Chi si è arricchito con l’Afghanistan oltre che i narcotrafficanti?

Sento dire che l’Afghanistan torna indietro di venti anni. In che senso? Quando noi “occidentali” evoluti, propensi all’equità, difensori della democrazia siamo arrivati a Kabul quel popolo era tra i più poveri e i suoi contadini producevano il 90% del papavero da oppio del Pianeta Terra. Papavero che si trasformava in eroina e business per la grande e piccola criminalità. I disperati aggrappati ai cargo (e questo è il vero dramma) appartengono ad un popolo tra ancora i più poveri della Terra (mi sembra sia il 182°!) i cui agricoltori ancora per un pugno di monete (i conti di questa povertà si fanno in dollari) coltivano il 90% (lo ripeto) del papavero da oppio che si “usa” al Mondo. I talebani rivincono perché nessuno ha fatto nulla (tranne consentire alle donne di mettere le mini gonne spacciando questo diritto a mostrare le coscette per libertà) perché questa condizione (la estrema povertà) fosse sconfitta. Gli afgani erano in miseria prima e lo sono ora quando vengono riconsegnati, in miseria, ai loro tornati sadici carnefici.
Quanto delle tonnellate di valuta pregiata che sono state spese per la logistica militare (mantenere le truppe in un cazzo di situazione geografica come quella è costata una montagna incalcolabile di soldi) si è trasformata in vantaggio economico e di sviluppo oggettivo per quelle popolazioni?
O da quando il governo talebano del mullah Omar (ma chi se lo ricorda?) distrusse, nel marzo del 2001 (cioè molto prima del fatale 11 settembre), le statue del Buddha a Bamyan, che cosa si è fatto oggettivamente per fermare la deriva culturale di quei mostri? Niente se si esclude far spendere soldi (e vite di giovani in divisa) a vantaggio delle industrie belliche di Corea del Sud, Lituania, Giordania, Finlandia, Belgio, Turchia, Portogallo, Ungheria, Lettonia, Repubblica Ceca, Norvegia, Svezia, Estonia, Australia, Romania, Polonia, Paesi Bassi, Spagna, Danimarca, Germania, Francia, Canada, Gran Bretagna e ovviamente gli Usa e l’Italia. L’elenco corrisponde (se mi sono perso qualcosa mi scuso) ai Paesi e ai popoli coinvolti come ristabilitori delle migliori condizioni per drenare l’acqua ai terroristi (zero spaccato), sviluppare la democrazia e i diritti civili (zero spaccato), la vita degna per le donne (e mi astengo dal ribadire il target raggiunto delle minigonne), determinare la fine delle secolari tradizioni tribali (zerissimo spaccatissimo) e, soprattutto, la riconversione della coltivazione del papavero da oppio (invece questo fallimento non lo si sottolinea mai abbastanza).

Cazzate su cazzate in tutti i campi e in particolare quello dei narcotraffici che, volutamente, si sono lasciati perpetuare (favorendo la conservazione della miseria dei contadini) in modo che la “droga” divenisse questione più cinese (con i pro e i contro), russa, araba, iraniana e, diciamolo, europea. Niente guerra vera all’oppio ma che i traffici avvengano “a un palmo dal culo mio”. A noi la Colombia/Messico a voi l’Afghanistan. Questo dell’oppio è tema su cui spero di avere la forza per tornare perché è il vero vulnus di tutta la vicenda. Oltre a quello dell’oppio, il nodo gordiano geopolitico rimane quello delle modalità attuative con cui si chiede e si ottiene l’aiuto degli alleati (gli USA verso i governi dei Paesi che ho elencato) e che dovrà essere affrontato nei prossimi mesi se non si vuole assistere a tante altre previste e prevedibili “toppate”. I Paesi coinvolti nell’invasione dell’Afghanistan non hanno avuto alcun peso se si escludono gli inglesi (ancora odiatissimi da quelle parti) che, è un paradosso, venivano ascoltati dai militari americani come se fossero dei competenti. Invece erano solo degli sconfitti rancorosi che speravano di vendicarsi, decenni dopo, delle legnate prese sul campo all’epoca dell’Impero. Sono stati i comandi militari USA, mal consigliati, come ho detto e ribadisco, dagli inglesi (voi andate qui e fate questo a nord mentre noi ci piazziamo a sud), a costruire le condizioni per questo disastro e il non arrivare a dirlo, con chiarezza assoluta, che questa sconfitta è figlia di un modo di semplificare ciò che è complesso, ci spingerà tutti a perdere in un altro scacchiere, inutilmente, altre migliaia di giovani in divisa, e a noi italiani altri 54 compatrioti di cui ci si comincia solo ora a ricordare. La prossima volta non sarà dalle parti di Kabul ma questo sarà il meccanismo fallimentare. Venti anni inutili fino, così mi sembra di ricordare, arrivare a farci spendere i soldi del nostro PIL per svolgere funzione di vigilanza nei cieli USA in modo da lasciare liberi sul campo aviatori e le loro macchine statunitensi.
