Mai Silvio Berlusconi al posto che fu di Sandro Pertini

Quindi a sentire alcuni e lui stesso, dopo aver mal vissuto ed operato solo al fine di arricchirsi, consumare famiglie, spargere figli, Silvio Berlusconi deve essere “risarcito” di una qualche cosa e il risarcimento consisterebbe nel piazzarlo, a spese della collettività, fino all’ultimo giorno della vita, al Quirinale, a rappresentare l’unità della Nazione, attribuendogli perfino la forma complessa di Comandante delle Forze Armate. In queste ore ho saputo di essere inquisito ad opera di una Procura della Repubblica per “qualcosa”. Ho dovuto, convocato, nominare un legale di fiducia e indicare un luogo dove essere sempre reperibile. Non conosco il reato. So solo che sono indagato. Questa è la civile procedura. Bene, sono pronto a rispondere di ogni cosa abbia fatto, scientemente o senza capire l’atto grave eventualmente compiuto, ma è doveroso, che il mio avvocato di fiducia non me ne voglia per questo atteggiamento donchisciottesco, anche in questa sede, anticipare che l’ora gravissima (e come definire in altro modo una fase della vita della Repubblica in cui a qualcuno sembri normale eleggere a Presidente della Repubblica il gaglioffo Berlusconi?) mi obbligherebbe, alla mia veneranda età, a non rimanere indifferente a tale blasfema sfida (Berlusconi Presidente della Repubblica!!!), ispirandomi a Sandro Pertini e al suo pensiero “ribelle”.

Vedete, amici cari e pochi sopravvissuti lettori intelligenti, Berlusconi, lui e i suoi gaglioffi, ha governato a lungo questo Paese e nel farlo ha già profondamente cambiato, in peggio, la nostra Italia. 

Il capo dei gaglioffi è il paladino (così si è posto dal primo momento) di quella visione antipolitica (tutto il suo mondo di riferimento ha lavorato in questa direzione) dai tratti geneticamente populisti e violenti (la pistola mostrata oltre al suo pisello lasciato intendere centrale nelle relazioni umane) che ha messo in moto quella personalizzazione del confronto culturale e politico che ci ha spinto, duello dopo duello, lista ad personam dopo lista ad personam, a ritenere ceto politico personaggetti quali Matteo Salvini, Giorgia Meloni, Denis Verdini. Quando Berlusconi, costretto dagli eventi a scendere in campo, lavora con Marcello dell’Utri (ed altri) ad una vera e pensata (senza deriva naturale alcuna ma solo attuando un continuo “complotto”) “egemonia culturale” finalizzata, da quel momento in poi, senza badare a come e con chi, ad una assoluta gestione del potere. E questo lo ha potuto fare piegando, episodio dopo episodio, le regole implicite della Costituzione Repubblicana (regole che ora vorrebbe usare per rifilarvi, a fine vita – ma quando muore? – piazzandosi al Quirinale, un offensivo pernacchio siculo-lombardo) facendo leva sul controllo di tutti i gangli del duopolio televisivo, cambiando, trasmissione dopo trasmissione, volgarità dopo volgarità, deprezzamento dopo deprezzamento, ingaggio dopo ingaggio di questo o di quel presentatore, il modo di fare comunicazione politica, elevando il sondaggio (questo tra l’altro ha fatto il mascalzone) a strumento conoscitivo per eccellenza. Il Capo dei Mascalzoni è riuscito (in questo si è applicato e ha dato il meglio del suo essere un viaggiatore e piazzista) in operazioni di continua mistificazione della realtà, impedendo alla maggioranza dei cittadini di arrivare a distinguere il vero dal falso e soprattutto mai consentendo, nelle sue tribune videoelettroniche (comizi permanenti a suo vantaggio) l’emergere dell’autentico. Un falsario come capo dello Stato?

