Qualche assonanza intorno al nome di Etienne de la Boetie?

Chi mi conosce sa che tengo a ciò che è prima e ciò che viene dopo. In questo caso, mi sembra che il riferimento culturale ad Etienne de la Boetie sia in “contemporanea” tra il luogo telematico animato da Alessandro Di Battista e questo marginale e ininfluente blog. Ci siamo rivolti con la mente, qualche minuto prima o dopo, alle stesse fonti e agli stessi maestri.
Forse, è ho scritto forse, in tempi drammatici, accade anche questo. Anche alcuni riferimenti alle cronache politiche contemporanee le trovo in sintonia. Certamente in tempi così pericolosi per la democrazia e quindi per la libertà meglio trovare punti di contatto che di distanza. Compreso il pollice alzato del senatore Mario Michele Gianrusso. Ho trovato onesto riscontrare l’assonanza.
Oreste Grani/Leo Rugens
P.S.Il blog di Di Battista è una corazzata con migliaia e migliaia di “lettori”. Leo Rugens è certamente un mini vascello ma che naviga, sicuro e libero, da prima che DiBa entrasse in Parlamento.
DA UN ORFANO AD UN ALTRO. OVVERO COME DESCRIVERE UN FILO ROSSO CHE UNISCA ETIENNE DE LA BOETIE A MARIO DRAGHI
La preziosa lettrice Cuculo mi ricorda, con grande tempismo, facendo citazioni, radici profonde della democrazia e dell’amore per la repubblica. Recupero il suo spunto e lo traduco almeno in un post. Poi, se mi volete fare felice, che qualcuno suggerisca agli amici francesi di cosa dobbiamo arrivare a ragionare per ridare fondamenta a questa Europa, fragile come non mai. E lo scrivo proprio nel momento in cui l’UE sembra ritrovare ruolo e forza grazie alla presenza di Mario Draghi. Ci vuole altro. Con rispetto al banchiere anche italiano.
Oreste Grani/Leo Rugens


Cuculo vigile in ha detto:
“Dove mai prenderebbe i tanti occhi con cui vi spia, se non foste voi a fornirglieli? Come disporrebbe mai di tante mani per colpirvi, se non le prendesse da voi? E i piedi con cui calpesta le vostre città, dove mai li troverebbe, se non fossero i vostri? Come mai farebbe ad avere potere su di voi, se non gli provenisse da voi stessi? Come oserebbe mai attaccarvi, se non d’intesa con voi? Cosa potrebbe mai farvi, se voi non foste ricettatori del bandito che vi deruba, complici dell’assassino che vi uccide e traditori di voi stessi?”
Colpisce la preveggenza delle parole, tratte dall’opera “Discours de la servitude volontaire” del tardo umanista Etienne de La Boetie (1530-1563).
Fu a lui che, nonostante la giovane età, la colta ed intelligente regina italiana, Caterina de’ Medici (fino al XX secolo vittima di una “leggenda nera” che la descriveva come sanguinaria), affidò il delicato incarico segreto di riconciliazione interreligiosa nel quadro della costruzione di una difficile politica di pace e tolleranza in un’Europa dilaniata dal conflitto tra cattolici e protestanti che culminerà nel massacro degli ugonotti della Notte di San Bartolomeo (1572).
Legato a Montaigne – per il quale i veri barbari non erano i “selvatici” abitanti del Nuovo Mondo, ma gli europei, corrotti ed in preda ad una profonda crisi morale – che a lui si ispirerà per le sue riflessioni sull’amicizia, virtù necessaria alla vita e cemento della comunità, contenute nel Libro Primo degli Essais (1588).Interessante, tra l’altro, la condizione di orfano di Etienne de La Boetie che, analogamente al contemporaneo Mario Draghi, ne consentirà la “coltivazione” da parte dei circoli intellettuali più avanzati dell’epoca.
https://it.wikipedia.org/wiki/%C3%89tienne_de_La_Bo%C3%A9tie
Mi spiego il perché la citazione, dalla quale è partita la mia riflessione ed il mio approfondimento, imperversi su Twitter!!
A dimostrazione che Dibba, come è chiamato (ed amato!), è davvero una corazzata in grado di dichiarare guerra. Il rischio è, però, di sparare all’impazzata, in modo inefficace.
