I cinesi potrebbero vincere la sfida planetaria. Se come europei/americani facciamo ulteriori cazzate, avverrà certamente

La chiamerò la vera lezione di Kabul.

Per arrivare a sentir dire una cosa seria in politica planetaria abbiamo dovuto aspettare le parole di un filosofo. 

Umberto Galimberti (so che non tutti lo stimano scientificamente) ieri, 26 agosto 2021, alla trasmissione In Onda del La7, ha pressapoco detto: la Cina, mentre gli USA e l’Europa si ritirano da un qualunque ruolo egemone, fa politica a tutto campo, con qualunque mezzo e sbarca in ogni dove. Fa accordi, costruisce infrastrutture, mediando e risolvendo tutto attraverso il pragmatismo del business. E lo fa quasi sembrando “donare” i manufatti e soccorrendo le popolazioni. L’intervento di Galimberti mi ha fatto tornare in mente la notizia che la Cina fa anche lavorare, “ai lavori forzati“, migliaia di persone (sono in realtà dei detenuti cinesi che, aviotrasportati, prestano l’opera per condanna) in Nigeria, in Ghana e in mezzo mondo dove glielo fanno fare. Voi pensate che qualcuno possa battere i prezzi che le aziende cinesi possono e potranno praticare se non pagano la manodopera?

Alcuni anni addietro uscì l’articolo che oggi ripropongo a seguire. In quel momento suonava un’abile fakenews. Ho cercato smentite che mi convincessero. Se voi ne trovate, segnalatemele. O viceversa vorrebbe dire che “il Regno Centrale (nella sua forma PCC) non ha più bisogno di niente da nessuno e non ha nulla da imparare da alcuno”. Cioè che è tornato il tempo (più di cinquecento anni di riflessione e preparazione) dell’ammiraglio eunuco Cheng Ho. Con quanto questo significhi per chi sa chi fosse Cheng Ho e della sua arte di navigare, facendo diplomazia. 

Oreste Grani/Leo Rugens