Stefania Limiti e la fonte autorevole Frédéric Laurent
Strage di Bologna, il documento declassificato del 1981: la prova dei buoni rapporti tra Italia e Arafat che contraddice la “pista palestinese”
Si tratta di un telex mandato dall’Ucigos (la struttura antiterrorismo del ministero dell’Interno) al Sisde (il servizio segreto civile) che prova i rapporti di collaborazione tra l’Olp e il nostro ministero degli Esteri: il movimento di Arafat usava addirittura la cortesia di segnalare alla Farnesina i palestinesi che entravano e uscivano dal nostro Paese. Un’ulteriore smentita a chi ancora nega la pista fascista per la strage del 1980
di Gianni Barbacetto e Stefania Limiti
| 26 Ottobre 2021
C’è un documento che prova gli ottimi rapporti, all’inizio degli anni Ottanta, tra l’Italia e l’Olp, l’Organizzazione per la liberazione della Palestina guidata da Yasser Arafat. Un’ulteriore smentita a chi ancora nega la pista fascista per la strage di Bologna, sostenendo sia opera di gruppi palestinesi. Il documento è un telex mandato dall’Ucigos (la struttura antiterrorismo del ministero dell’Interno) al Sisde (il servizio segreto civile) datato 10 ottobre 1981 e prova i rapporti di collaborazione tra Olp e il nostro ministero degli Esteri. Il movimento di Arafat usava addirittura la cortesia di segnalare alla Farnesina i palestinesi che entravano e uscivano dal nostro Paese. “Per opportuna conoscenza”, si legge nel telex, “informasi che…”: è in arrivo all’aeroporto di Fiumicino un esponente dell’Olp proveniente dal Kuwait via Parigi; e, dal Libano, nel pomeriggio arriveranno due esponenti del comitato centrale dell’Organizzazione, “accompagnati da sei persone, due dei quali addetti servizi di sicurezza”.
Il documento, che il Fatto ha potuto visionare, è stato tenuto segreto fino a oggi e ora è stato declassificato in attuazione della Direttiva Renzi che toglie il segreto alle carte sulle stragi. È di appena un anno dopo la strage di Bologna del 2 agosto 1980 e conferma il buon andamento delle relazioni diplomatiche tra l’Italia e i palestinesi, a dispetto dell’insistenza pelosa di chi ancora oggi – dopo una lunga istruttoria giudiziaria durata ben sette anni e infine chiusa con una archiviazione – continua a sostenere che il massacro alla stazione non sia di stampo neofascista, ma frutto di una barbara operazione di gruppi palestinesi.
Dopo la strage, invece, continuarono i buoni rapporti tra le due diplomazie, frutto dell’azione politica del presidente della Democrazia cristiana Aldo Moro, che promosse il cosiddetto “Lodo Moro” stretto tra italiani e palestinesi: prevedeva il libero passaggio dei palestinesi in Italia, in cambio della garanzia che nessuna azione violenta sarebbe stata compiuta in territorio italiano. Anche la Francia di François Mitterrand, prendendo esempio dall’esperienza italiana, avviò una analoga collaborazione con la Resistenza palestinese introducendo un accordo ritagliato sul “Lodo Moro”. “Se solo avessimo avuto il vago sentore di una responsabilità palestinese nella tragedia bolognese, non avremmo mai avviato una collaborazione del genere”, ci conferma Frederic Laurant, all’epoca (maggio 1981) assistente di François Grossouvre, consigliere di Mitterrand per la sicurezza nazionale, conosciuto nel nostro Paese per il suo libro L’Orchestre noir, sulla strage di Piazza Fontana.
Il telex del Sisde è parte del primo versamento dei documenti relativi alle stragi previsto dalla Direttiva Renzi: una raccolta di carte piena di fascette nere (omissis) e di ritagli di giornale, nella quale pure non mancano carte interessanti come questa. Questa prima raccolta di documenti a cui è stato tolto il segreto fu probabilmente organizzata prima che l’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi stilasse la Direttiva, per iniziativa del Dis, il Dipartimento per la sicurezza (che coordina i due servizi segreti per l’interno e per l’estero, Aisi e Aise). La Direttiva Renzi fu probabilmente “ritagliata” sulle proposte del Dis. Ora quella disposizione è stata allargata dal governo Draghi anche a Gladio e P2. Le prossime raccolte di documenti che saranno versati e desecretati saranno dotate anche di indici, per agevolare la consultazione.
Certo che la pista palestinese è una bufalotta. E non ci volevano documenti desecretati per averne certezza.
Leggo l’articolo della sempre ottima Stefania Limiti (scritto a quattro mani con Gianni Berbacetto) che spero ormai stia bene e mi viene in mente che, in biblioteca, mi mancano due libri: uno è sulla figura storica del pensatore complesso algerino Abdel el Kader e l’altro è proprio un volume scritto da Stefania Limiti su ciò che possa essere ricondotto al “doppio livello”.
Ritengo (direi che sono sicuro) di averli regalati entrambi, anni addietro, a Frédéric Laurent. Non posso aver parlato con lui (e con chi me lo introduceva) di el Kader, come di una mia conoscenza, per ovvi motivi anagrafici, ma ritengo di aver a lungo sottolineato il valore della Limiti. Bene quindi su Bologna (ma chi può avere ancora dubbi sulla matrice fascionazista gelliana della sanguinaria strage?).