Non è bastato il discredito internazionale o le macerie economiche e morali in cui ha lasciato il Paese dopo aver avuto a sua completa disposizione per liquidarlo. Una qualche forma di satanica energia (la sua e di Putin?) lo fa, pupazzo disgustoso (capelli e chirurgia plastica permanente), il vero responsabile del deteriorarsi del tessuto sociale della nostra povera Italia. Invece dei milioni di nuovi occupati (cazzaro megagalattico) il Mascalzone è diventato lui sempre più ricco e sempre più in grado di assoldare avvocati.

Per ripartire (a prescindere dal COVID 19 e cioè non poco) occorrerà compiere un grande sforzo narrativo provando, nel racconto fantapolitico futuro, non rimuovere cosa è realmente stato il “berlusconismo” (altro che solo il lontano “fascismo”) che ci ha consegnato, oltre a ciò che avveniva per altre cause “geopolitiche”, alla vigilia del Grande Evento Pandemico, un’Italia zavorrata dalle gravissime disuguaglianze sociali, senza un grammo di giustizia giusta, senza un cambio culturale paradigmatico legato alla Quarta Rivoluzione Industriale (l’Era di Turing di cui per primo ho parlato in questo distratto Paese), senza che modernizzazione volesse dire, anche se non soprattutto, moralizzazione e uso del denaro pubblico affinché nella comunità si creassero opportunità per tutti di sviluppare vocazioni personali (e non solo, come diceva il servo Valter Lavitola in una telefonata agli atti: .., io non credo che ci sia una donna al mondo che se lei le telefona e le dice: «Vieni qua a farmi una pompa», quella non viene correndo. Dottore, lei mi perdoni se mi permetto”, perché le donne d’Italia svolgessero il ruolo di felici fellatrici del Boss. 

Il Boss di Forza Gnocca a offesa imperitura di tutte le donne oneste d’Italia lo volete al Quirinale? Se questo deciderà sovrano il Parlamento non vi lamentate poi se ogni giorno ci/vi ricorderemo che quando in una delle tante libere conversazioni con la stampa fu chiesto al premier perché avesse scelto Giulio Tremonti quale architrave del “futuro miracolo italiano” (stiamo ancora aspettando, a super cazzaro!) senza esitazioni rispose:” Semplice. È il nostro fiscalista.”

Oltre ad essere il fiscalista di Berlusconi, Tremonti (che è ancora vivo e potrebbe combinarne altre) da quel momento in poi è stato anche il fondatore/animatore del principale studio di consulenza fiscale di cui si sono serviti i più grandi imprenditori italiani, cui ha fatto risparmiare tesori nei loro contenziosi contro il fisco. L’altro studio, da non dimenticare, direte, è quello di Fantozzi, non Ugo che è almeno era divertente. Poi, sotto la protezione e l’effetto alone del Grande Mascalzone, come scrive, senza pietà (come deve essere trattata questa narrazione), Enrico Deaglio nel suo Patria 2010-2020 “…Tremonti è diventato lui stesso il Fisco. In una quindicina d’anni (questi sono i mostri sotto le Dune) ha sfornato di tutto: condoni su condoni, cartolarizzazione dei debiti, arrivando perfino a proporre dei fantomatici “Tremonti bond”, ha dato sollievo ai ricchi da intollerabili tasse di successione, ha detassato le donazioni (a chi e per cosa?) ha vagheggiato una “banca del Sud”, ha avversato sindacato e cooperative (non certo per moralizzare gli ambienti), si è detto mercatista, protezionista, statalista, leghista, euroscettico ,sovranista, scrivendo una dozzina (forse sono di più) di libri. Il tutto con grande gioia dei comici, perché Tremonti è azzimato, un elegantone, ha la erre moscia ed è delizioso quando assicura i poveri: “Non non favemo macellevia sociale”.

