Ci volete cortesemente spiegare perché “finanziamo” l’ISI?

 

Ma si, lucido, lungimirante ambasciatore Ettore Sequi aveva ragione lei (e per tanto con questo post mi scuso) ci sono talebani buoni e su quelli, come Farnesina, dovete puntare. Vediamo di conoscere meglio questi virtuosi cittadini di Kabul. Sono per caso quelli che hanno provveduto ad abbattere la povera Frozan Safi e le sue compagne di sventura? Ma se erano buoni perché passano per le armi, con modalità rituali feroci, le donne? O forse i taliban buoni, quelli con cui lei potrebbe aver dialogato, a lungo, anche a nome del suo datore di lavoro (il popolo italiano comunque all’oscuro di tutto), sono come le mosche bianche, per cui non contano un cazzo di niente? Ma chi le ha dato il bene placet per una tale folle e autolesionistica politica estera? Perché spendere i nostri preziosi soldi per gente come i taliban è da masochisti e quindi le vostre perversioni geopolitiche ve le pagate con i vostri beni personali. Se ne avete alla luce del sole. Altro vuol dire favorire in realtà, indirettamente (ma ormai non tanto), il disegno di chi guida l’intelligence pakistana che si prefigge (ma lei di queste finalità è informato dalle nostre agenzie stracostose e sopraorganico?) di arrivare ad annettere il Kashmir (e non per tosare pecore), dopo aver controllato l’Afghanistan, al fine di rafforzare il già robusto programma atomico nazionale. 

L’intelligence pakistana (ma io penso che queste cose non possiate non saperle), dopo gli esordi incerti dei primi anni successivi alla separazione dall’India (i “servizi” erano una qualche forma di polizia territoriale organica al Ministero dell’Interno) è una strutturona denominata Inter-Service Intelligence (ISI), responsabile di una maniacale (in realtà così dovrebbe sempre essere in una struttura nata con quelle finalità) raccolta di informazioni all’estero. Tramite emigranti (anche qualche Sick ben integrato?) arrivano perfino a raccogliere informazioni nella lontana Italietta. Ovunque senza mai dimenticare che il Grande Gioco è talmente complicato (matrioske e scatole cinesi si sprecano) che negli anni i servizi segreti sauditi (quanti sono e chi li controlla?) si dice abbiano reclutato più di seimila (che numero, se fosse vero!) “arabi” cercandoli (e forse trovandoli) tra Asia e Nordafrica, inviandoli poi all’ISI per l’addestramento e la successiva infiltrazione in Afghanistan. E dove servissero. Spendendo tonnellate di petrodollari. Che a questo tra l’altro servono oltre che a mantenere gli harem. 

Avete idea di che razza di rapporto d’acciaio si determina tra il reclutatore e il reclutato, spesso tirato fuori dalla fame in cui si trovava? Tutto schedato e coordinato dai militari dell’ISI. Tutta la storia che sentite raccontare (complotti, doppi e tripli giochi, prese per il culo paradossali) di Osama bin Laden, ad esempio, non è una storia maturata nella CIA (che ha le sue responsabilità ma sono, spesso, capire poco o niente di tali arzigogoli e di farsi fare fessa) ma dentro all’ISI. E voi volete continuare a far pervenire genericamente soldi ai talebani e cioè all’ISI? Lasciate perdere le sfumature incomprensibili. Chi sostiene i talebani consegna denaro e futuro nelle mani dell’ISI. In più, ambasciatore non può non saperlo, il Pakistan è anche un paese permanentemente instabile dal punto di vista politico, diciamo parlamentare. E’ un groviglio di mille forme di islam fatto di chi si mostra più radicale in continuo alternarsi nelle stanze del potere. Stanze che comunque consentono di trafficare lecitamente con le armi nucleari. E a proposito di nucleare tenete presente che in Pakistan non mancano certo le centrali nucleari dedicate alla produzione di energia elettrica. Le hanno fabbricate inizialmente i signori della Canadian General Electric, nei lontanissimi anni sessanta, ma la collaborazione mi sembra che si interruppe nel 1975 per timori di “proliferazione nucleare”. E spero che capiate cosa nella mia semplicità e marginalità stia scrivendo. Chi, anche alla lontana, inciucia (questa volta uso il termine per descrivere gli eventuali rapporti contro natura con i nemici della nostra povera senza più identità vecchia Europa) con il Pakistan, va scoperto e allontanato da ogni posto di potere politico e amministrativo, pena farsi cavallo di Troia di questa guerra forse vicina ad essere guerreggiata con modalità drammatiche e dagli stupidi impensabili.

Ed io penso, gentile ambasciatore, che lei non possa non essere d’accordo ora che, nella mia semplicità e inadeguatezza, ho acceso un lumicino sull’asse Islamabab-Kabul. Ho acceso la mini-lampadina (un led cinese?), facendo non un po’ di storia pakistana (ci vuole ben altro) per non lasciare i miei quattro e mezzo lettori senza strumenti di riflessione e per evitare che pensino che vado in fissa quando dico che, inconsapevolmente (ne sono certo), alla Farnesina, state sostenendo dei pericolosissimi avversari, feroci nemici di quelli che in teoria dovrebbero essere un po’ nostri alleati, se le cose si dovessero mettere male sul Pianeta Terra. E scrivo dell’India.

Con che modalità fate pervenire i soldi a questi assassini? Potete rendere pubblico e trasparente il percorso di questo denaro? Gli mandate dei bonifici? Da dove partono e con quali firme di garanzia si materializzano? Potete cortesemente raccontarci un po’ di più di come stiamo aiutando le donne afghane e i loro bambini? Ci trattate cortesemente un po’ da veri cretini e ci spiegate, terra terra, cosa fate con i soldi degli italiani? Oggi mi è presa così. Prima di dover scoprire, un giorno (ma quanto ho deciso di vivere?) che i soldi finivano nelle mani del solito dittatore/generale/politico corrotto e che alla Farnesina, con la farina umanitaria, il mugnaio di turno, si infarinava


Oreste Grani/Leo Rugens