Viceversa sul fatto che non sia tutto oro quel che luccica dalle parti di Parigi/Montecarlo (intellettuali raffinati compresi), penso che la studiosa di cose cose complesse debba ancora applicarsi. In attesa di vederla prendere posizione sul memoriale (a puntate) che, da oggi, Mario Mori, speranzoso, affida ad eventuali analisti attenti.
Oreste Grani/Leo Rugens
Tutti fanno finta di non sapere
26 Ottobre 2021
La vera storia del covo di Totò Riina e il falso mito della perquisizione mancata – Il memoriale di Mario Mori
Nelle interminabili discussioni originate dall’attività operativa del Ros dei Carabinieri nel contrasto alla mafia, il punto di partenza è sempre costituito dalla mancata perquisizione del “covo” di Salvatore Riina. Quale protagonista di quei fatti espongo in merito la mia versione. Subito dopo la cattura del capo di “cosa nostra”, nella riunione tra magistrati e investigatori che ne seguì, fu naturalmente considerata l’ipotesi dell’immediata perquisizione della sua abitazione, ubicata a Palermo in via Bernini 54, ma al momento non individuata precisamente, perché inserita in un comprensorio – delimitato da un alto muro di recinzione – costituito da una serie di villette indipendenti.
Prospettata dal cap. Sergio De Caprio, e da me sostenuta, prevalse la decisione di non effettuare la perquisizione. La proposta derivava della considerazione che il Riina era stato appositamente arrestato lontano dal luogo di residenza della famiglia – un suo “covo” non è mai stato trovato – e teneva conto della prassi mafiosa di non custodire, nella proprie abitazioni, elementi che potessero compromettere i parenti stretti. Questa soluzione avrebbe dovuto permetterci lo sviluppo di indagini coperte sui soggetti che gli assicuravano protezione, senza che fosse nota la nostra conoscenza della sua abitazione. L’improvvida indicazione dell’indirizzo ad opera di un ufficiale dell’Arma territoriale di Palermo, che consentì alla stampa, dopo circa ventiquattro ore dalla cattura, di presentarsi con le telecamere davanti all’ingresso di via Bernini, “bruciò” l’obiettivo, e i conseguenti servizi di osservazione del cancello di accesso al comprensorio furono sospesi per il serio pericolo di lasciare dei militari dentro un furgone isolato, esposto a qualsiasi tipo di offesa.
A questo punto anche le indagini che ci eravamo prefissi di svolgere in copertura divennero molto più difficili, stante l’eco addirittura internazionale della vicenda. Malgrado queste difficoltà, la cattura del Riina non rimase un fatto episodico, perché attraverso alcuni “pizzini” trovatigli addosso, fu possibile risalire alla cerchia stretta dei suoi favoreggiatori, procedendo in successione di tempo al loro arresto. La perquisizione della villetta abitata dai Riina venne eseguita solo dopo alcuni giorni su iniziativa della Procura della Repubblica di Palermo, in un quadro di scollamento tra le attività della magistratura e della polizia giudiziaria. Noi eravamo convinti di potere sempre agire nell’ambito delle iniziative preliminarmente concordate, mentre la Procura era sicura del mantenimento del controllo sull’obiettivo. L’equivoco diede luogo all’apertura di un procedimento giudiziario che i sostituti procuratori incaricati, Antonio Ingroia e Michele Prestipino, proposero per due volte di archiviare, ma il Gip, attraverso un’ordinanza di imputazione coatta, decise per l’apertura del processo, con l’ipotesi, a carico mio e del cap. Sergio De Caprio, di favoreggiamento di elementi di “cosa nostra”. La vicenda penale si concluse con la nostra piena assoluzione, perché “il fatto non costituisce reato”.
Leggi anche Mario Mori ci racconta come solo il Ros rimase a combattere la mafia, il memoriale del generale in quattro puntate
Stato Mafia, tutti i nomi coinvolti nella farsa della Trattativa
100 anni dalla nascita di Dalla Chiesa, il ricordo di Mario Mori: “Rivoluzionò il modo di fare indagini”
Duro colpo alla mafia corleonese, sequestrati beni agli eredi di Riina e ai fiancheggiatori di Provenzano
Nella motivazione, la 3° Sezione penale del Tribunale di Palermo, sulla decisione volta a dilazionare la perquisizione, sosteneva testualmente: «… Questa opzione investigativa comportava evidentemente un rischio che l’Autorità Giudiziaria scelse di correre, condividendo le valutazioni espresse dagli organi di Polizia Giudiziaria direttamente operativi sul campo, sulla rilevante possibilità di ottenere maggiori risultati omettendo di eseguire la perquisizione. Nella decisione di rinviarla appare, difatti logicamente, insita l’accettazione del pericolo della dispersione di materiale investigativo eventualmente presente nell’abitazione, che non era stata ancora individuata dalle forze dell’ordine, dal momento che nulla avrebbe potuto impedire a “Ninetta” Bagarella (moglie del Riina, ndr) che vi dimorava, o ai Sansone, che dimoravano in altre ville ma nello stesso comprensorio, di distruggere o occultare la documentazione eventualmente conservata dal Riina – cosa che avrebbero potuto fare nello stesso pomeriggio del 15 gennaio, dopo la diffusione della notizia dell’arresto in conferenza stampa, quando cioè il servizio di osservazione era ancora attivo – od anche terzi che, se sconosciuti alle forze dell’ordine, avrebbero potuto recarsi al complesso ed asportarla senza destare sospetti. L’osservazione visiva del complesso, in quanto inerente al cancello di ingresso dell’intero comprensorio, certamente non poteva essere diretta ad impedire tali esiti, prestandosi solo ad individuare eventuali latitanti che vi avessero fatto accesso ed a filmare l’allontanamento della Bagarella, che non era comunque indagata e le frequentazioni del sito».