Solo dieci anni addietro (possibile che siate tutti ormai rincoglioniti e smemorati ?), eravamo quindi a metà 2011, Giulio Tremonti (e cioè Silvio Berlusconi), era l’uomo che doveva risolvere la crisi: mentre il mondo capitalistico si ferma, i conti pubblici italiani sono una voragine. Il duo (questa è la storia vera) Berlusconi-Tremonti non ha la minima idea di come farlo. Dovrebbe imporre tasse (l’opposto del promesso), imposte che dovrebbero saper far pagare (ma loro sono specialisti in evasione fiscale), riformare il sistema pensionistico (di questo state ancora sentendo parlare), casomai imporre una qualche forma di patrimoniale. Ma l’uomo dall’Erre Moscia non è stato nominato per questo. In più mentre ha la testa (o dovrebbe averla) impegnata su queste questioni, viene colpito da una tegola niente male: per il suo consigliere politico, Marco Milanese, tra l’altro deputato di Forza Italia, che abita con lui a Roma, in un appartamento in centro storico di cui il PM di turno, definendolo “nido d’amore” (chissà cosa intendesse dire/alludere?) sostiene che il ministro paghi l’affitto, viene richiesto l’arresto.

Tremonti & Milanese

Accuse gravissime quali corruzione, estorsione,maneggi,ricatti che coinvolgono grandi imprese statali e che potrebbero coinvolgere il ministro. Cioè il fiscalista di Berlusconi. In quelle ore Tremonti è la stessa persona che deve perorare la causa della credibilità (questo vuol dire ricevere prestiti) italiana in Europa.

Berlusconi è stato tutto questo (tra mille e mille altre parti in commedia) e non dimenticarlo (per ora ho lasciato perdere da Cesare Previti a salire, passando per Denis Verdini a scendere e gli ovvi Fratelli Dell’Utri) dovrebbe impedire, a furor di popolo, la sua elezione al Quirinale. Ma in quei giorni farà freddo, forse pioverà se non nevicherà, e agli italiani non saranno rimaste energie sufficienti per impedire lo scempio. A meno che non ci sia il sole. E allora potrebbe essere un’altra cosa. 

Oreste Grani/Leo Rugens 

P.S.

Se Silvio Berlusconi non avesse nominato ministro del Tesoro Giulio Tremonti (“Semplice. È il nostro fiscalista”), lo stesso non avrebbe potuto “invaghirsi” (intendo dal punto di vista professionale e per la super competenza da ex GdF) di Marco Milanese e il soggettone non avrebbe potuto fare neanche un decimo di cosa ha fatto a discapito degli italiani.  La storia non si fa con i se? Vedete di non eleggere Berlusconi, Presidente della Repubblica Italiana. Vedete di non farlo.

Marco Mario Milanese

Da Wikipedia, l’enciclopedia libera.

Deputato della Repubblica Italiana
Legislature
XVI
Gruppo parlamentare
Popolo della Libertà
Coalizione
Coalizione di centro-destra del 2008
Circoscrizione Campania 2

