Quando ha preso il vizio Matteo Renzi?

Scelgo rigorosamente l’ANSA come fonte aperta per cominciare il trattamento della notizia che Matteo Renzi potrebbe aver costruito fatture false e aver riciclato somme di denaro abnormi per delle cacate (con la “c” aspirata e non “cagate” alla milanese come riportarono, anni fa, per altro groviglio bituminoso toscano le solite sante intercettazioni) di opere dell’ingegno che ha spacciato, in complicità con altri, per lavori multimediali culturali.

Il reato (offensivo per la vostra intelligenza) è pertanto quello di aver messo in opera cacate/cagate e, soprattutto, cercare di farle pagare per documentari quasi fosse un Folco Quilici o un David Attenborough qualunque. Nessun codice punisce le cacate/cagate ma il reato è questo. Ed è un reato grave. Il resto (e potrebbe essere dimostrato) è il solito arrogante approccio al denaro (tanto che cazzo mi potete fare?) a cui, tra gli altri e tra l’altro, ci ha abituato l’ex premier. L’accusa, quella vera, pare sia pertanto aver costruito architetture finanziarie per farsi destinare tonnellate di denaro e poter dichiarare che è tutto regolare … in quanto bonificato. La verità è che se la politica è “sangue e merda” come ricordava l’indimenticabile Rino Formica, Matteo Renzi, man mano che non si toglie dai coglioni, risulta essere un campione di questo (sangue e merda) “calcio fiorentino”. La Macchina del Tempo serve per capire quando il ragazzotto, ex della Ruota della Fortuna, prende il vizio di fare cacate, rigorosamente con la “c” aspirata. I boys scout non possono essere stati. Il vizio deve averlo preso nel PD della diarchia mortifera Veltroni/D’Alema. Per l’esattezza quando fu messo in corsa per fare il sindaco di Firenze. Quando, per intendersi, fece il patto (un pre Nazareno?) con il macellaio di Aulla, Denis Verdini, che fu determinante per la sorpresa “Renzi” alle primarie fiorentine.

Andiamo insieme al 5 dicembre 2008 e godiamoci Alberto Statera, che, maledizione, ci manca ogni giorno di più.   

Il giorno dopo il collega di Statera, Matteo Tonelli, scriveva:

Nota di colore: a quella data il portavoce del PD era tale Andrea Orlando. 13 anni non passati invano visto che Orlando oggi è il potentissimo ministro del Lavoro con nelle sue mani la sorte di milioni di cittadini italiani. Che sperano in un futuro migliore. 

Non ricordando che, come ben viceversa sapeva il Principe de Curtis, in arte Totò, è la somma che fa il totale e che mutando l’ordine degli addendi (Verdini/Berlusconi, Renzi, Orlando, altri) il risultato non cambia. Sono sempre gli stessi (tranne quelli che muoiono) ma non sembrate esservene accorti. 

Oreste Grani/Leo Rugens 

P.S.

Il ministro Andrea Orlando, pur essendo nato a La Spezia (città comunque non minore per capire i grovigli bituminosi di questa nostra Patria), è un tifoso della Fiorentina, come Matteo Renzi. Orlando, inoltre, gioca a calcio, meglio (questo si dice negli ambienti bene informarti) di Renzi. Fosse questo il motivo recondito per cui il funzionarietto di un ex partito (il PCI) ha fatto tanta e pesante carriera?  

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