Sull’ipotesi, emersa già anche in quel processo, di una trattativa condotta dal Ros con uomini di “cosa nostra”, il Tribunale la escludeva con queste considerazioni: «… La consegna del boss corleonese nella quale avrebbe dovuto consistere la prestazione della mafia è circostanza rimasta smentita dagli elementi fattuali acquisiti nel presente giudizio». A conferma dell’approccio sempre manifestato, fondato cioè sulla convinzione della nostra non colpevolezza, la Procura di Palermo non interpose appello. Malgrado l’esito processuale, che non avrebbe dovuto concedere ulteriori margini di discussione, “la mancata perquisizione del covo di Riina” rimane tuttora un postulato per coloro che sostengono il teorema delle mie responsabilità penali nell’azione di contrasto a “cosa nostra”. In particolare viene sempre citata l’esistenza di una cassaforte – contenente chissà quali segreti – che sarebbe stata smurata ed asportata dall’abitazione del boss e a nulla vale presentare la fotografia, scattata anni dopo e agli atti dei procedimenti giudiziari, che ritrae il mio avvocato, il senatore Pietro Milio, a fianco della cassaforte ancora ben infissa nel muro. Nell’ipotesi peggiore, l’attività investigativa mia e dei militari che comandavo è considerata sostanzialmente criminale. Bene che vada, la tecnica operativa attuata dal Ros, mutuata dal Nucleo Speciale Antiterrorismo del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, è definita come autoreferenziale, quindi non perfettamente in linea con i canoni stabiliti dalle norme procedurali.
Di fronte a queste accuse che considero ingiuste, ritengo di dovere fare alcune considerazioni. Le critiche che mi vengono rivolte, relative alle indagini svolte dopo le stragi di Capaci e via D’Amelio, sono sostenute per lo più da persone che, all’epoca, in quella primavera/estate del 1992, se non erano minorenni, certamente non hanno avuto nessuna partecipazione e conoscenza vissuta degli eventi, per cui esprimono giudizi senza avere presente la realtà di quei drammatici mesi. La società nazionale ed in particolare i siciliani, già profondamente colpiti dal tragico attentato di Capaci, accolsero attoniti la nuova strage di via D’Amelio. Chi si trovava allora a Palermo poteva constatare l’angoscia e la paura diffuse, non solo tra i cittadini comuni, ma anche in coloro che per gli incarichi ricoperti avevano il dovere di contrastare con ogni mezzo “cosa nostra”. Ricordo in particolare come alcuni magistrati sostenessero che era finita la lotta alla mafia e parlassero di resa; ho ancora ben presenti tutti quei politici, giornalisti ed esperti che esprimevano il loro sconfortato pessimismo, valutando senza possibilità di successo il futuro del contrasto al fenomeno. Anche molti colleghi, tra le forze di polizia, avevano iniziato a privilegiare il più prudente e coperto lavoro d’ufficio rispetto alle attività su strada.
Nessuno, comunque, a livello di magistratura ma anche da parte degli organi politici competenti, ovvero delle scale gerarchiche delle forze di polizia, ritenne, in quei giorni, d’impartire direttive o delineare linee d’azione investigative aggiornate per contrastare più efficacemente l’azione criminale di “cosa nostra”. Le istituzioni sembravano dichiararsi impotenti contro l’attacco mafioso. In particolare erano scomparsi dalla scena i protagonisti dell’antimafia militante. In questo sfacelo generale alcuni, e tra questi i Carabinieri del Ros, ritennero invece un dovere, prima morale e poi professionale, incrementare l’attività investigativa, nel rispetto della propria funzione e per onorare la memoria dei morti nelle due stragi. Decisi così d’iniziativa, ma nella mia competenza di responsabile di un reparto operativo dell’Arma, di attualizzare e rendere più incisiva l’attività d’indagine, costituendo un nucleo, comandato dal cap. Sergio De Caprio, destinato esclusivamente alla cattura di Riina ed autorizzai il cap. Giuseppe De Donno a perseguire la sua idea di contattare Vito Ciancimino, personalità politica notoriamente prossima alla “famiglia” corleonese, nel tentativo di ottenere una collaborazione che consentisse di acquisire notizie concrete sugli ambienti mafiosi, così da giungere alla cattura di latitanti di spicco.
