L’Italia non è solo ristoranti e discoteche

 

A leggere i giornali, ad ascoltare i telegiornali, a dare retta ai social il Paese è abitato esclusivamente da goderecci frequentatori di ristoranti, pizzerie e pub. E nottambuli in discoteca. Ma quanta gente “non cena a casa” e come fa a permettersi queste spese? Perché parlare, sostanzialmente, sempre di questo tipo di cittadino che sembra non avere frigoriferi, padelle, tavole domestiche? L’ultima volta che sono stato in un ristorante è stato per l’anniversario del mio matrimonio e ci sono andato invitato da un amico che gentilmente ha voluto pagare il conto.

Il Paese reale non passa il tempo ai ristoranti o in discoteca o in “vacanza”. Nell’era pre-Covid si mangiava obbligatoriamente alle tavole calde e pizzerie a taglio quando ci si recava al lavoro nei ministeri e negli uffici pubblici e privati. I ristoranti erano altro. Così come le discoteche o lo stadio. Vorremmo che i giornalisti (ed altri) ci parlassero di scuola svuotata di ogni capacità formativa e di lavoro onesto. Di scuola, di lavoro e di pornografia dilagante. E a tal proposito (vedi l’ultimo Data Room di Milena Gabanelli) sarebbe possibile sapere i nomi di quelli che nel Parlamento hanno brigato per la liberazione formale (leggi) della pornografia? Possiamo sapere i nomi di quelli che hanno messo in moto il fenomeno che ora stupisce tutti per i danni collaterali che genera sui giovani e i meno giovani? 
Oreste Grani/Leo Rugens