Dati generali
Partito politico
Il Popolo della Libertà
Titolo di studio
Laurea in Giurisprudenza
Laurea in scienza della sicurezza economico-finanziaria
Master in diritto tributario internazionale
Professione
Avvocato; Professore ordinario di Diritto Tributario
Marco Mario Milanese (Milano, 8 settembre 1959) è un politico italiano.
Biografia
Nacque a Milano nel 1959 da genitori irpini di Cervinara.
Suo padre fu direttore dell’Agenzia delle Entrate al Nord.
Milanese frequenta ragioneria e dopo la maturità decide di entrare in accademia e di arruolarsi nella Guardia di Finanza diventando tenente colonnello, collezionando 10 encomi solenni, 13 encomi semplici e sette elogi ed arrivando nel 1994, in piena Tangentopoli, a collaborare con il pm Antonio Di Pietro e il pool di Milano che indagava sull’inchiesta Mani pulite.[senza fonte]
Nel 2001 gli viene affidato un incarico presso il Ministero dell’economia e delle finanze guidato da Giulio Tremonti, diventandone l’anno seguente consigliere politico, delegato alle nomine negli enti pubblici dello stesso Tremonti (incarico mantenuto fino al 2006 e poi ricoperto di nuovo dal 2008 con Tremonti ministro)[senza fonte] congedandosi nel 2004 dalla Guardia di Finanza.
Lo stesso anno, sfruttando gli esami riconosciuti a chi ha frequentato l’accademia, Milanese consegue la laurea magistrale a ciclo unico in Giurisprudenza all’Università di Salerno all’età di 45 anni e si iscrive al registro dei praticanti presso l’Ordine degli avvocati di Milano il 27 settembre del 2007.
Poi apre uno studio nel capoluogo lombardo in zona San Paolo e nel frattempo consegue una laurea magistrale in Scienze della sicurezza economico-finanziaria e un master in diritto tributario internazionale.
Nel 2007 supera l’esame di abilitazione alla professione di avvocato e grazie ad una legge voluta da Tremonti[1] ha iniziato ad insegnare alla Scuola superiore dell’economia e delle finanze.
Ha svolto ruoli di consulenza per diverse aziende pubbliche come Alitalia e Ferrovie dello Stato[2].
Deputato PdL
Simpatizzante di Forza Italia per le elezioni politiche italiane del 2008, Milanese, per richiesta dello stesso Tremonti,[senza fonte] viene candidato a deputato in Campania venendo poi eletto. Milanese viene nominato anche vice coordinatore regionale del PdL in Campania dal coordinatore regionale Nicola Cosentino. Durante la legislatura è membro della Commissione Finanze della Camera dal 21 maggio 2008 al 7 giugno 2011, membro della Commissione Bilancio dal 6 maggio 2010 al 5 dicembre 2011 in sostituzione del Sottosegretario di Stato al Dipartimento per i Rapporti con il Parlamento Laura Ravetto ed infine è membro della Commissione Unione Europea dal 5 dicembre 2011.
Il 21 aprile 2012 viene nominato dal Presidente della Commissione UE della Camera Mario Pescante (PdL), di cui Milanese è membro, relatore del Documento di programmazione economico-finanziaria (DEF 2012) del Governo Monti. Il PD ha giudicato la nomina di Milanese inopportuna[3] e ha chiesto le sue dimissioni essendovi in corso indagini a suo carico. A causa delle polemiche Milanese rinuncia all’incarico.
Nomina alla Scuola Superiore dell’Economia e delle Finanze
Nell’agosto del 2013, Milanese viene riassegnato alla Scuola superiore dell’economia e delle finanze[4], direttamente controllata dall’omonimo Ministero, dove aveva inizialmente preso servizio nel 2007, in seguito ad una norma oggetto di notevoli critiche[2]. La nuova nomina suscita notevoli polemiche, anche per l’entità dello stipendio di Milanese: 194.332 euro lordi l’anno[5].
Indagini giudiziarie