Si tenga conto che il cap. De Donno, negli anni precedenti, aveva arrestato Vito Ciancimino per vicende connesse ad appalti indetti dal Comune di Palermo, ma se si voleva ottenere qualche risultato concreto, non si poteva ricercare notizie valide tra i soliti informatori più o meno attendibili, ma avvicinare chi con la mafia aveva sicure relazioni. A proposito del contatto con Vito Ciancimino non posso essere criticato per un’attività riservata nella ricerca di notizie e di latitanti; infatti le norme procedurali consentono all’ufficiale di polizia di ricercare e tenere rapporti con quelli che ritiene in grado di fornirgli informazioni. Ciancimino quindi, libero cittadino in attesa di giudizio, era una potenziale fonte informativa e per questo avvicinabile in tutta riservatezza dalla polizia giudiziaria, così come previsto dall’art. 203 del nostro codice di procedura penale.
(FINE PRIMA PUNTATA – CONTINUA)
Mario Mori
Disinformatori (consapevoli?)
https://www.ilriformista.it/strage-di-bologna-altro-che-pista-fascista-quella-palestinese-fu-indicata-anche-dal-giudice-priore-188268/
"Mi piace""Mi piace"
Disinformatori (consapevoli?)
https://www.ilgiornale.it/news/cultura/strage-bologna-e-pista-palestinese-1881164.html
"Mi piace""Mi piace"
Disinformatori (consapevoli??) 3
https://www.repubblica.it/cronaca/2020/06/27/news/ustica_pista_palestinese-260313275/
Eppure dovrebbe essere chiaro che Olp e Fplp sono due cose diverse…
"Mi piace""Mi piace"
Questo invece è consapevole, perché l’articolo è recente, quindi l’autore aveva a disposizione sentenze ed indagini archiviate. Inoltre, l’autore è un rappresentante eletto, quindi avrebbe il dovere di informarsi, potendo avere accesso, più di altri, al materiale esistente (vedi sopra).
Infine, l’autore è di FdI: disinformazione o pura e semplice coda di paglia?
https://formiche.net/2021/08/stragi-commissione-mollicone/
"Mi piace""Mi piace"
Per non parlare di questo (che è un professionista)
https://www.adnkronos.com/strage-bologna-carlos-pronto-a-testimoniare-a-processo-mandanti_3I67CU1Vsi2BHKHqNfFeQ9
"Mi piace""Mi piace"
Qui roba da professionisti
https://www.adnkronos.com/strage-bologna-giudice-inchiesta-frequentava-capo-palestinesi-fplp-in-italia_K9qcJVQ8ZhxSFCTkJkXgf
(è ora di evidenziare certi comportamenti anche con pignoleria)
"Mi piace""Mi piace"
che fa lo rugens lo sponsor di mori ? la perquisizione ahumme ahumme è presumibilmente avvenuta e secondo dichiarazioni di persona che ha incontrato un ex componente del ros vi è stato anche ALTRO MOLTO POCO COMMENDEVOLE
"Mi piace""Mi piace"
Caro Pietro Vecchio sei anche tu (mi si perdoni la confidenza) tra quelli che ritengono l’arresto Di Salvatore Riina il frutto e il prezzo del compromesso e della nuova pax mafiosa fra lo Stato e la Mafia “moderata “? Sarei molto interessato a conoscere il tuo punto di vista! 🤔
"Mi piace""Mi piace"
Mi sembra che Mori, in sostanza, riproponga la tesi sostenuta in tribunale, dove è stato assolto.
Certamente il testo richiede una lettura molto attenta.
Mi domando: perché (visto che è già abbastanza noto quanto sostenuto in tribunale) abbia sentito il bisogno di “esternare”. Al di là di un umano desiderio di “rivalsa”. Poteva “far parlare” la sentenza.
"Mi piace""Mi piace"
Ho avuto di recente una discussione con un amico a proposito di Mori. Lui sosteneva che si tratta di persona che, comunque, obbedisce a ordini per il ruolo professionale.
Mi ha insinuato il dubbio che non abbia agito di sua iniziativa. Mi domando, però, perché certe esternazioni non le abbia fatte in tribunale.
Sarebbe comunque interessante un “pentito dello Stato” e, per di più, a quel livello…
"Mi piace""Mi piace"
Quanto ad Abdel al Kader, interessantissimo personaggio a cavallo tra due differenti culture (ma anche tra due differenti interpretazioni di mondi meno visibili, non coincidenti con quelle dei contesti storico-geografici), vale la pena di ricordare il suo ruolo di commentatore del magister Magnus Sufi IIbnʻArabî. Un approccio, questo, estraneo agli ideali di Liberte’ Egalite’ Fraternite’ innestati dopo la Rivoluzione Francese su un tronco dalle radici molto più antiche.
"Mi piace""Mi piace"
Non si possono buttare lì degli indizi così appetitosi ad un Cuculo pistarolo
https://www.ladepeche.fr/article/2003/08/21/203051-4-affaires-non-classees-le-suicide-de-grossouvre.html
"Mi piace""Mi piace"
Jean Louis Baudet
https://diapason.typepad.com/diapason/2007/11/lezione-di-fran.html
Gentile sign. Vecchio, se sulla fattura di Riina non ne so abbastanza, mi piacerebbe sapere qualcosina in più sul memoriale Morucci e sul perché quest’ultimo collabori proprio con il generale Mori nell’ambito di una struttura privata che, se ben ricordo, si chiama G-Risk.
