Padre Angelo Arpa e l’indispensabile sogno europeo

Quando i discorsi si fanno particolarmente complessi sul terreno europeo e della Comunità mondiale (G20 e CUP 26 obbligano a ragionare di Europa e di Mondo visti anche i limiti che continuano ad emergere a prescindere da qualche personalità più o meno forte), per motivi che in qualche modo preferisco sostenere sfuggirmi, mi viene a mente un personaggio che in pochi ritengo ricordino, se non per la sua amicizia con Federico Fellini: padre Angelo Arpa, gesuita. Padre Arpa, per un periodo drammatico della sua vita persino incarcerato e espulso dalla Compagnia di Gesù, è anche l’autore di un libretto, “Progetto Europa“, che non ho nella mia biblioteca (ma che ricordo di aver e che oggi sarebbe prezioso avere a disposizione per trarne utili indicazioni strategiche e che nelle intenzioni dell’autore doveva essere manuale per l’insediamento e l’attività elaborativa culturale di un gruppo di lavoro e imprenditoriale per la ricostruzione della storia di una qualche cultura europea da cui partire per poi dare forma e sostanza ad una bellissima e buonissima Europa, finalmente unita sulla base di qualcosa di più di un semplice legame monetario.
Angelo Arpa non credo che sia noto ai pochi che lo conoscono per il suo europeismo ma per essere stato l’ascoltato sussurratore del potentissimo card. Giuseppe Siri di Genova, e per aver protetto sempre Federico Fellini dagli strali della censura. Alcuni capolavori di Fellini li avete potuti ammirare perché ci pensò Arpa a non farli sforbiciare. Fontana di Trevi compresa. Leggete la biografia e vediamo chi di voi non solo se lo ricorda ma ne coglie l’eventuale utilità contemporanea. Se poi mi volete fare dono del libretto (Progetto Europa) di padre Angelo Arpa, lo gradirò. Perché mi sono fatto l’idea che in quelle pagine potrebbero esserci spunti sufficienti per non dover rimanere senza strategia e “piattaforma di lancio”. Perché, sentite a me, prima o poi dobbiamo riuscire a far nascere l’Europa su basi di un’etica della politica, dell’economia, come, in altro campo, un’etica dell’estetica.
Se continuassimo a dissociare infatti, così è stato fatto per troppo tempo, la morale dalla politica e dall’economia, la vita sociale continuerebbe a mostrarsi quella poca cosa che viviamo. Direte che con una classe dirigente politica che non ne vuole sapere di ammettere che la vita è missione, che legge della vita è il dovere e che ogni problema legato alla comunità umana si risolve in un problema di educazione, non si intravede per le future generazioni nulla di positivo. E forse avete ragione voi.
Oreste Grani/Leo Rugens oggi più mazziniano di ieri.
Angelo Arpa
(Brusaporco, 21 marzo 1909 – Roma, 27 marzo 2003) è stato un critico cinematografico, scrittore, gesuita e produttore cinematografico italiano.
Di origine ungherese (il nome di famiglia era «Arpad»), Angelo Arpa entrò nella Compagnia di Gesù il 30 maggio 1940. Padre Arpa operò negli anni cinquanta a Genova dove fu per molti anni professore di filosofia all’Istituto Bartolomeo Arecco, l’istituto scolastico dei Gesuiti di Genova.
Si interessò di cinema, che identificò come uno dei più efficaci veicoli di trasmissione della cultura. In questo ambito fu tra gli ideatori dei primi Cineforum in Italia. In particolare padre Arpa fondò il Cineforum di Genova nei locali dell’Arecco, sul modello di quanto fatto a Roma dal padre domenicano Félix Morlion.
Nella storia del cinema italiano il nome di padre Arpa compare molto spesso in riferimento a Federico Fellini del quale fu amico e consigliere spirituale. I due si conobbero alla 15ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia del 1954, in cui Fellini presentava La strada, film apprezzato dal pubblico cattolico. D’altro canto padre Arpa era un ascoltato consigliere dell’arcivescovo di Genova cardinal Giuseppe Siri, influente figura del cattolicesimo conservatore. Perciò il gesuita funse in qualche modo da mediatore fra i cineasti e gli ambienti che avrebbero potuto essere loro avversi. Così, quando la censura proibì l’uscita de Le notti di Cabiria, padre Arpa ne organizzò la proiezione privata a Siri. L’alto prelato apprezzò il film e subito la censura statale ne autorizzò la circolazione.
Nel 1959 Fellini, intuendo che La dolce vita avrebbe creato polemiche, andò a Genova a sottoporre il film a padre Arpa, il quale non gli chiese nessun taglio: e così il film fu autorizzato dalla censura. L’anteprima era stata organizzata per Siri, il quale non diede un giudizio negativo sul film, ma non si sentì di intercedere ufficialmente come aveva fatto con Le notti di Cabiria. Lo scandalo scoppiò dopo l’uscita del film, e padre Arpa (così come Siri) difese l’amico regista con particolare impegno fino ad essere ripreso dalle gerarchie vaticane. Qualche anno dopo Fellini prese amabilmente in giro il gesuita nel personaggio di padre Spagna, il prete cinefilo interpretato da Salvo Randone in Toby Dammitt, episodio di Tre passi nel delirio.
Padre Arpa promosse presso il pubblico cattolico anche gli altri maestri del neorealismo, De Sica, Rossellini, Visconti. Di Pier Paolo Pasolini fu anche consulente per Il Vangelo secondo Matteo.