Il 7 luglio 2011 il GIP di Napoli dispone la richiesta di arresto nei confronti di Milanese per il reato di corruzione. Insieme a Milanese sono stati raggiunti dalle medesime misure cautelari il Sindaco di Voghera Carlo Bardieri (PdL) e il commercialista vogherese Guido Marchesi. L’accusa è stata lanciata dall’avvocato Paolo Viscione, settantenne cervinarese che accusa di avere elargito allo stesso Milanese pagamenti non dovuti e costosi regali per un totale di circa un milione di euro. Tali elargizioni, quali cospicui versamenti di danaro e altri donativi quali orologi di pregio, gioielli, auto di lusso (Ferrari e Bentley), viaggi e soggiorni turistici all’estero, erano il corrispettivo della rivelazione di notizie riservate e dei successivi interventi volti a rallentare le indagini condotte dalla Guardia di Finanza, in cui Milanese aveva buoni contatti avendo fatto parte del Corpo stesso e grazie al suo ruolo di consigliere politico del Ministro dell’Economia da cui dipende la Guardia di Finanza, sulle società dell’imprenditore Viscione. Le indagini hanno portato a verificare che Milanese aveva venduto alcuni immobili da lui posseduti in Francia ad altre persone, fra le quali Marchese e Barbieri favorendone allo stesso tempo l’attribuzione di incarichi agli stessi in diverse società controllate dal ministero dell’Economia, quali Ferrovie dello Stato, Ansaldo Breda, Oto Melara ed altre. Dall’indagine emerge come fosse Milanese stesso a gestire l’intera girandola di nomine di competenza del Ministero negli enti pubblici che passavano tutte per lui grazie ad un forte legame con il Ministro dell’Economia Giulio Tremonti di cui Milanese era consigliere. Inoltre emerge che Milanese avrebbe pagato un canone mensile di 8.500 euro di affitto per un appartamento sito nel centro di Roma, di proprietà del Pio Sodalizio dei Piceni in cui però risulta abitare come inquilino lo stesso Tremonti, il quale saputa la notizia decide di lasciare l’appartamento. Infine emergerebbe una divisione interna nel Corpo della Guardia di Finanza divisa in due cordatecostituite in vista della nomina del prossimo Comandante Generale: quella facente capo a Milanese e quella a Michele Adinolfi, Capo di Stato Maggiore del Corpo, vicino al premier Silvio Berlusconi. Secondo quanto riferito da Tremonti ai magistrati egli decise di accettare la casa offertagli da Milanese proprio perché si sentiva spiato e pedinato da alcuni membri della Guardia di Finanza nel periodo in cui dormiva nella foresteria della caserma di via Sicilia a Roma[6]. A causa delle pressioni mediatiche subite, il 26 giugno 2011 Milanese rassegna le dimissioni da consigliere politico del Ministro dell’Economia Giulio Tremonti. Il 9 marzo 2012 la Procura di Napoli ha chiuso le indagini rinviando Milanese a giudizio.
Il 14 settembre 2011 la Giunta per le autorizzazioni della Camera ha approvato la mozione Gava (PdL) per non concedere l’autorizzazione dopo che il precedente relatore il leghista Marco Paolini aveva rinunciato chiedendo che Milanese fosse difeso da un membro del suo partito il PdL, con 11 voti favorevoli (PdL, Lega Nord, Pt, Pri del Gruppo misto), 10 voti contrari (PD, IdV, UdC, Fli) nessun astenuto o assente. Il leader della Lega Nord Umberto Bossi ha ipotizzato liberta di coscienza per il voto in Aula dei deputati leghisti.
Il 22 settembre 2011 la Camera dei Deputati a scrutinio segreto nega l’autorizzazione ad eseguire misure cautelari nei confronti del deputato Milanese con 306 si 312 no e nessun astenuto. Votano contro la maggioranza di Governo composta da Pdl, Popolo e Territorio, Forza del Sud, Partito Repubblicano Italiano e Lega Nord oltre ai Radicali del Pd mentre le opposizioni PD, Italia dei Valori, UdC, Fli, Alleanza per l’Italia, Mpa e LD si esprimono a favore. Non hanno preso parte al voto le minoranze linguistiche (Südtiroler Volkspartei e Autonomie Liberté Démocratie). Sì unanime alla richiesta di perquisizione di tre cassette di sicurezza come richiesto dalla Procura. Assente il Ministro Giulio Tremonti. La Camera prima aveva dato parere favorevole alla perquisizione di tre cassette di proprietà di Milanese in cui erano stati ritrovati alcuni gioielli[7].