"Mi piace""Mi piace"
il pactum sceleris presumibilmente è avvenuto :tu riina ti fai arrestare ma non sarai disturbato più di tanto nel tuo patrimonio; questa tesi è presente anche nel Consiglio delle ombre del generale Serravalle edito da Pironti;
le presunte motivazioni di mori e di de caprio era ed una una presa per i fondelli per coprire la sceneggiata;
prendano per i fondelli qualcun’altro !!!!!!!!!!!
la sentenza assolutoria è la solita manfrina italiota prodotta da un sistema giudiziario che ha paura della verità;
un sottufficiale del ROS che ha partecipato alla sceneggiata è stato ospitato ( !!! ) in quel di Rebibbia ?
il termine ALTRO è chiaro ?
"Mi piace""Mi piace"
In effetti la “tassa Riina ” ,che era dello 0.80% su tutti gli appalti siciliani (invece il 2% era destinato alla famiglia locale dove si svolgevano I lavori appaltati ) , e che venne applicata Dal 1981 (dopo la morte di Stefano Bontade) al gennaio 1993(arresto di Riina) rappresenterebbe una cifra enorme e le confische effettuate costituiscono solo una minima parte del bottino! Inoltre la voglia di Totó u curtu di ammazzare il giudice Di Matteo ,accusatore della trattativa, rafforzerebbe questa storia del patto di tutela del patrimonio! Allora, se questo fosse vero, il patto non sarebbe ancora in vigore solo per Riina ,ma riguarderebbe anche altri coautori della nefanda stagione delle stragi! ;in effetti mancano all’appello ,sulle tangenti applicate ad ogni appalto pubblico siciliano, i nomi dei politici che incassavano il 2%, e i nomi dei controllori (magistrati?forze dell ‘ordine? funzionari e ispettori pubblici?) a cui era destinato lo 0.5% della tangente. Non so perché ma mi riaffiorano in mente le parole pronunciate dal defunto Pisciotta : “In Sicilia forze dell ‘ordine ,mafia e politica sono come patri, figghiu e spiritu santu”!
"Mi piace""Mi piace"
Ancora su Bologna: il documento conferma quanto affermato da Armando Sportelli, che ritengo fonte attendibile.
Certo è che a qualcuno, fuori dall’Italia il Lodo Moro non piaceva affatto. Sportelli dice che gli israeliani ne erano a conoscenza e che, tutto sommato, comprendevano. Altri (europei) li immagino assai meno comprensivi.
Mi domando, quindi, se “sotto” al Lodo Moro qualcuno (fuori dall’Italia e con complici italiani) qualcuno non abbia “infilato” un “sub-lodo”, finalizzato a vanificare, rendendolo “imbarazzante” (modello Regeni, per intenderci). In generale e, in particolare, agli occhi degli israeliani (vedi attacco alla Sinagoga a Roma).
Bassam Abu Sharif, che da portavoce del Fplp ai tempi dei dirottamento aerei si è trasformato in sherpa nelle trattative degli accordi di Oslo (tristemente naufragati e per i quali ha perso la vita Rabin), ha parlato per due ore davanti alla Commissione Moro (quella di Fioroni) dicendo, in realtà, ben poco. Tessendo le lodi di Moro (e sostenendo di essere stato allertato per contribuire alla sua liberazione), ha confermato l’esistenza di un accordo, ma ha affermato di dire la verità, ma non tutta.
Soprattutto sulle domande riguardanti la vicenda di Ortona non mi è sembrato esaustivo (ma, se ben ricordo, alcune parti dell’audizione sono state secretate).
E, d’altra parte, a me risulta che l’Olp fosse un network di sigle che comprendeva Fatah (la componente “moderata” guidata da Arafat, che era anche il leader dell’Olp) e il Fplp. È, del resto, lo stesso Bassam Abu Sharif che, nel libro “My best enemy”, racconta dei contrasti (ufficiali) anche duri tra le due organizzazioni, così come quello tra Arafat ed Abu Nidal. Indubbiamente la necessità di Arafat era quella di tenere insieme l’Olp, evitando una frammentazione nociva per la causa palestinese.
Ascoltando l’audizione in Commissione, ho ritenuto Bassam Abu Sharif una fonte meno attendibile di Sportelli.
Per quanto ne so io (ben poco, in realtà: frammenti di discorsi che vorrei continuare) da fonte diretta, personaggi come Stefano Delle Chiaie hanno avuto rapporti con i palestinesi, facendo “favori” (armi). E certamente persone direttamente (per motivi familiari) legate ad Arafat (con ruolo “diplomatico” e non “operativo”, mediante interlocuzioni sicuramente con Andreotti e con esponenti vaticani) appartenevano anche al Fplp (per motivi ideologici).
"Mi piace""Mi piace"
Dibattito vivace. Che Leo Rugens non faccia lo sponsor di Mori è cosa certa ,negli anni. Che Mori vada letto e, approfondito, è cosa altrettanto certa.
