L’enigma dell’Origine

Il grande iettatore Leo Rugens, sciolta la riserva, “scende in campo”. L’espressione è mutuata dalla leggenda del Cavaliere, quando, lasciati i paraventi della Fiduciaria Padana Sas, dell’Immobiliare San Siro, Telemonza, Rea Spa, Aurelia Srl, Iniziative Immobiliari Lombarde, Erre Pubblicità Srl, Ponte Srl, Italiana Centro Ingrosso Srl, Palina Srl e mille e mille altre scatole cinesi, decise che Bettino Craxi era ko e che, da quel momento in poi, toccava a lui pensare, anche nel Parlamento, in prima persona, ai suoi interessi. Poche ore addietro, è morto Ennio Doris. Prendiamo atto che, viceversa, è ancora vivo Silvio Berlusconi. E che, in quanto vivo, lui ed altri suoi reggicoda, oscuri e palesi accoliti, ci pongono il problema della sua elezione a Presidente della Repubblica: a 85 anni, certo di essere immortale, quello che pur di farla franca avvalorò la stronzata che Ruby Rubacuori era la nipote del potentissimo Mubarak, vuole guidare il Paese verso un radioso futuro. E gli italiani si stanno comportando come se questa eventualità non fosse l’inizio della fine di un sogno: esistere come stato sovrano.
Sono certo che quando lo storico inglese Christopher Duggan mise in un suo ragionamento l’Italia “tra virgolette” in realtà era molto molto molto vicino a descrivere il vero: “Al principio del nuovo millennio (aggiungo io nella mia semplicità e marginalità, alla fine dello scorso millennio cioè a partire dal mitico 1994, anno di Dio delle elezioni in cui, per la prima volta, “trionfa” Berlusconi e si avvia il berlusconismo che ancora condiziona la vita della Repubblica) l'”Italia” continuava ad apparire un’idea troppo malcerta e contestata per poter fornire il nucleo emotivo di una nazione, o almeno di una nazione in pace con se stessa e capace di guardare con fiducia al futuro“. Su questa condizione di mancanza d’identità si innesta la mala pianta del Grande Corruttore e con questo ibrido arboreo si spegne ogni speranza di una evoluzione verso la maturità e una convivenza consapevole tra gli Italiani.
Berlusconi ci ha diviso e Berlusconi ci lacererà, tra poche settimane, anche in modo drammatico (questo è il pensiero sofferto del vostro Leo), se il disegno di eleggerlo a maggioranza semplice al Quirinale dovesse andare in porto. Non siamo una nazione vera e non possiamo permetterci una tale prova divisiva. In una nazione i suoi abitanti lavorano per il compromesso e la pace interna, mentre in un, a mala pena, nucleo o agglomerato, lavorano per la divisione e per una grave mutilazione emotiva, come direbbero quelli che se ne intendono. Qualcuno solo pochi anni addietro ha lasciato scritto che” la tribù dei Galla ha generato negli ultimi tre secoli più lealtà, più aiuto reciproco, più auto-sacrificio e dedizione al bene comune di quanto abbia fatto l’Italia in assoluto negli ultimi tremila anni” – aggiungendo – “senza aver prodotto uno solo dei suoi geni”. Tutte esasperazioni retoriche ma qualcosa di vero al fondo di questi discorsi ultra razzisti dobbiamo ammettere ci sia. L’Italia non è nazione e non deve rischiare altro consentendo che il genio, l’eroe negativo Berlusconi, trionfi.
Già (lasciate perdere la parentesi Mario Draghi, frutto di altro che di una peculiare credibilità italiana) da troppo tempo, nelle cornici internazionali (G7/8/20/Nato/Onu/altro), i “nostri politici/dirigenti si sono comportati al solo fine di “esserci”. Ma senza un vero perché. Perfino il nostro partecipare allo strumento militare internazionale, è diventato un fine. Abbiamo proiettato migliaia di uomini e donne (dove i nostri comunque almeno si sono comportati con onore e onestà intellettuale anche quando impiegati in compiti impropri) nelle aree più calde del mondo, senza che si capisse (e la “Nazione” ne avesse giovamento) al servizio di quale strategia geopolitica e per quali contropartite economiche a vantaggio dei cittadini italiani, facevamo tali sacrifici. Qualcuno certamente si è arricchito grazie a questi sacrifici e a questi comportamenti tenuti ma nelle tasche della nostra gente, temo non sia entrato nulla. Nelle tasche di qualcuno, se si sapesse indagare con metodologia complessa, anche in questo campo, potremmo scoprire il solito orrore corruttivo. L’importante era esserci? O l’importante era che ci fossero le condizioni formali per fare business? Intendo dire che anche quando ci muoviamo all’ombra del Tricolore, ci potrebbero essere interessi privati. Come potrebbe essere infatti che da scelte di politica estera nascano poi opportunità “privatissime” come quella a cui dobbiamo assistere, sostanzialmente silenti, da parte del primo dei “berlusconiani di ferro“, l’ex rottamatore Matteo Renzi?