Ma chiunque avrebbe capito che da quelle parti non si cambiavano le cose con i B52 o alla Patton in Germania. Gli USA, culturalmente mal consigliati (perché, se siamo più attrezzati culturalmente di loro, non ci consentono di consigliarli?) hanno toppato in Somalia nel 1992-93, in Iraq neanche a dirlo ora in Afghanistan. Cioè ovunque siano andati. Per non parlare dell’assoluta incapacità di addestrare eserciti da lasciare sul campo. Altre tonnellate di soldi sprecati nel formare personale che alla prima occasione scappa o consegna le armi al nemico. Perché non vi ponete il problema che ci siano della incapacità assolute a lavorare sul piano del reclutamento e della formazione culturale di chi deve ereditare il gesto in fin dei conti facile del “bombardamento”? In un Paese dove tra i ranghi dei formandi ci sono diserzioni stagionali (i cretini di turno anche nelle nostre F.A. dicevano che “tanto poi tornavano”) relativi al tempo della semina e del raccolto del papavero, ti dovrai porre il problema che di cose complesse capisci poco o niente?
Vedete che nella mia semplicità e marginalità (non ci sono mai stato a Kabul ma sono stato fidanzato, alcuni anni, con una donna intelligente che a Kabul ci era andata) torno sempre sul tema narcotraffico e penso di non sbagliarmi a proporre questa chiave di lettura principale certamente non rimuovendo che da quelle parti riuscire a sostituire il certo (il papavero) con l’incerto (grano) è questione che avrebbe dovuto essere affidata a ben altre risorse intellettuali (coordinate in chiave transdisciplinare) che ad ambasciatori (sarebbe facile approfondire chi ha fatto cosa e chi niente se solo ci volessimo ricordare che il vero odierno ministro degli Esteri, l’ambasciatore Ettore Sequi, negli anni determinanti perché in Afghanistan non finisse come sta finendo, era rappresentante speciale dell’Unione Europea e lasciava detto sciocchezzuole strategiche del tipo “anche i talebani cambiano”) e ad ossequiosi stati maggiori incompetenti in quasi tutto figurarsi nella strategica e salvifica agricoltura.

O di come si sarebbe dovuti stare con gli stivali a terra in un Paese di quella natura aspra e con una popolazione di montanari/contadini non certo illuminati. Ora ce la meneranno commossi dalla sorte delle donne afgane (in realtà non gliene frega un cazzo) sperando che nessuno si ricordi di loro e dei soldi che ci sono costati quando ci parlavano di insorgenza, di combattenti tranfrontalieri (uno che parla così bene deve per forza guadagnarsi onestamente l’appannaggio!) e autoctoni e della necessità di arrivare a dare un lavoro ben retribuito a giovani diseredati che viceversa sarebbero stati facili prede dei reclutatori talebani. Sono passarti anni e di “ben retribuiti” ci sono solo i nostri ambasciatori saccenti (si può sapere quanto prende al mese, ad esempio, questo Sequi o di pensione il generale Vincenzo Camporini all’epoca Capo di Stato Maggiore della Difesa o quanto rimedia, come specialista di intelligence, Germano Dottori tanto per citare alcuni che c’erano e che sarebbe utile ricordare cosa ci dicevano di Kabul e di Karzai solo una decina di anni addietro) perché il popolo afgano era un popolo di poveracci (tra gli ultimi al mondo) e un popolo di poveracci sono nell’agosto 2021. Nessuno di questi competenti in nulla ha fatto qualcosa per quelle donne e per quei bambini che tanto ora vi commuovono. Nessuno tranne i 54 caduti (solo per scrivere degli italiani), le centinaia di feriti (solo italiani), le migliaia (solo italiani) di segnati nello spirito che erano andati tra quelle montagne per “difendere la democrazia” minacciata da Osama Bin Laden e i suoi.
