Perché alla fine, per Mamma RAI, non esce mai, il nome di Angelo Zaccone Teodosi?

Ogni volta che si delinea il rinnovo del Consiglio d’Amministrazione della RAI penso che potrebbe essere arrivato il tempo di Angelo Zaccone Teodosi. Quello che, nel bene e nel male, ho citato altre volte in questo marginale e ininfluente blog. E che conosco da oltre venti anni. Forse, anni addietro, ho perfino pubblicato il robusto CV dell’ex ragazzo prodigio. Forse, anni addietro, in un altra vita, ho perfino segnalato a chi decideva che poteva essere un nome da prendere in considerazione per il CdA di Viale Mazzini. Poi aspetto le nomine e, a nomi fatti, prendo atto che Zaccone, pur provandoci in tutti i modi, non riesce nel suo intento. Lo considero pertanto l’eccezione che conferma la regola: in un mondo dove spessissimo si fa carriera, senza avere merito, se non quello di essere campioni del doppio/triplo gioco, dell’esaltazione del narcisismo professionale, dove, ad ogni tiro di dadi, si vende un amico per un contrattino/contrattone, alla fine dal bussolotto il nome di Zaccone non esce mai. Pur essendo, come ritengo sia, oltre che erudito in materia, un funambolo del doppio/triplo gioco, un servo di qualunque padrone gli sembri avere qualche scampolo di potere e con una propensione al pettegolezzo quasi fosse una “delazione” continua.

Ci deve essere pertanto un recondito perché che scatta quando si preparano le nomine, per cui Zaccone, pur pronto a fare metaforici lalloni (ho scritto metaforici perché a Zaccone piacciono le donne) a chiunque lo facesse nominare, non vien mai prescelto. Questa volta è Carlo Fuortes il prescelto. Bene sappiate che Zaccone, in materia, vale come un Fuortes. Eppure non viene mai scelto lui. Forse, potrebbe essere che Fuortes, che conosce molto bene e da molti anni Zaccone, questa volta ci metta una buona parola, per cui nel rinnovo partitocratico del CdA, Teodosi potrebbe spuntare. Se non ce la fa neanche questa volta vedrete che un giorno, quando sarà vicino alla morte, lo nomineranno qualcosa in RAI o al Ministero dei Beni Culturali con la motivazione “alla carriera”. Eppure, lo ripeto, Zaccone è competente. Ma non passa mai. Neanche per sbaglio. Molti anni addietro ho editato un libro dal titolo che è tutto un programma: Misteri dei Ministeri di Augusto Frassinetti.
Ci deve essere un mistero dietro le mancate nomine di Zaccone.

Questa volta qualcosa comunque potrebbe accadere: mi sono andato perfino a rileggere un libro “Capitale di cultura – Quindici anni di politiche a Roma“, editato da Donzelli nel lontanissimo 2008, in cui compaiono interventi a firma Gianni Borgna (deceduto), Roberto Grossi (mi sembra che sia ancora attivo nei beni culturali), Carlo Fuortes (fresco appunto della nomina prestigiosissima) e Angelo Zaccone Teodosi. Vedrete che se Fuortes stima Zaccone come Zaccone stima Fuortes (leggete il pezzo informatissimo a seguire), qualcosa succederà. Se non dovesse succedere, e se mi rimane tempo, mi dedicherò al mistero misterioso che potrebbe esserci dietro all’ennesima trombatura di Zaccone. Se mi rimane tempo. E se trombano Zaccone. Se lo nominano “qualcosa” è tutto un altro discorso.
Oreste Grani/Leo Rugens