Il “berlusconismo” ci ha ulteriormente diviso e non potrà certo essere la mummia vivente di Arcore, ad unirci. Possibile che tra migliaia di donne di grande valore (sia pur coperto se non oscurato volutamente) non stiamo riuscendo a individuare una “Ipazia” capace di unirci? Vedete, ne sono certo, quasi tutti sapete chi fosse Pitagora, ma pochi sapete chi sia stata Teanò, sua moglie/figlia, figura di donna sapiente intorno alla quale si “consolida la famiglia”. Così chi fosse in realtà l’ispiratrice di Platone, cioè Diotima. E come Asclepigenia, figlia di Plutarco d’Atene, diresse la scuola di spiritualismo greco-orientale, chiosando il famoso volume degli Oracoli Caldei.
Berlusconi, il Grande Buon Padre di Famiglia, una volta piazzato al Quirinale, si prepara a indicare come l’egoismo, la separatività, la divisione di sé dagli altri uomini (questa è tutta la vera vita del lussurioso di Arcore) sia il modello da perseguire, a qualunque costo. Il fine giustifica i mezzi è stato il valore alla base dei mille patti con chiunque gli servisse. E a noi, come Italia già di per sé tanto incerta, serve uno così a sancire che bisogna vivere senza cuore, senza morale, senza il sacro fuoco del rispetto reciproco? Berlusconi è la quinta essenza del materialismo e del consumo. In particolare delle donne. Direi che, se non vogliamo scegliere una persona per bene come David Sassoli (così capite dove andava a parare la mia provocazione di qualche giorno addietro e che oggi però ribadisco perché Sassoli è veramente una persona a modo, competente e stimata in sede internazionale), almeno che sia una donna e non Berlusca il “monumento vivente” al disprezzo e all’uso delle donne.
Oreste Grani/Leo Rugens
P.S. E poi vi permettete di parlare di femminicidio? Ma se volete porre a capo dello Stato uno che tutta la vita, facendone un uso strumentale e prezzolato, ha fatto scempio del mondo femminile? E vi permette di parlare di famiglia da proteggere? Ma se state per scegliere l’Attila del sentimento umano volto ad un futuro migliore? E poi vi permettete di parlare di equità quando lo psiconano (che qualcuno abbia il coraggio di continuare a chiamarlo così) tutto quello che ha lo ha ottenuto con l’illecito, a cominciare dalla casetta dei Casati Stampa?

Teano (in greco antico: Θεανώ, Theanó̱; Crotone, VI secolo a.C.) è stata una filosofa greca antica che sarebbe stata, secondo alcune fonti, figlia o moglie di Pitagora, discepola della sua scuola dove apprendevano la dottrina del maestro altre 28 allieve. Secondo altre fonti ella sarebbe stata invece la figlia di Brontino, successore di Pitagora. Dal matrimonio con il maestro sarebbero nati tre figli: due maschi, Telauge e Arimnesto, e una femmina, Damo. Dopo la morte del marito sposò Aristeo.
Secondo la Suda, Didimo e Clemente Alessandrino, Teano nacque a Crotone.
Ci sono pervenute sette sue lettere, tre delle quali considerate autentiche. Inoltre, diverse fonti riportano anche alcuni suoi apoftegmi a carattere morale, rivolti alle donne di Crotone, che si collegano alle sentenze pitagoriche dei Versi Aurei.
Ci parlano di lei come filosofa le biografie di Pitagora scritte da Diogene Laerzio, Porfirio, Giamblico e dall’anonimo Foziano. Nella tradizione filosofica è diventata l’emblema della donna sapiente, ma insieme fedele e ligia ai suoi doveri, attorno a cui si consolida la famiglia.
Le lettere, nelle quali spicca l’ideale pitagorico della ricerca della giusta misura tra eccessi e difetti, contengono osservazioni e consigli rivolti ad alcune amiche sull’educazione dei figli, sui rapporti all’interno della coppia, sul comportamento da tenere coi servi.

