Richiamato a Palazzo Chigi uno come Domenico Arcuri? Si da fuoco alle polveri?

Delicati i quesiti che una tale imbarazzante scelta si porta dietro. Non si deve escludere nulla. Certamente nel Paese delle mille e mille sollecitazioni, pressioni, ricatti potrebbe esserci di tutto dietro al recupero del calabrese chiacchierato e comunque almeno informato di fatti gravissimi attinenti alle inefficienze nei primi mesi della pandemia che ci sono costati morti e soldi.

Inefficienze e business che avrebbero potuto essere gestite da CONSIP. Perché, ancora me lo chiedo, questo è il vero mistero misterioso: perché non abbiamo usato il già costosissimo CONSIP per affrontare l’emergenza e ci siamo andati a recuperare uno che da decenni non aveva fatto altro se non servire la sua parte. Perché, se si vuole cominciare a capire lo svarione di Bruno Tabacci (e implicitamente di Mario Draghi), bisogna provare a capire chi ha suggerito all’anziano (è un reato dare dell’anziano ad un anziano?) sottosegretario tale equivoca scelta.

Equivoca perché farà nascere equivoci. E vedrete che non ci sbagliamo. Comunque con questa scelta si è aperto il semestre che precede l’elezione del nuovo capo dello Stato. Questa volta per inaugurare la fase convulsa qualcuno (ma chi cazz’è?) ha scelto questo gesto aggressivo. Altre volte è successo ben altro. Direte che ci dobbiamo accontentare. Non è detto. Ma questo è il pensiero marginale e ininfluente di Leo Rugens, uomo anziano parte di quella categoria festeggiata e omaggiata dal Santo Padre. Uno di noi anziani. 

Oreste Grani /Leo Rugens