Il complotto Regeni

Se volevate avere una prova dell’esistenza dei “complotti” bastava appassionarvi alla vicenda della morte tragica del nostro compatriota Giulio Regeni. Ora che l’Egitto di Al-Sisi ha avuto “soddisfazione” anche sulla fase che ieri si è “aperta e chiusa” nel giro di un amen, spero che alla Famiglia non rimanga da percorrere se non la strada (questo mi ero permesso di suggerire nella mia marginalità e ininfluenza) della ricerca “scientifica” del movente di questa crudele vicenda. Aver fatto passare il tempo di cui i complottisti (italiani-egiziani-altri) necessitavano per far dimenticare (anche far sparire un po’ di tracce/prove) la storia, nella vana ricerca di uno straccio di alleanza da parte delle autorità italiane, un po’ vi descrive mal assistiti. E non parlo del vostro avvocato. La vicenda, con ieri, si potrebbe considerare entrata nella fase “tombale”. In molti, a decisione presa, hanno respirato e non dal parti del Cairo dove, stavano, dal primo giorno, tranquilli tranquilli. 

Giulio Regeni, ad intuito e senza aver potuto in alcun modo dare vita ad un percorso investigativo, è stato ucciso con un movente preciso e tale spinta generatrice cioè il lungo comportamento criminale tenuto da parte delle istituzioni egiziane (parlo dei giorni del rapimento e della messa in scena della tortura fino all’atroce morte) avevano la finalità di rappresentare agli occhi di terzi (rivali, complici traditori, avviso ai naviganti per gli anni a venire) che dalle parti del Cairo non era proprio il caso di scherzare, se in ballo c’erano macro business o assetti geopolitici

Inconfessabili gli uni o gli altri. O entrambi. Il nostro compatriota Giulio Regeni è stato scientemente scelto, massacrato e ritrovato in modo teatrale, perché alcuni (ritengo italiani) si rendessero conto che Al-Sisi (senza il suo consenso nulla sarebbe potuto accadere) non avrebbe tollerato sgarri. I protagonisti del dramma sono pertanto classi dirigenti, sulle due sponde del Mediterraneo, che pensando ed agendo da veri gangster, erano impegnate, in quel momento preciso, in grandissimi affari e una delle parti, informata o disinformata, sulla lealtà dell’altra ha ritenuto di dargli un segnale fortissimo. Per quello, tra l’altro, proba Famiglia Regeni, non si può tenere nessun processo in Italia. Processo in Italia che nessuno vuole si tenga. A cominciare dalla Banda degli Italiani che all’epoca “ricevette” il segnaleSegnale recepito tanto che nessuno muove un dito per dare giustizia a voi, a Giulio, agli italiani. Italiani che, non a caso, non toccano palla nel Mediterraneo se non come raccattapalle.

Sono 15 anni che avremmo dovuto recuperare ruolo e dignità nel Mediterraneo. Ho scelto i tre lustri come unità di misura per non finire nel millennio scorso e, al tempo, per dare forza all’espressione che trovate a seguire senza citare chi l’avesse resa pubblica:

Ci sono elementi della politica di uno Stato che dovrebbero essere talmente chiari e condivisi da tutte le forze politiche da risultare indipendenti dalle animosità delle fazioni, dagli interessi personali dei governanti e dalle ideologie dei partiti. La scelta di fondo del sistema istituzionale è il principale di tali elementi, seguito immediatamente dalle scelte di politica estera e sicurezza. Queste ultime sono ormai connesse in modo indissolubile e rappresentano i cardini della partecipazione dello Stato alla vita internazionale

Leggete tali affermazioni alla luce della vicenda “Giulio Regeni” e comincerete a capire quale è il danno inferto e come, continuando a trattarci come ci trattano, ci tengano incaprettati. 

Ed ecco la storia del movente: dopo essere stati famosi (erano gli anni ’70-’80) nel mondo diplomatico (e dell’intelligence) per l’espressione “la politica estera italiana è quella della moglie americana e dell’amante araba” dove, paradossalmente, in molti si divertivano a sfotterci perché l’amante ci era poco fedele ed era sempre più costosa e la moglie faceva la gelosa salvo poi sfruttare la stessa relazione extraconiugale per i propri interessi, siamo finiti nel nulla “organizzato” in modo da sembrare qualcosa. Il gioco sessuale e di interesse (moglie e amante) ha fatto credere a troppi, in Italia, alla Farnesina, nelle agenzie di intelligence, e per troppo tempo, che si potesse fare tutto e il contrario di tutto. Il tempo è passato e la commedia all’italiana (tenete conto che negli anni si sono deteriorati anche i protagonisti e quelli subentrati non si sono certo mostrati attori all’altezza) ha lasciato il posto a pellicole di serie C che invece di evolvere verso (anche) la difesa dei diritti umani, lotta seria al terrorismo, promozione culturale e della riconciliazione, strategie tecnologiche per contrastare sete e fame, lotta leale alla criminalità (droga, sfruttamento sessuale, tangenti sulla disperazione), difesa dell’ambiente, ha ballato sul filo del rasoio del traffico e del bando delle armi disumane, della falsa cooperazione economica, dello sfruttamento delle risorse energetiche al di là di ogni limite ipotizzabile. 

Dicevo che si dovrebbe cercare il movente (anzi lo scrivo sin dal 2016) se si volesse onorare il dramma delle ore passate da Regeni ad essere torturato prima di morire. Il movente che ha spinto Al-Sisi a dare l’ordine (questo penso e questo scrivo certo del fatto che nessuno avrebbe osato fare un passo tanto grave senza informarlo) deve essere congruo e deve riguardare l’Italia e l’Egitto. Terzo non è dato. Per questo la presa in giro della Famiglia Regeni deve cessare. 

Se non cessa questa presa in giro, potente Mario Draghi, ti dimostrerai “di cartone”. O di polistirolo. A seconda della chimica molecolare del “movente“.  

Giulio Regeni non è stata una “vittima casuale”, cioè, nell’atto criminoso, non era prevista alcuna vittima è questa è stata prodotta dalle circostanze.

Giulio Regeni non è stata una vittima sbagliata cioè quella che non corrispondeva al progetto iniziale. 

Giulio Regeni è la vittima infungibile cioè insostituibile (in quanto cittadino italiano) e quindi doveva essere per forza lui in quanto insostituibile per caratteristiche peculiari legate a una precisa e motivata scelta della combinazione criminale.

Una marcia in ricordo di Giulio Regeni a Roma. (ANSA/RICCARDO ANTIMIANI)

Perché, sentite a me, di combinazione criminale si è trattato e di “complotto”. Per la combinazione criminale valgono le norme che ieri hanno scudato tutti (e ho scritto tutti) quelli che sarebbero stati chiamati a raccontare quale “pax” vigeva tra Egitto e Italia quel 3 febbraio e quale business sostanziava il movente viceversa dell’orrendo delitto. Per investigare il “complotto” si può viceversa cominciare a fare a meno di forme giuridiche garantiste e si potrebbe insediare, nella sostanza mediatica, un tribunale finalizzato a ricercare i moventi per far emergere i contorni del business inconfessabile che è stato posto alla base dell’azione criminale. A prendere Eichmann e ad impiccarlo si fa sempre a tempo. Sognando, che non è reato, di tornare ad essere uno Stato, degno di questo nome. 

Oreste Grani/Leo Rugens