Diotima di Mantinea (in greco antico: Διοτίμα, Diotíma; Mantinea, V secolo a.C.) è una figura magistrale e sapienziale di donna che Platone nel Simposio introduce come maestra di Socrate sul concetto dell’Eros.
La Maestra dell’Eros
Nel dialogo platonico, Socrate tratteggia la figura di Diotima come quella di una veggente o sacerdotessa che rese edotto, lui giovane, sulla filosofia dell’Eros. Socrate aggiunge anche che Diotima riuscì a ottenere che gli dei posponessero di dieci anni la pestilenza che avrebbe colpito Atene.
Il logos pronunciato da Socrate durante il convito in onore di Agatone, modellato sull’insegnamento di Diotima, prende le mosse da quanto detto immediatamente prima da Aristofane, con la sua esposizione del mito dell’androgino, riguardante l’inadeguatezza e l’insufficienza che l’eros è in grado di svelare.
Natura dell’eros
L’insegnamento maieutico di Diotima, come espresso dal discorso socratico, si focalizza sui profili teleologici dell’indagine conoscitiva circa la natura dell’eros.
Eros, infatti, non ha natura divina né mortale ma consiste in un’entità demonica, generata dall’unione di Pòros (l’abbondanza) e Penìa (la povertà). Questa genesi accidentale simboleggia l’indole contraddittoria di Eros, nella cui natura convivono le tensioni che nascono dal bisogno e dalla mancanza (Penìa). Esse si compongono con la situazione di felicità connessa all’aspirazione a conoscere la bellezza, una condizione, quest’ultima, destinata, però, a rimanere uno stato di felicità solo potenziale: infatti, il possesso della bellezza, precluso agli esseri umani, è prerogativa esclusiva della natura pienamente divina; ma aspirare alla conoscenza, senza poterla possedere, è nella natura stessa della ricerca filosofica e rivela il senso, nell’ottica del sapere di non sapere, per cui l’eros, il cui oggetto è la sapienza, è da considerarsi filosofo.
Teoria dell’eros
La teoria dell’eros di Diotima unifica e racchiude gli aspetti accidentali e accessori messi in luce dagli altri simposiasti e risolve la gerarchia delle diverse gradazioni ed espressioni che l’eros può assumere, sussumendola nell’idea iperuranica della bellezza in sé, eterna, sovrana, immutabile e intangibile al divenire. L’aspirazione alla bellezza è il fine stesso dell’esistenza e della felicità che deriva dalla ricerca del bene. Il logos socratico, e l’insegnamento di Diotima, giungono alle soglie della kalokagathia e del percorso che conduce alla bellezza. Ma a questo punto del dialogo non rimane spazio per altro. Entra in scena la vita esterna, e il compassato convito è destabilizzato dall’irrompere dionisiaco del komos di Alcibiade. La discussione sul difficile percorso che conduce alla bellezza è solo rimandata e si compirà nel Fedro.
Amore platonico
L’irruzione del corteo comastico di Alcibiade nel convito, nell’interpretazione artistica di Anselm Feuerbach (1873).
Ma è qui da ricordare la riflessione di chi, con fine annotazione, sottolinea come l’irruzione esterna dia lo spunto a Platone per l’esposizione della sua concezione di amore, servendosi delle parole e dell’agire scomposto dell’ebbro Alcibiade e grazie al ribaltamento del rapporto omoerotico implicato dalla sua dichiarazione d’amore per Socrate: qui, infatti, la tensione erotica che si esprime proviene dall’eromenos (il giovane e bello) e si rivolge all’erastès (l’anziano e brutto), realizzando l’antitesi della norma convenzionale della pederastia greca, che vuole la tensione indirizzata in senso opposto. Ma se è permesso un simile rovesciamento delle convenzioni, è solo perché, a questo punto del dialogo, ci si trova immersi nell’ottica della perfetta intellettualizzazione del rapporto erotico: l’invaghimento puramente intellettuale del giovane per il Bello in sé.
Poiché la nostra unica fonte è Platone, non possiamo essere certi se si trattasse di un personaggio storico o invece di una creazione letteraria. Occorre tuttavia notare che i personaggi nominati nei dialoghi platonici hanno quasi sempre trovato una corrispondenza nella vita reale della società ateniese del tempo.
Si è spesso ritenuto, da parte degli studiosi del XIX e XX secolo, che la figura di Diotima adombrasse in realtà quella di Aspasia, dapprima concubina e poi moglie di Pericle, tanto egli era colpito dall’intelligenza e dall’arguzia della donna milesia. La questione non è ancora del tutto risolta ma qualche studioso ha argomentato, in maniera convincente, la storicità della figura di Diotima.