"Mi piace"Piace a 1 persona
nel 1990 un avvocato in rapporti con pecorelli ha esternato allo scrivente che il defunto considerava morucci l’infiltrato del sismi nelle b. r.; urca la bepa morucci ha partecipato agli omicidi palma e tartaglione ( e poco dopo paolella in perfetta conseguenza ) ;che cosa ha scoperto la commissione fioroni? nel 1990 il sisde ha reclutato quale consulente morucci;perchè questo bailamme ? perchè il sistema giudiziario è fuggito non inquisendo la triade andreotti-pci-craxi,centrale italiana perfettamente ricattabile di un più vasto potere criminale internazionale ha esposto l’italia alle stragi ed affini; il primo probema era è e sarà giulione
"Mi piace""Mi piace"
La differenza tra l’ottimo Mino Pecorelli e il sottoscritto è banalmente che io Valerio Morucci non solo lo conoscevo bene ma lo attenziionavo sin dai primi anni ‘/0. Penso di essermi fatto pertanto un’idea sulla spregiudicatezza leninista di Morucci (anche di Franco Piperno e di Lanfranco Pace suoi compagni in Potere Operaio ). Ho scritto spregiudicatezza leninista così ho detto la mia sull’eventuale appartenenza, sotto le varie forme possibili, di Morucci al Sismi. Sempre tenendo presente, per verità storica, che il SISMI non è esistito formalmente fino alla data dell’insediamento, cioè il 22 maggio 1978, Moro già morto e Morucci, eventualmente, doppia croce, da alcuni anni. Ma si chiamava SID ed era altra “cosa”. Comunque il memoriale di Mori potrebbe servire anche come spunto per mettere in chiaro, in “zona Cesarini” alcuni grovigli bituminosi degli anni passati. Tra gli altri grovigli perfino le cattive frequentazioni quali quella di Mori con Morucci.
O.G. personalmente.
"Mi piace""Mi piace"
Del testo di Mori la cosa più interessante mi sembra questa:
“L’improvvida indicazione dell’indirizzo ad opera di un ufficiale dell’Arma territoriale di Palermo, che consentì alla stampa, dopo circa ventiquattro ore dalla cattura, di presentarsi con le telecamere davanti all’ingresso di via Bernini, “bruciò” l’obiettivo”
"Mi piace""Mi piace"
E anche questo mi sembra interessante
https://www.ildubbio.news/2018/05/23/la-procura-di-palermo-cosi-favori-la-mafia/
"Mi piace""Mi piace"
Cara Cuculo Vigile alla testimonianza del pentito Giuseppe Li Pera sul sistema di appalti e sugli eventuali insabbiamenti da parte di Alcuni pm palermitani per danaro o amicizie ,andrebbero aggiunte le parole…e per parentele! Inoltre, riaggaciandomi alle considerazioni di Pietro Vecchio, anche per il presunto “artificiere ” di Capaci potrebbe essere valido il patto :noi ti lasciamo godere il patrimonio e tu ci racconti qualche piccola verità ,alcune mezze verità e molte flatulenze : Le parole intercettate dalla GDF ,un paio di anni fa, in una conversazione telefonica del ex giudice Silvana Saguto sul tesoro di Brusca ,come mai non hanno avuto seguito? IL “Capraro “,cosí é stato definito da un Russo (sedicente ex agente KGB) ,non avrebbe mai potuto colpire un auto in corsa ,con un telecomando a distanza, in quel contesto ambientale ed orografico, con un grado di difficoltà che avrebbe messo in imbarazzo anche un esperto di esplosivi come spiegó agli inquirenti ed ai giudici un mio caro amico, uomo colto e intelligente, che tentarono di coinvolgere come possibile artificiere della strage e che addirittura spiegó loro, con dovizia di particolari, che il trasmettitore del segnale-impulso che scatenó la deflagrazione si trovava con altissima probabilità nel Auto del giudice Falcone!
"Mi piace""Mi piace"
Sull’artificiere e sulle difficoltà tecniche dell’esplosione (paragonabile a quella dell’attentato a Carrero Blanco) rimando proprio all’ottima Stefania Limiti di “Doppio Livello”, dove si sostiene il successivo “rafforzamento” dell’esplosivo così come il fatto che lo stesso Brusca, che “spinse il bottone” potrebbe anche essere convinto di essere l’autore materiale della strage pur essendolo solo in parte.
Del resto, Falcone non aveva forse parlato di “menti raffinatissime”?