Il nome di Milanese emerge anche nell’inchiesta sugli appalti Enav e sui presunti fondi neri di Finmeccanica. Fabrizio Testa è accusato di aver aiutato il deputato a procacciare un acquirente per il suo yacht con una cresta di almeno 250.000 euro, per ottenere un appoggio che lo aiutasse a essere nuovamente confermato nel CdA di Enav. Cosa che però non avvenne, ma venne nominato dal Tesoro alla presidenza di Techno Sky[8]. Il 10 marzo 2012 inoltre la Procura di Roma indaga, in relazione al filone Enav su favori e nomine, Milanese insieme all’ex Ministro dell’Economia Giulio Tremonti per finanziamento illecito di un deputato per l’appartamento in via Campo Marzio in Roma dove Tremonti avrebbe alloggiato da luglio 2010 a luglio 2011 con l’affitto pagato da Milanese. L’ipotesi dell’inchiesta è che l’imprenditore Angelo Proietti, titolare della Edil Ars, abbia pagato di tasca propria, tra 2008 ed il 2009, i 250.000 euro di lavori eseguiti nell’immobile di 200 metri quadrati di via del Campo Marzio per entrare nelle grazie del ministro Tremonti e per consolidare il legame con Milanese il quale, in Sogei, aveva un peso specifico rilevante in materia di nomine e di affidamento di appalti. Il 28 marzo dello stesso anno il Tribunale di Roma lo condanna a 8 mesi di reclusione.
Il 30 maggio 2012 Milanese risulta indagato dalla Procura di Milano nell’inchiesta che ha portato all’arresto Massimo Ponzellini, ex presidente della Banca popolare di Milano ed ex presidente di Impregilo per delle tangenti da circa 6 milioni di euro. Il deputato è indagato per associazione per delinquere e corruzione, perché come risulta nell’ordinanza a carico dell’ex presidente di Bpm, si sarebbe speso da relatore parlamentare per l’introduzione di una legge sul gioco d’azzardo favorevole a Francesco Corallo, titolare della società Atlantis. Le indagini del nucleo di polizia tributaria della Gdf, infatti, hanno ricostruito come nel 2010 Milanese, parlamentare, riuscì a far approvare una legge ad hoc sul gioco d’azzardo per favorire la società Atlantis di Corallo. Legge che rientrava nella necessità da parte dello Stato di reperire, come ha dichiarato un altro testimone, Guido Marino, legale rappresentante della Mag Associati, «risorse per la ricostruzione dell’Abruzzo dopo il terremoto». La legge, in sostanza, ha istituito la possibilità di utilizzare le slot machine videolottery, ossia di nuova generazione. La legge venne approvata e Corallo ottenne anche il finanziamento sospetto di 148 milioni di euro da Bpm guidata allora da Ponzellini per comprare la nuova tecnologia[9].
Il 5 giugno 2014 Milanese risulta tra gli oltre 100 indagati dalla Procura di Venezia per le tangenti sullo scandalo MOSE (che ha portato agli arresti anche il Sindaco Pd di Venezia Giorgio Orsoni e una richiesta di arresto alla Camera per l’ex Governatore del Veneto Giancarlo Galan). Secondo l’accusa avrebbe ricevuto una tangente di 500.000 euro dal Consorzio Venezia Nuova per far sbloccare dal CIPE i fondi necessari per il Mose. Per l’accusa quella mazzetta Milanese l’avrebbe dovuta poi girare all’ex Ministro dell’Economia Giulio Tremonti (di cui era consigliere), che tuttavia non risulta indagato. Il 4 luglio 2014 viene arrestato per corruzione in seguito all’inchiesta sul MOSE.[10]
Note
^ Marco Milanese: la vera storia dell’uomo ombra di Tremonti – Panorama, su italia.panorama.it. URL consultato il 13 settembre 2013 (archiviato dall’url originale il 28 luglio 2012).
^ Salta a: a b Panorama – Notizie di cronaca, politica, economia, tecnologia, cinema, musica, sport e scienza, su blog.panorama.it. URL consultato il 23 aprile 2012 (archiviato dall’url originale il 27 dicembre 2011).
^ Marco Milanese relatore al Def, il Pd: inopportuno
^ SSEF – C.V. Marco Milanese, su ssef.it. URL consultato il 13 settembre 2013 (archiviato dall’url originale il 6 aprile 2016).
^ Milanese condannato e indagato, ma torna a insegnare alla scuola del ministero – Il Fatto Quotidiano
^ Il contrattacco della Finanza “Da sette anni Tremonti non dorme da noi” – Repubblica.it
^ Caso Milanese, la Camera dice no all’arresto, ma per soli sei voti – Corriere della Sera
^ “Yacht in cambio di nomine e appalti” su Milanese arriva una nuova tegola – Repubblica.it
^ Copia archiviata, su corriereirpinia.it. URL consultato il 14 giugno 2012 (archiviato dall’url originale il 25 ottobre 2013).
^ Mose: arrestato Marco Milanese per corruzione, su ansa.it, ANSA, 4 luglio 2014. URL consultato il 4 luglio 2014.
^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.