Direi che le scene di queste ore inchiodano non solo gli USA ma, dalle nostre parti, tutti (e ho scritto tutti a cominciare da Romano Prodi passando per Silvio Berlusconi, non dimenticando Mario Monti, Enrico Letta, Matteo Renzi, Giuseppe Conte) quelli che avrebbero potuto fare qualcosa e nulla di sostanziale fecero. Loro e i loro ministri degli Esteri. Come vedete lascio volutamente fuori i ministri della Difesa perché in questo caso potevano fare poco o niente. Come sempre.
Oreste Grani/Leo Rugens
Ma infatti basta! Quanta ipocrisia!
Osama bin Laden stava in Pakistan! E lì non è che le donne se la passino poi meglio.
Perché non “esportare la democrazia” tra sauditi, emiratini, ecc.., che sono monarchie assolute? La shar’ia costituisce un riferimento per le Costituzioni della maggior parte dei paesi musulmani (ad esempio: in Egitto).
Il fantoccio Ghani pare sia fuggito con quattro macchine piene di quattrini. Non riuscendo ad infilarli tutti nell’elicottero, è stato costretto a lasciarne parte a terra.
Di fronte a questo epilogo indecoroso, i Talebani quasi mi stanno simpatici.
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Questa notizia (oscurata dai media) viene dai russi (che si fanno grasse risate).
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-un_particolare_dellignobile_fuga_dallafghanistan_dellex_presidente_ghani/8_42695/
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Scandaloso esempio di disinformazione della stampa italiana (che, pure, dà la notizie, nascondendola in un mare di fuffa)
https://www.repubblica.it/esteri/2021/08/16/news/afghanistan_ritratto_presidente_ghani_talebani-314262297/
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Certo che il solo constatare che un esercito di 300.000 (trecentomila) soldati ,equipaggiati,addestrati,armati e logisticamente supportati dal florido occidente ,si sia sfaldato e sciolto come neve al sole fa molto pensare!; le diserzioni dei soldati afgani, durante il periodo di semina del papavero ,mi hanno fatto venire in mente le assenze degli operai della Fiat di Termini Imerese durante la vendemmia o la raccolta delle olive, e degli operai di Pomigliano d’ Arco ,durante la raccolta dei pomodori 😂! una differenza? :Dall’ Afganistan sono scappati tutti e invece qui da noi é scappata soltanto la Fiat !😂😂😂
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😆
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IMPERTINENTE !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
MA VERITIERO!!!!!!!!!!!!!!
DUE MOTIVAZIONI PER CUI LEO-ORESTE NON SARA’ NELL’OLIMPO DEI MAESTRI DI PENSIERO !!!!!!!!!!!!
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PER CAPIRE IL QUADRO DI CUI SI STA DISCUTENDO BASTA UN SOLO SAGGIO, QUELLO SU PAROLISI. Lì SI CAPISCE I COME E DI PERCHE’ LA PREMIATA DITTA “IMPORT & EXPORT” – L’IMPERO DELLA COCA COLA & HAMBURGER – MUORE SEMPRE DALLA VOGLIA DI ESPORTARE (ESFILTRARE) LA DEMOKRAZIA (IN PRIMIS QUELLA SI VIDE A GUANTANAMO, AD ABU GHRAIB, ET CETERA) A DESTRA E MANCA.
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Eh sì
https://www.ilfattoquotidiano.it/2013/11/17/droga-produzione-record-in-afghanistan-soldati-nato-coinvolti-nel-traffico/780177/
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Strana storia…
https://www.huffingtonpost.it/entry/stalkerizzava-il-diplomatico-sequi-arrestata-unautrice-e-sceneggiatrice-rai_it_5d96edc4e4b0f5bf79723877
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