Alejandro Bulgheroni, l’argentino che trasforma il petrolio in chianti (coi dollari cinesi)

I talebani hanno confermato di voler costruire il gasdotto TAPI (Turkmenistan-Afghanistan-Pakistan-India) per esportare il gas turkmeno e favorire lo sviluppo dell’Asia centrale. Il progetto era stato elaborato negli anni Novanta dal magnate argentino del petrolio Carlos Bulgheroni (Bridas) con il governo turkmeno. Avrebbe dovuto essere finanziato dalla Banca Asiatica di Sviluppo (ADB), ma entrò in concorrenza con il progetto della californiana UNOCAL. Dopo l’accordo fra le due compagnie, a Berlino si svolsero dei negoziati, in violazione del divieto di viaggiare emesso dal Consiglio di Sicurezza dell’ONU nei confronti dei talebani. Fu il fallimento nell’estate del 2001 di questi negoziati a provocare la guerra contro l’Afghanistan, non gli attentati dell’11 Settembre. Il negoziatore di UNOCAL, Zalmay Khalizad, aveva, guarda caso, un ufficio a Kandahar (Herat Bazaar Road), a fianco del consolato del Pakistan e dell’ufficio di Osama Bin Laden. Successivamente Khalizad diventò ambasciatore degli Stati Uniti in Afghanistan, poi all’ONU. La Cina propose in seguito di riprendere il progetto TAPI e d’integrarlo in altri progetti internazionali. I lavori iniziarono a dicembre 2015. Il Pakistan convinse i talebani a sostenere il progetto dopo la partenza degli Stati Uniti. A fine luglio 2021 la Cina ricevette i talebani a Beijing per assicurarsi della loro volontà di partecipare al progetto. Gli argentini erano in buoni rapporti con i turkmeni; gli Stati Uniti con i combattenti arabi anti-sovietici; i cinesi con i nazionalisti afghani. Traduzione Rachele Marmetti

Ahmed Rashid è, ritengo, un ottimo giornalista, pakistano di casa negli USA e autore di “Talebani”, saggio “storico” che risale al 2000 al quale si è abbeverato anche Steve Coll per il suo “Ghost Wars”. Rashid aveva visto e capito fino in fondo cosa significhi controllare l’Afghanistan, nonché aveva intercettato la mossa del petroliere argentino di origini italiane, Carlos Bulgheroni (morto nel 2016 di cancro), che aveva intuito e a suo dire ispirato gli USA, in merito all’opportunità di andare a prendersi petrolio e gas in Turkmenistan dopo il crollo dell’Unione Sovietica, al fine di dirottarlo in Pakistan e India, e forse fino alla Cina.

Alejandro Bulgheroni, fratello di Carlos, ha venduto metà della sua società, la Bridas, ai cinesi e da qualche anno ha investito oltre settanta milioni di euro in vigneti e immobili in Toscana; il vino è una sua passione.

A proposito di talebani buoni, uno dei loro tifosi è quasi certamente il principe Turkī bin Fayṣal Āl Saʿūd (تركي الفيصل بن عبد العزيز آل سعود‎; La Mecca, 15 febbraio 1945) secondo Steve Call: “Dal canto suo, il principe Turki riteneva che i talebani si sarebbero evoluti, crescendo, in una potenza politica più normale, più equilibrata e più conservatrice. Tutti i movimenti rivoluzionari, pensava Turki, nascevano con tendenze radicali e un po’ alla volta diventavano più moderati, e lo stesso sarebbe accaduto sono con i talebani. Nel frattempo essi avevano molto da suggerire: non erano corrotti, riportarono l’ordine nelle città afghane e accettavano con gratitudine la protezione dei sauditi e dei pakistani.
La stessa Arabia Saudita era nata settant’anni prima sotto la spada di una milizia islamica radicale, quella degli Ikhwan. Un po’ alla volta il regno si era sviluppato, si era stabilizzato e si era in parte modernizzato. Più di qualsiasi altro precedente movimento armato o politico afghano, i talebani si presentavano come un’immagine saudita, e il principe Turki era sicuro che anch’essi sarebbero maturati
” (“La guerra segreta della CIA”, 2006, pagg. 373-374).

Alberto Massari