro dovere rovesciare un siffatto governo e provvedere nuove garanzie alla loro sicurezza per l’avvenire. Tale è stata la paziente sopportazione delle Colonie e tale è ora la necessità che le costringe a mutare quello che è stato finora il loro ordinamento di governo. Quella dell’attuale re di Gran Bretagna è storia di ripetuti torti e usurpazioni, tutti diretti a fondare un’assoluta tirannia su questi Stati. Per dimostrarlo ecco i fatti che si sottopongono all’esame di tutti gli uomini imparziali e in buona fede.

1) Egli ha rifiutato di approvare leggi sanissime e necessarie al pubblico bene.

2) Egli ha proibito ai suoi governatori di approvare leggi di immediata e urgente importanza, se non a condizione di sospenderne l’esecuzione finché non si ottenesse l’assentimento di lui, mentre egli trascurava del tutto di prenderle in considerazione.

3) Egli ha rifiutato di approvare altre leggi per la sistemazione di vaste zone popolate, a meno che quei coloni rinunziassero al diritto di essere rappresentati nell’assemblea legislativa – diritto di inestimabile valore per essi e temibile solo da un tiranno.

4) Egli ha convocato assemblee legislative in luoghi insoliti, incomodi e lontani dalla sede dei loro archivi, al solo scopo di indurre i coloni, affaticandoli, a consentire in provvedimenti da lui proposti.

5) Egli ha ripetutamente disciolte assemblee legislative solo perché si opponevano con maschia decisione alle sue usurpazioni dei diritti del popolo.

6) Dopo lo scioglimento di quelle assemblee si è opposto all’elezione di altre: ragion per cui il Potere legislativo, che non può essere soppresso, è ritornato, per poter funzionare, al popolo nella sua collettività, – mentre lo Stato è rimasto esposto a tutti i pericoli di invasioni dall’esterno, e di agitazioni all’interno.

7) Egli ha tentato di impedire il popolamento di questi Stati, opponendosi a tal fine alle leggi di naturalizzazione di forestieri rifiutando di approvarne altre che incoraggiassero la immigrazione, e ostacolando le condizioni per nuovi acquisti di terre.

8 ) Egli ha fatto ostruzionismo all’amministrazione della giustizia rifiutando l’assentimento a leggi intese a rinsaldare il potere giudiziario.

9) Egli ha reso i giudici dipendenti solo dal suo arbitrio per il conseguimento e la conservazione della carica, e per l’ammontare e il pagamento degli stipendi.

10) Egli ha istituito una quantità di uffici nuovi, e mandato qui sciami di impiegati per vessare il popolo e divorarne gli averi.

11) Egli ha mantenuto tra noi, in tempo di pace, eserciti stanziali senza il consenso dell’autorità legislativa.

12) Egli ha cercato di rendere il potere militare indipendente dal potere civile, e a questo superiore.

13) Egli si è accordato con altri per assoggettarci a una giurisdizione aliena dalla nostra costituzione e non riconosciuta dalle nostre leggi, dando il suo assentimento alle loro pretese disposizioni legislative miranti a:
a) acquartierare tra noi grandi corpi di truppe armate;
b) proteggerle, con processi da burla, dalle pene in cui incorressero per assassinii commessi contro gli abitanti di questi Stati;
c) interrompere il nostro commercio con tutte le parti del mondo;
d) imporci tasse senza il nostro consenso;
e) privarci in molti casi dei benefici del processo per mezzo di giuria;
f) trasportarci oltremare per esser processati per pretesi crimini;
g) abolire il libero ordinamento dileggi inglesi in una provincia attigua, istituendovi un governo arbitrario, ed estendendone i confini si da farne nello stesso tempo un esempio e un adatto strumento per introdurre in queste Colonie lo stesso governo assoluto;
h) sopprimere le nostre carte statutarie, abolire le nostre validissime leggi, e mutare dalle fondamenta le forme dei nostri governi;
i) sospendere i nostri corpi legislativi, e proclamarsi investito del potere di legiferare per noi in ogni e qualsiasi caso.

Egli ha abdicato al suo governo qui, dichiarandoci privati della sua protezione e facendo guerra contro di noi.
Egli ha predato sui nostri mari, ha devastato le nostre coste, ha incendiato le nostre città, ha distrutto le vite del nostro popolo.
Egli sta trasportando, in questo stesso momento, vasti eserciti di mercenari stranieri per completare l’opera di morte, di desolazione e di tirannia già iniziata con particolari casi di crudeltà e di perfidia che non trovano eguali nelle più barbare età, e sono del tutto indegni del capo di una nazione civile.
Egli ha costretto i nostri concittadini fatti prigionieri in alto mare a portare le armi contro il loro paese, a diventare carnefici dei loro amici e confratelli, o a cadere uccisi per mano di questi.

Egli ha incitato i nostri alla rivolta civile, e ha tentato di istigare contro gli abitanti delle nostre zone di frontiera i crudeli selvaggi indiani la cui ben nota norma di guerra è la distruzione indiscriminata di tutti gli avversari, di ogni età, sesso e condizione.

A ogni momento mentre durava questa apprensione noi abbiamo chiesto, nei termini più umili, che fossero riparati i torti fattici; alle nostre ripetute petizioni non si è risposto se non con rinnovate ingiustizie. Un principe, il cui carattere si distingue così per tutte quelle azioni con cui si può definire un tiranno, non è adatto a governare un popolo libero.

E d’altra parte non abbiamo mancato di riguardo ai nostri fratelli britannici. Di tanto in tanto li abbiamo avvisati dei tentativi fatti dal loro parlamento di estendere su di noi una illegale giurisdizione. Abbiamo ricordato ad essi le circostanze della nostra emigrazione e del nostro stanziamento in queste terre. Abbiamo fatto appello al loro innato senso di giustizia e alla loro magnanimità, e li abbiamo scongiurati per i legami dei nostri comuni parenti di sconfessare queste usurpazioni che inevitabilmente avrebbero interrotto i nostri legami e i nostri rapporti.

Anch’essi sono stati sordi alla voce della giustizia, alla voce del sangue comune. Noi dobbiamo, perciò, rassegnarci alla necessità che denuncia la nostra separazione, e dobbiamo considerarli, come consideriamo gli altri uomini, nemici in guerra, amici in pace.

Noi pertanto, Rappresentanti degli Stati Uniti d’America, riuniti in Congresso generale, appellandoci al Supremo Giudice dell’Universo per la rettitudine delle nostre intenzioni, nel nome e per l’autorità del buon popolo di queste Colonie, solennemente rendiamo di pubblica ragione e dichiariamo: che queste Colonie Unite sono, e per diritto devono essere, stati liberi e indipendenti; che esse sono sciolte da ogni sudditanza alla Corona britannica, e che ogni legame politico tra esse e lo Stato di Gran Bretagna è, e deve essere, del tutto sciolto; e che, come Stati liberi e indipendenti, essi hanno pieno potere di far guerra, concludere pace, contrarre alleanze, stabilire commercio e compilare tutti gli altri atti e le cose che gli stati indipendenti possono a buon diritto fare. E in appoggio a questa dichiarazione, con salda fede nella protezione della Divina Provvidenza, reciprocamente impegnamo le nostre vite, i nostri beni e il nostro sacro onore.

John Hancock