Se volessimo, potremmo

Silvia Costa


Ormai è cosa certa che la maggioranza degli aventi diritto al voto non si sentono più rappresentati da questi partiti. Partiti e classe dirigente. Non è una fake news o il tentativo di forzare la verità: la maggior parte degli italiani ormai ritiene che la democrazia, come ci viene servita, non funziona più. Il popolo sovrano appare aver perso (dal 2013, la situazione, con il fallimento del M5S, è nettamente peggiorata se si valuta addirittura l’ipotesi, come se fosse “antani”, dell’ascesa al Quirinale di un criminale quale è Silvio Berlusconi) autonomia e la più preziosa delle libertà che è la libertà dalla dipendenza. L’Italia è snervata dalla corruzione dei suoi politici e al tempo stesso dall’abilità della criminalità. Spesso questi mondi abilmente in stretti rapporti. L’attuale fuoco di paglia della credibilità internazionale è un momento effimerissimo dovuto esclusivamente al nome di Mario Draghi. Punto. Draghi, cercate di non dimenticarlo, è inoltre credibile per come sa far quadrare i conti degli organismi finanziari internazionali. Punto. Non ha mai guidato un Paese, il suo o un altro e, cosa legittima, potrebbe già essere stanco della tarantella che gli vorrebbero far ballare. Oltre a Draghi, se si ritira Mattarella, non c’è, tra i protagonisti del meccanismo partitocratico, un solo altro nome a cui pensare per il nostro futuro possibile.  I nomi che circolano alternativi allo scempio di “Berlusconi Presidente” sono appunto una timida reazione all’offesa che l’Arturo Ui di Arcore vorrebbe farvi. Se non escono personaggi degni di guidare il Paese (a prescindere dalla Pandemia) per il lungo periodo previsto (sette anni!) si dovrà ammettere l’inadeguatezza delle élite maschile. Ma anche femminile

CHIARA SARACENO

Alcuni spingono per provare con una donna. Io sono stato fra questi, per anni. Ora dobbiamo ammettere che il berlusconismo, anche in questo campo, ha fatto danni. Me ne vado con il pensiero (in realtà sono veramente amareggiato) lontano nel tempo e mi rifugio vigliaccamente in un articolo (anche all’epoca si scriveva, dall’estero, della nostra sbrindellata ipotetica Patria) comparso nel 1826 (ci vollero decenni per arrivare all’Unità) sul London Magazine, dal titolo “The women of Italy“. L’autore era anonimo, ma si trattava in realtà di Ugo Foscolo. Foscolo si permetteva di parlare con toni durissimi dei costumi vigenti in seno alle famiglie della classe dominante. Prudenza nel leggere ma ancor più nello scartare a tavolino analogie con quanto abbiamo dovuto constatare avvenire nel mondo femminile, da decenni, dopo la messa in onda di Colpo Grosso, Drive In e lo spettacolo osceno, Bunga Bunga, del premier Berlusconi costretto dai suoi avvocati e dagli avvenimenti a pagare, pagare pagare sollazzi e silenzi.

Linda Sabbatini

Foscolo è quindi da leggere con un po’ di sale in zucca: “Così in un paese dove la natura ha dotato le sue figlie, forse più generosamente che in qualunque altro, di tesori della mente e del cuore tali da farne madri di liberi cittadini e nutrici di patrioti il cattivo governo e, di conseguenza, i cattivi costumi le hanno rese così degeneri che la loro vita domestica corrompe nei loro figliuoli ogni genere di virtù. […] Le donne d’Italia (contestualizzate ma non dimenticate le “Olgettine d’Italia” e le bande di lenoni all’opera negli ultimi anni ndr) conducevano vite vuote e frivole, pensando più agli amanti che alle proprie famiglie.” I miei candidati sono, come sapete, l’outsider Davide Sassoli o una donna quindi. Quando stavate tutti zitti io proposi a chi di dovere Emma For President. Poi in tempi più vicini (24 febbraio 2018) il magistrato Marta Cartabia. Ora forse non basterebbe. Ci vorrebbe un colpo di reni coraggioso che spingesse i tremebondi “peones” a scegliere la migliore possibile tra Chiara Saraceno, Linda Sabbatini e ultima ma non certamente ultima, Silvia Costa. Anzi, mentre scrivo mi chiedo perché mai qualcuno deve pensare a Pier Ferdinando Casini e non alla brava, bella, competente e onesta Silvia Costa. Ci scuseranno le nostre candidate al Quirinale se le abbiamo scelte e candidate senza prima interpellarle ma semplicemente sulla base dei loro curricula e profili intellettuali, etici e professionali. Come bisognerebbe sempre fare.

Marta Cartabia

In queste ore buie (attenti che la luce/Draghi si può spegnere, visti i rincari delle bollette, in un batter di ciglia) proviamo a sostenere una donna scelta tra le mille e mille lasciate volutamente e colpevolmente nell’ombra

Oreste Grani/Leo Rugens