Devo dire che a me Dibba sta molto simpatico e mi sembra che, fino ad oggi, non si sia mosso male. La critica che gli viene mossa, e che ha qualche fondamento, è che è facile sputare sentenze “da fuori”, senza “sporcarsi le mani” con le sostanze schifosette descritte a suo tempo da Rino Formica.
Vero è anche che nel seguito, molto ampio ed “innamorato”, c’è davvero di tutto e non è detto che, di fronte alla prima eventuale “incoerenza”, non sia pronto a girargli le spalle, dirigendosi verso altri lidi poco desiderabili.
È questo il triste lascito del tradimento dei 5s: una rabbia ancora più intensa ed esasperata rispetto a quella che, nel 2018, aveva regalato il 33% al M5S e che appare sempre meno disposta ad ascoltare ragionamenti complessi.
Ho l’impressione che, almeno una parte dei seguaci di Dibba, lo sia divenuto in difesa di quest’ultimo dagli attacchi pesanti e diffamatori riservatigli, a partire dall’estate 2019, da parte di operatori dei social (veri e propri professionisti provenienti da ambienti di destra e di Forza Italia/Mediaset) al soldo dei fautori di una “normalizzazione” del M5S tra le braccia del PD.
Scrivo “al soldo” perché è evidente il desiderio di questi prestatori d’opera di un qualche ingaggio (che probabilmente già hanno ottenuto da singoli parlamentari/senatori/europarlamentari). Sarebbe interessante capire chi paga (e con quali soldi) questi personaggi, privi di un minimo di cultura di base ma bene istruiti (con specifica documentazione più o meno attendibile pronta per ogni risposta) e presenti a tempo pieno su Twitter. È difficile, infatti, pensare che chi sta 24h su Twitter abbia un lavoro e che sia soltanto un attivista. Tanto più se tali attività (più diffamatorie che propositive) si intensificano a ridosso delle scadenze elettorali (ed in particolar modo in Sicilia…).
Noto, ad esempio, che proprio in questi giorni stiamo emergendo strane coincidenze, con finanziamenti finiti sia alla Fondazione Open (oggetto proprio per questo di un’inchiesta) che ad un imbarazzante europarlamentare (che vergogna!), oltre tutto cugino di un segretario provinciale PD in terra di Sicilia…
Giacché ci sono, spendo due parole sulla disfida dei capigruppo del M5S ed in particolare sull’elezione al Senato della senatrice Castellone in seguito al ritiro del senatore Licheri, proposto da Conte.
La Castellone viene presentata dai quotidiani nazionali, sempre più scadenti ed inclini al copia incolla, come “dimaiana”. Pare che quest’ultima, in realtà, risponda invece al senatore fatto della morbida sostanza dei salumi marchigiani, inviso ai dalemiani, che prima, con l’accordo di Tirana, lo hanno affiancato a Mr Bean-Speranza considerandolo innocuo ed ininfluente, e adesso lo stanno scaricando passando alle Iene (via FdI), a puntate, le magagne varie sulla clinica Nuova Villa Claudia (ma non ancora le informazioni sul suo amico Cavallaro, vicino alla coppia Amara & Calafiore tanto quanto l’orrida Iena ridens, che comunque circolano da tempo sui social).
Si sostiene che il ruolo dei capigruppo sia fondamentale nelle trattative per l’elezione del Presidente della Repubblica. Penso con orrore all’eventualità che a dirigere le danze sia proprio l’ingombrante senatore che già tanti danni ha fatto sostenendo tutto e il contrario di tutto riguardo alla pandemia!!
Non che mi faccia star meglio l’idea che a gestire la situazione sia Giuseppe Conte, ospite gradito (insieme a Gianni Letta e lo stato maggiore del pessimo PD romano, compreso il ben noto Venafro) della festa per i 70 anni dell’immarcescibile tricheco thai. Che, fattosi vecchio, non so se abbia perso il pelo, ma certo non il vizio. Mi riferisco, ovviamente, alla riproposizione del c.d. “modello Roma”: all’allegro festino, infatti, era presente anche Roberto Morassut che, escluso dalla giunta anche per interposta persona (cioè la sua “tecnica” di fiducia all’urbanistica) non vede l’ora di rientrare dalla finestra, con buona pace della presunta autonomia del sindaco Gualtieri che, a giudicare dalle foto, non appare poi così entusiasta.
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