Iconografia
La sua figura è forse riconoscibile in un scena da un rilievo frammentario conservato nel Museo Archeologico Nazionale di Atene, databile alla seconda metà del V secolo a.C., nel quale è effigiata una sacerdotessa che procede verso sinistra, raffigurata di tre quarti, recando un oggetto nella mano sinistra (forse il fegato divinatorio) . Il bassorilievo è completamente mutilo della testa della donna, di parte del braccio destro, e di quasi tutto l’albero che chiude sulla sinistra la scena (una palma).
Alcuni studiosi hanno proposto la sua identificazione in una figura femminile (più probabilmente Aspasia di Mileto) raffigurata in compagnia di Socrate, su un rilievo bronzeo conservato al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, qualora si interpreti come benda sacerdotale l’oggetto da lei recato in mano.

Asclepigenia (in greco Ἀσκληπιγένεια) (floruit 450 d.C.) è stata una filosofa ateniese e una mistica la cui vita è nota grazie alla Vita di Proclo di Marino di Neapoli
Contemporanea di Ipazia, suo padre, Plutarco di Atene, curò la sua istruzione (e quella del fratello) preoccupandosi di farle leggere le opere di Platone e Aristotele
Subito dopo la morte del padre, Asclepigenia continuò ad insegnare la sua dottrina mistica. Da lei, il suo studente più conosciuto Proclo, avrebbe appreso la scienza caldaica.
I pitagorici e Pitagora erano elitisti e sostenitori dei regimi aristocratici.
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Caligola volle umiliare il senato eleggendo senatore il proprio cavallo!; oggi, senza preferenze e con le liste bloccate ,siamo passati dai cavalli ai somari! Adesso aspetto un ulteriore salto di qualità:escludendo le ridicole usanze dei popoli norvegesi e islandesi che, superstiziosi quali erano, adoravano , dentro le loro dimore,le mummie di beneauguranti falli equini ,noi ,che non sappiamo piú quale animale apotropaico scegliere , un drago? oppure cani e porci?, adesso sapremo con saggezza giungere all’erezione …ehm…pardon….volevo dire alll’elezione di un Presidente della Res-pubica…. accidenti un altro lapsus!….della Repubblica di un uomo che sappia svolgere il suo ruolo con disciplina e onore? Oppure ,alla stessa maniera in cui alcuni stati del Tibet disegnano falli giganteschi sulle facciate dei loro palazzi per allontanare il male, noi ,che siamo dei geni,decoreremo il Quirinale con un Priapo dal volto umano ?
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Se è vero che la pandemia può essere utilizzata come “arma di distrazione di massa”,proprio come anche lo stesso rischio/spavento -che credo (spero) alla fine si rivelerà fuffa- di ritrovarci l’amico dei mafiosi come Presidente, uno dovrebbe domandarsi rispetto a che cosa ci vogliono distrarre.
A questo proposito, vale la pena ascoltare l’allarme lanciato da Giannuli riguardo ad una prossima “svendItalia” che, cominciando da Tim e continuando poi con Fincantieri fino ad Eni, costituirebbe il vero volto del PNRR così gentilmente concessoci dalla UE (e garantito dal Drago, quello che pensa in inglese e poi traduce in italiano e che non è certo nuovo a certe imprese).
D’altra parte, ad una simile cessione di sovranità può anche corrispondere un Presidente della Repubblica fantoccio, impegnato a correre appresso alle igieniste dentali ed a proteggersi dai processi. L’importante è che obbedisca al comando.
In quest’ottica, un Presidente imbarazzante e screditato è proprio perfetto.
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Peggio di Berlusconi ci sono solo i suoi epigoni. Comunque fi e pd due facce della stessa medaglia. Sassoli presidente? Per carita’…
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Purtroppo ci sventolano davanti un Berlusconi prossimo alla fine dei suoi giorni per tirare poi fuori dal cilindro il vero candidato che sarà ed è ben accetto sia a PD che a FI. Il Movimento non serve a nulla, conta già zero nella società, deve solo mettere la scheda dentro. Quanto alla mia amica Cuculo sicuramente si svendono tutto, pure gli infissi delle finestre. Già hanno provato a farlo con successo in passato. I soldi del PNRR sono quasi tutti prestiti e servono a tenerci incaprettati molto a lungo.
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