"Mi piace""Mi piace"
Carrero Blanco
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Operaci%C3%B3n_Ogro
"Mi piace""Mi piace"
please sono splendido splendente e anche modesto: le prime dettagliate informazioni su mafia-appalti giulione e sodali ( pci e benedetto detto bettino ) sono state inviate dal sottoscritto nel mese di agosto 1986 anche a falcone che come ripetuto pur non urtare contro giulione non ha voluto penetrare il super cretino c.n.r. ; stia zitto mori sulla bruciatura del covo di totò ed abbia il coraggio di ammettere o smentire quanto dichiarato da un suo ex sottufficiale ad un appartenente della polizia di stato entrambi ospiti forzosi del ministero della giustizia e quando il secondo ha riferito al sottoscritto dopo molti anni dalla BRILLANTE operazione la dichiarazione del primo su ALTRO ho avuto ulteriore conferma della NON buona fede di mori
"Mi piace""Mi piace"
Pietro Vecchio una domanda please….per caso questo ex sottoufficiale del Ros era quello adetto all ‘istallazione della telecamera di fronte alla Villa di via Bernini dove risiedeva totó u curtu? E, sempre per caso, si tratta di un sottufficiale ros che venne condannato per essere una “talpa ” della Mafia? Glielo chiedo solamente perché sto effettuando un test auto diagnistico sulla mia intelligenza! 😂😂😂 cosí tanto per capire se posso continuare con i miei interventi oppure limitarmi a leggere quelli degli altri! 😉
"Mi piace""Mi piace"
piero geraci è troppo intelligente e questo può essere un problema;circa 29 anni orsono nel corso di un breve colloquio con l’allora procuratore generale mancuso ho manifestato la mia viva contrarietà perchè un funzionario del cnr era stato prosciolto in sede di istruttoria formale,rara avis con il codice di procedura ante 1989,pur in presenza della prova documentale di gare anche con ditte inesistenti;l’interlocutore dopo aver ottenuto il placet all’utilizzo del tu ha dichiarato ” sei troppo intelligente ” ed alla mia interlocuzione ” procuratore meno male ” ha risposto puntando il dito ” alle volte può essere un problema “;leo rugens ancota non ha pubblicato l’articolo di OP con avvertimento a giulione di NON frequentare l’hotel faraglioni nella zona di piazza indipendenza; IL funzionario in questione è stato tacciato di conoscenza con giulione
"Mi piace""Mi piace"
Forse un giorno avró il piacere di incontrare di persona O. G e P. V; e vi racconterò qualche episodio su quanto sono cretini I malvagi!; Ti auguro una buona serata! A risentirci a presto! 😉
"Mi piace""Mi piace"
Novità dai Graviano?
https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/10/27/mafia-e-stragi-1993-la-procura-di-firenze-vuole-verificare-le-dichiarazioni-di-graviano-perquisiti-familiari-e-presunti-fiancheggiatori/6369786/
"Mi piace""Mi piace"
È proprio vero che Chi pratica con lo zoppo inizia a zoppicare, in siciliano si dice cu pratica…insigna! È possibile che da quando seguo il blog di Leo Rugens ho incominciato a sviluppare la sindrome di Milarepa? 😂😂😂:il 24 ottobre avevo postato un commento a Cuculo Vigile sure Berlusconi, Nonno Quartararo e dei suoi nipotini!…ed oggi sul fatto quotidiano… 😂😂😂;mi sa tanto che mi conviene farmi fare la patente di “iettatore ” e farmi compare da politici e mafiosi! 😂😂😂
"Mi piace""Mi piace"
Campare non compare!
"Mi piace""Mi piace"
Compare ci stava bene, però 😆
"Mi piace""Mi piace"
A qualcuno sarebbe piaciuto molto diventare mio compare, specialmente quando ero consigliere comunale; ma disgraziatamente ,come diceva Al Capone, lo sai qual’é il problema delle persone oneste? :Che sono rimaste in poche e quelle poche costano un occhio della testa! 😂😂😂
"Mi piace""Mi piace"
La cosiddetta pista palestinese per capire chi fu dietro alla strage di Bologna del 2 agosto 1980 è una chiara bufala. Ma anche chi come di recente il nostro Presidente della Repubblica (pure in perfetta buonafede sia chiaro) afferma che la matrice delle stragi che hanno insanguinato la storia recente d’Italia e’ fascista dice una solenne cagata.
Le grandi stragi d’Italia hanno matrice “guerra fredda” e sono state eseguite:
1. nel solco di una strategia volta alla cosiddetta stabilizzazione del fronte interno (obiettivo di portata strategica in un warfare come quello della guerra fredda, che fu perseguito da entrambi i blocchi contrapposti, ma con mezzi diversi dati i loro diversi assetti socio-politici: con azioni e organizzazioni occulte e clandestine nel blocco a guida USA GB , più palesemente e con l’impiego dei carrarmati nel blocco a guida URSS, dove non era necessario rendere conto all’opinione pubblica e ai mass media) le stragi e gli attentati avvenuti tra il 12.12.1969 (Piazza Fontana) e il 1973 (Questura di Milano);
2. Invece le stragi avvenute tra il 74 e almeno l’84 furono eseguite nel solco di strategie proprie (e per lo più criminali) dell’organizzazione clandestina (Organizzazione X la chiamano Cavallaro e Spiazzi interrogati all’inzio del ’74 dal PM padovano Tamburino nell’ambito dell’indagine Rosa dei Venti) che nel corso degli anni sessanta fu creata e dispiegata sul territorio europeo-occidentale – ma soprattutto in Italia, considerato dai comandi di guerra fredda per parte occidentale un Paese a rischio e sempre pronto a cambiar bandiera, vista la forza del suo PCI – per potare avanti quella strategia di guerra non ortodossa a bassa intensità (strategia della tensione) di cui abbiamo detto nel precedente punto 1 e finalizzata, come si è già qui osservato, alla stabilizzazione del fronte interno . L’organizzazione parallela e clandestina X sulla carta non esisteva e pertanto quando nel 74 all’incirca le strategie di guerra fredda del blocco occidentale cambiarono, l’inesistente (ufficialmente ) organizzazione X non pote’ essere smantellata con un’ordine di servizio : continuò a esistere clandestinamente, perseguendo appunto propri deviati scopi e divenendo una mostruosa “agenzia del crimine ” (definizione del superprefetto Domenico Sica) con legami articolati e di varia natura con la grande criminalità organizzata e con organizzazioni di estrema destra di stampo neofascista, i cui deliranti membri furono infiltrati, utilizzati manipolati e infine “consegnati” agli inquirenti quali colpevoli precostituiti, dalla sofisticata e superaddestrata organizzazione X .