Arpa fu anche produttore cinematografico; fondò la casa di produzione cinematografica “Golden Star International”, con la quale realizzò, fra l’altro, Era notte a Roma di Roberto Rossellini. Tuttavia, il film fu un insuccesso e la Golden Star non riuscì a rimborsare i finanziatori.
Oltre all’attività del Cineforum, padre Arpa diede vita alla Fondazione Columbianum per instaurare rapporti culturali fra l’Europa e l’America Latina. La Fondazione organizzò le cinque edizioni della Rassegna Internazionale del Cinema Latinoamericano, tenute a Santa Margherita Ligure (1960 e 1961), Sestri Levante (1962 e 1963) e Genova (1965), sotto la direzione di Gianni Amico. Nelle varie edizioni la manifestazione ospitò i maggiori esponenti delle “nuove ondate” di cinema sudamericano (tra gli altri Glauber Rocha, Fernando Birri, Nelson Pereira dos Santos, Tomás Gutiérrez Alea) e segnò la fine dell’isolamento diplomatico di Cuba, ospitando le autorità di quel paese.
Il dissesto finanziario della Golden Star e del Columbianum, tuttavia, portarono padre Arpa ad essere incarcerato per alcuni mesi nel 1967 e ad essere espulso dalla Compagnia di Gesù: c’è chi ritiene che l’ingenuità finanziaria del gesuita sia servita da pretesto per chi voleva liberarsi di un prete scomodo.
Negli anni ottanta padre Arpa figurò ancora come consulente religioso del film Il nome della rosa di Jean-Jacques Annaud.
Nel 2002 gli fu concesso del Governo italiano il contributo vitalizio straordinario (legge Bacchelli) per meriti culturali.
Per volontà testamentaria di Padre Arpa il suo corpo è stato cremato e inumato nella Cappella Generalizia della Compagnia di Gesù del Cimitero del Verano di Roma. Nella stessa Cappella riposano i Generali della Compagnia.
Ma pensa te cosa va a ritirare fuori il Leone Ruggente risvegliando ricordi d’infanzia!!
Di padre Angelo Arpa sentivo parlare a tavola quando andavamo a pranzo dal favoloso zio Eitel, il fratello della mia nonna paterna Esterina!!
Forse l’ho anche conosciuto al matrimonio di uno dei suoi due figli, dove c’era anche Gassman (che per tutti gli anni delle mie elementari per me non è stato un attore del cinema, ma soltanto un amico buffo dello zio Eitel).
Ci regalava i biglietti delle prime e grazie a lui ho visto tutti i film di Walt Disney. Un personaggio di altri tempi, per certi versi un visionario, tipico degli anni 60.
Morì perché, insieme alla moglie, avevano travasato dell’acido muriatico in un’anonima bottiglia. Lo bevvero pensando che fosse gazzosa.
https://it.wikipedia.org/wiki/Eitel_Monaco
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Sicuro che tranguggió l’acido muriatico per errore e non invece perché non sopportava piú la consorte? 😂😂😂; mi é venuta in mente questa boutade pensando alla risposta che Churchill diede ,nella camera dei comuni, in risposta ad una signora che aveva affermato che se fosse stato il suo consorte gli avrebbe messo del veleno nel thé;il grande statista rispose :e se io fossi suo marito.. lo berrei! 😂😂😂;per quanto riguarda Vittorio Gassman ,mio padre mi ha raccontato un episodio comico, avvenuto quando il Grande artista interpretó il ruolo di un brigante nel Film “I fuorilegge “,girato (nel mio paese) nel 1950!;Durante una pausa ,tra le diverse riprese del film, Gassman se ne stava seduto sui gradini della porta d’ingresso di un autobus posto in mezzo alla piazza del paese ,noleggiato dalla produzione ,a sgranocchiare tavolette di cioccolata, quando si formò un capannello di ragazzetti intenti ad osservare il famoso attore! ; infastidito per essere l’oggetto di tale attenzione e curiosità,Vittorio Gassman sbottó ,con uno sguardo severo ,domandando polemicamente ai fanciulli cosa avessero da guardare e se fosse stata la prima volta che avessero visto in vita loro un uomo! ; fra tutti i ragazzi intimiditi si fece avanti mio padre appena quattordicenne, che gli rispose : Uomini ne abbiamo visti ma un artista, come lei, mai! Gassman sorrise, diede un buffetto sulla guancia a mio padre e gli regalò una tavoletta di cioccolata!
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No, l’hanno bevuto tutti e due.
Poi, certo, lui era circondato da donne bellissime (ad esempio, era molto amico di Giovanna Ralli) ma, nonostante le preoccupazioni in questo senso della sorella (mia nonna), al di là di alcuni pettegolezzi che ovviamente giravano, non ho memoria di “cadute in tentazione”. Se ci sono state, come si malignava, le ha tenute ben nascoste. E, del resto, erano visibilmente una coppia molto unita e di certo lei era una donna intelligente, pur se non bellissima.
Quanto a Gassman, il ricordo che ne ho è a questo matrimonio in cui noi bambini ci eravamo “scalmanati” al punto che i camerieri si erano lamentati con i nostri genitori, che però si accorsero che era lui che ci “aizzava”. Fu quindi rimproverato anche lui.
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Al sex appeal di Giovanna Ralli non avrebbe resistito neanche Rocco Casalino! 😂😂😂
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