Propongo – quale futuro presidente della Repubblica – David Maria Sassoli

 

Proviamo a superare, tra pochi mesi, la fase critica di transizione che ci aspetta quando si dovrà eleggere il nuovo presidente della Repubblica confermando l’attuale Primo Ministro, escludendo questa sciocchezza delle elezioni anticipate che vedrebbero una pericolosa riconferma dell’astensionismo. Che anzi potrebbe platealmente aumentare. Alcuni dicono che Mario Draghi può andare bene al Quirinale. Io non lo so se deve essere un’altro “banchiere” a salire sul Colle più alto. So che sta facendo il massimo che si può fare a Palazzo Chigi. Mentre scrivo questo post un po’ folle (mi faccio re di questioni che non mi possono riguardare e che dovrebbero essere lasciate nelle mani sagge ed esperte di Giorgia Meloni, Matteo Salvini o perfino di Silvio Berlusconi ed Enrico Letta) addirittura arrivo a pensare che, mentre si conferma Draghi a Palazzo Chigial Quirinale può essere eletto un uomo probo come David Sassoli e lasciare l’esperto “amministratore” a guidare il buon uso dei fondi europei, ora che mi sembra abbia preso le misure a quasi tutti i suoi interlocutori. Sassoli al Parlamento Europeo ha assunto una dimensione internazionale che tutti gli riconoscono. Ha una eleganza naturale nei tratti. E’ da anni fluente nelle lingue. Ha una struttura etico-morale irreprensibile. Oggi stesso, ha preso una posizione politico-culturale sulla questione dei muri che ci deve tranquillizzare tutti.

Mentre scrivo penso ad altro che so di Sassoli e, in progressione di ragionamento, mi convinco che la scelta audace di lui, Presidente della Repubblica e Draghi che mantiene la guida del Governo consentirebbe finalmente di avere un binomio che sa pensare per sistemi (si sono formati entrambi in organismi sovranazionali), binomio che deve saper fare uno sforzo ulteriore per selezionare squadre (soprattutto donne colte) all’altezza di interpretare quanto fino ad oggi è accaduto, al fine ultimo di orientare il futuro verso quello sviluppo sostenibile di cui si sta provando a ragionare.

Di Draghi sapete abbastanza. Comunque approfondite e fatevi una ragione, anche per motivi anagrafici, che è lui che deve tenere la contabilità dei soldi necessari a cambiare rotta e poi, fatto il lavoro che sta dimostrando di saper fare, ritirarsi. Il più giovane Sassoli (tra i due passa un decennio), per sette anni può essere sentinella e portatore di una visione a garanzia di tutta la comunità democratica. Quella italiana e quella europea. Senza rimuovere che l’attuale presidente del Parlamento Europeo ha una forte sensibilità mediterraneocentrica . 

Sassoli, come Draghi, si è formato nel mondo cattolico ed è ancora, nel profondo, un po’ “fucino” e un po’ scouts. Inoltre potrebbe avere un alleato in Francesco Saverio Garofani, già posizionato, tempo addietro, da Mattarella al Quirinale quale consigliere per le questioni istituzionali. 

Garofani e Sassoli si conoscono bene (sono cattolici entrambi e hanno fatto del giornalismo la loro prima passione di vita) e ritengo che si stimino tanto da aver scritto a quattro mani il saggio Il Potere Fragile – I consigli dei ministri durante il sequestro Moro.

Certo che sarebbe arrivato il tempo di far salire al Quirinale una donna, ma per motivi che non sta a me valutare, le candidature che girano mi lasciano perplesso. Se non inquieto.

Chiudo ma in realtà ambiziosamente apro una fase di riflessione su questo binomio “virtuoso” e sulle conseguenze viceversa anche drammatiche che pessime scelte potrebbero comportare per la nostra già tanto offesa Italia. Scrivo questo sperando che qualcuno ricordi di vivere nel Paese in cui, non va mai dimenticato, mentre erano a telefono Claudio Martelli (ancora vivo lo può confermare) e Giulio Andreotti, al Divo Giulio, arrivò la notizia dell’attentato in cui muore Giovanni Falcone, la moglie e gli uomini della scorta. In quel preciso momento, era il 23 maggio del 1992 e si stava facendo sera, Andreotti stava chiedendo ai socialisti (per quello, accorato, telefonava a Martelli) di votarlo per farlo “salire al Quirinale”. Tra i due litiganti, Forlani e Andreotti, il 28 maggio fu eletto Oscar Luigi Scalfaro. Dopo poco ci beccammo il berlusconismo, che ancora imperversa. Questa volta le elezioni devono svolgersi in altro clima e con altre finalità se volete che l’Italia, l’Europa, il Mediterraneo, abbiano un futuro degno per tutti. 

Io ho cominciato a dire la mia, sperando di fare cosa gradita. Insieme potremmo cominciare a ragionare su quanto, a mesi, dovrà prendere corpo. 

Oreste Grani/Leo Rugens