Le stragi d’Italia sono dunque un collateral damage delle strategie e del tipo di “armi” che furono impiegate dal comando occidentale in guerra fredda per stabilizzare il proprio fronte interno. Ecco perché definirle di matrice fascista è riduttivo e involontariamente depistante.
"Mi piace""Mi piace"
mi inchino non fisicamente per qualche acciacco a carlo pelago ma devo ripresentare una domanda: giulione era una mera comparsa ? purtroppo pecorelli non ha capito in tempo che aveva attivato un gioco a 360 gradi contro giulione ;
di conseguenza come avvenuto nel febbraio 1994 allorchè l’allora procuratore presso la pretura ( di mauro ) ha avvertito lo scrivente di ” guardarsi le spalle ” perchè la mia azione di disarticolazione contro il super cretino c.n.r. avrebbe spalancato il portone all’anticrimine contro l’antistato, il problema è stato ,è e sarà giulione e sodali;
ho letto che pecorelli ha comprato illo tempore un villino a via di villa zingone n.16 per la mangiavacca pagato con sottostima,85 milioni di lire ed il valore nel 1994 come risulta dalla indagine dell’allora p.m. salvi era di di almeno SEI volte superiore;
domanda per leo: mori è stato uno degli informatori di pecorelli ?
in buona sostanza falcone ed altri prima e dopo di lui non hanno mai puntato su giulione anche per la presenza protettiva del sistema piazzale clodio-piazza cavour
"Mi piace""Mi piace"
Controdomande: Pecorelli era imbeccato da Mori su input del generale Dalla Chiesa? La cintura di sicurezza stesa attorno al “gobbuto ” non era stata assaltata da Falcone ma aggirata da Dalla Chiesa? Pecorelli si limitava al ruolo di mero medium di messaggi o ci lucrava ?
"Mi piace""Mi piace"
è vero che alcune ore dopo l’omicidio pecorelli presso un notaio con studio in piazza cola di rienzo vi è stata la riunione di diverse persone per la divisione degli immobili del defunto ? per falcone: nel giugno 1997 ho inviato al vigna il piano operativo di battaglia contro il trio giulione-pci-bettino ed in quella occasione ho comunicato quanto riferito da un ex collaboratore di pecorelli ben collegato con mori ed affini; secondo la gratuita informazione il ros riteneva che falcone avesse rapporti poco ortodossi con totò per la utilizzazione contro giulione,operazione fallita per sottovalutazione dei rapporti micidiali tra totò e giulione;
"Mi piace""Mi piace"
Che ci fosse qualcosa di Marcio in… Sicilia ,ne ebbi contezza quando ci furono una serie di strani omicidi nelle file dei corleonesi, compiuti dal gruppo di fuoco di Contorno e i suoi cugini grado; un corvo dal palazzo di giustizia palermitano incominció a gracchiare (lettere in forma anonima) affermando che Falcone volesse stanare I latitanti corleonesi servendosi di quello squadrone della morte; in seguito Contorno e i suoi cugini furono arrestati! Indovina da Chi? Dal poliziotto …di giorno ed agente sisde di notte…Arnaldo LA Barbera ! Totó e Giulione avevano rapporti micidiali che risalivano fin dai tempi dell’omicidio del fratello dell’attuale presidente della Repubblica :non dimenticare che quando Sindona fece il finto sequestro di se stesso, lo fece per riferire a Bontade, inzerillo and company… sulla sorte dei capitali finanziari ricevuti dalla Mafia palermitana e quando Giulione si incontró a Palermo con Stefano Bontade ,per discutere anche del “problema Piersanti Mattarella “,venne minacciato dallo stesso Boss che gli disse che se non provvedeva lui a risolvere il problema ci avrebbe pensato Lui personalmente e che gli avrebbe tolto tutti I voti che ” gli amici degli amici ” gli avevano garantito fino ad allora!; LA scalata Ed aggregazione unitaria di Cosa Nostra (e conseguente sterminio di tutti I boss palermitani) sotto Totó u curtu potrebbe essere scaturita(e facilitata) dalla necessità di neutralizzare le minaccie rivolte a giulione?
"Mi piace""Mi piace"
piero non così versato nelle segrete cose palermitane ma la stessa fonte, ripeto gratuita e veritiera come ho riscontrato allorchè ha anticipato alcuni fatti poi avvenuti relativi al sottoscritto, ha riferito su ros-falcone-totò-giulione che il ros,qundi mori, riteneva il contorno implicato nel caso lima con vulgata differente da quella ufficiale ( mafia versus giulione ); in prosieguo quando contorno è stato attenzionato con un ordigno non innescato sulla via palombarese allora ho detto a me stesso ” toh chi si rivede”;
anche il generale serravvalle nel consiglio delle ombre ( pironti editore ) ha avallato questa tesi ufficiosa;
tolgo dall’imbarazzo per comunicare che nel giugno 1997 vigna ha ricevuto il piano operativo di battaglia ed OVVIAMENTE ” se l’è svignata ” !!!
"Mi piace""Mi piace"