La Tunisia anticamera della tragedia mediterranea?

In Tunisia solo ieri 7.500 casi (la Tunisia ha circa 12 milioni di abitanti) e 1.400 morti per COVID 19/Varianti. Morti molti, tra l’altro, per mancanza di ossigeno negli ospedali. Non una bella morte. Come sanno molti nostri compatrioti lasciati asfissiare. O “bruciati” dal troppo ossigeno erogato con incompetenza. Impianti sanitari obsoleti? Anche, ma soprattutto il problema che di quella terra (ma in Marocco e in Algeria chi di voi conosce la situazione?) e di quelle persone, in pochissimi hanno interesse e si vorrebbero prendere cura intelligentemente di quelle popolazioni sorelle. La pandemia sta sconvolgendo l’Africa e certamente i virus (le varie varianti) si stanno scatenando, liberi di farlo. In Tunisia i dati di ieri anticipano una vera tragedia in una terra dove, fino a qualche anno addietro, tra l’altro, si viveva di turismo. Oggi chi se la sente di andare a Gerba la Dolce? O nel vicino Marocco? L’Africa tutta preme e tra poco il cucchiaino dei vostri pensierini fobici e sostanzialmente razzisti mostrerà i limiti. 

Oreste Grani/Leo Rugens 

P.S.

Ma uno degli azionisti di maggior peso del Gruppo Sanitario San Donato non è un ex ragazzo semplice di origine tunisina? Scrivo di Kamel Ghribi che ha portato molti soldi (fatti con il petrolio) nel settore strategico della sanità legandosi, anche sentimentalmente, con la Famiglia Rotelli ma che prima di essere miracolato dall’oro nero era stato un cittadino tunisino che viveva di turismo e di piccoli commerci: da ragazzino offriva il te agli europei quando sbarcavano nella sua terra. Forse è arrivato il tempo che in molti si mettano la famosa mano sulla coscienza. Oltre che sul portafoglio.  

P.S. al P.S.

Il finanziere Ghribi ci risulta spinga per acquisire altre traballanti strutture sanitarie italiane inglobando tonnellate di soldi corrisposti dai cittadini a quelle mal amministrate strutture private o semipubbliche. Che ci mostri cosa è pronto a fare per la sua Tunisia e implicitamente per il nostro Mediterraneo prima di candidarsi a raccogliere altri cocci a mani basse. Quello che abbiamo visto fino ad oggi dove il Gruppo San Donato impera, non tranquillizza nessuno. Un incapace come ministro della Repubblica Italiana quale è stato Angelino Alfano ha passato giornate spensierate stipendiato lautamente dal Gruppo. Come lui un altro ex ministro della Repubblica, Roberto Maroni ha assunto incarichi. La signora Augusta Iannini, magistrato, è stata si dice cooptata nell’organico del gruppo sanitario. Bizzarre scelte a meno che non fossero finalizzate a pararsi il culo. 

Perfino Draghi, che di sanità comunque sa poco, ritengo sia, da uomo probo, in allerta per le grandi manovre “finanziarie” (in materia Super Mario ha, viceversa, pochi rivali) del Gruppo San Donato. Manovre di cui si colgono i confini geopolitici (tutto il Medio Oriente) e quindi, sentite a me, materia di sicurezza nazionale e internazionale. Perché, sentite ancora di più a me, ci sarà un rapporto strettissimo nei prossimi anni tra le condizioni sanitarie in cui si ritroverà l’Africa, e la “stabilità” sociale (e in quanto tale politica) dei miliardi di abitanti del continente. Che ricordatelo fa sponda con l’Europa. Cioè con la vostra Italia

Che pertanto Kamel Ghribi investisse seriamente (e tempestivamente) e in modo trasparente in Africa e, in particolare, nel Maghreb o la sua credibilità dovrà essere valutata meno di zero. Nel Maghreb e, tempestivamente, soccorresse filantropicamente il Libano (Mediterraneo quindi) che non sa più di cosa vivere. Libano dove non si trova più da mangiare e, soprattutto, non si trovano più medicine. Prima di mettere mani su una parte per il tutto (ospedali, ospedali, ospedali in Italia e all’estero) che il Gruppo San Donato mostrasse di quale filantropia parla nei suoi siti perché senza vera filantropia le chiacchiere stanno a zero. Anzi, ci fanno salire i sospetti. A noi e a Mario Draghi che cresciuto negli USA sa distinguere la filantropia dal fumo negli occhi o le prese per il culo.