A proposito di disinformazione ed altro

Amici cari, sperando di sbagliarmi, il numero di decessi in costante aumento (e a cosa devo guardare se non al numero dei miei compatrioti che muoiono?) e la morsa dell’inflazione galoppante, prefigurano tempi durissimi. In più, sentite a me, ho la netta sensazione che non pochi di quelli che sono stati piazzati al governo con l’ipotesi che fossero tra i “migliori” pensano in realtà che la gente è troppo stupida, e che occorre proteggersi dalla stupidità dell’uomo qualunque. Così mi appaiono. Perciò, solo agli uomini responsabili, cioè a loro che si considerano élite, è concesso di analizzare, interpretare, comprendere e rappresentare le cose. In poche parole fare come cazzo vogliono. La questione non la so porre come si dovrebbe perché ho i noti limiti culturali ma tenete conto che intorno a questa questione si gioca la partita della democrazia e della libertà. Loro sanno come stanno le cose e per tanto si sentono in diritto di occuparsi delle scelte politiche ed economiche a nome di tutti e, per perpetuare questa condizione (ormai siamo divisi in vere e proprie caste), ci rifilano una serie interminabile di misure (non parlo del vaccinarci che è altro) vessatorie di natura economica senza capo e coda. Per fotterci usano la strategia della gradualità per far accettare una misura inaccettabile (l’aumento vertiginoso delle bollette per il gas e la luce che genererà in poche settimane un milione di nuovi poveri è un esempio tra i tanti possibili), basta applicarla gradualmente, a contagocce e senza dare, come se fossimo ragazzi (e anche in questo caso, si tratterebbe di adolescenti trattati senza alcun rispetto) alcuna spiegazione razionale.
A votare, quale recentissimo campione/prova della reale situazione ormai venutasi a creare nel cuore della Capitale della Repubblica, sono andati l’11,33 %. Non siamo ancora al 10% teorizzato da Walter Lippmann oltre 100 anni addietro perché manca un robusto 1,3333333 periodico (che, a proposito di numeri, vi dovrebbe ricordare qualcosa!) quando si riferiva agli uomini responsabili che si sarebbero dovuti proteggere dalla ostilità del branco confuso rappresentante il restante 90% della popolazione. LIppmann è nato nel 1889 e nella vita è stato politologo, giornalista e aggiungo pensatore complesso. Se avete piacere andate almeno a leggervi la scheda Wikipedia. Ma se le teorie di Lippmann ormai potrebbero essere acqua che non macina più (comunque non credo proprio), tenete conto, mentre vi guardate intorno per cercare di capire cosa stia accadendo e in cosa siete immersi, che un altro intellettuale non certo comodo (un vegliardo alla Edgar Morin perché mi sembra che sia del 1929 e che sia ancora vivo) quale Hans Magnus Enzensberger, in un articolo sul quotidiano La Repubblica del 5 novembre 2013, affermava cose tanto interessanti da venir lette e citate, quello stesso giorno, dalla scrittrice Loredana Lipperini nel suo blog Lipperatura:
MARTEDÌ, 5 NOVEMBRE 2013
DI MICROFAMA, DI FARSI VEICOLO PUBBLICITARIO, DI AMAZON, FETICISMI E ALTRI GUAI
Dunque, sabato pomeriggio, Wu Ming 1 e la sottoscritta hanno parlato di Morti di fama, scritto, come sapete, insieme a Giovanni Arduino: per chi non c’era,trovate l’audio integrale della presentazione in fondo al post. Abbiamo parlato di molte cose, dal feticismo della merce digitale (partendo da un indispensabile post di Giap del 2011) alle misteriose classifiche che Amazon sforna a proposito del self publisher di successo (l’ultimo è stato appena tradotto in italiano e assai celebrato: Wool di Hugh Howey, autopubblicato, e poi tanto ben giudicato, e poi tanto ben venduto. E chi te lo dice? Ma Amazon, sciocchi). Abbiamo parlato di me-logo e di farsi brand di se stessi. Ora, non ce ne siamo accorti, ma è probabile che Hans Magnus Enzensberger sedesse in platea, perché su Repubblica di oggi appare un suo articolo dove dice, fra l’altro (traduzione di Elisabetta Horvat):
“Negli ultimi trenta o quarant’anni, con l’invenzione del computer e lo sviluppo di Internet, il potere politico della pubblicità ha assunto un’ampiezza senza precedenti.
Da allora sono sorti i vari mega- gruppi, con quotazioni in borsa che eclissano quelle dei vecchi mostri dell’industria pesante e del capitale finanziario. Siamo tutti iscritti nella lista dei loro clienti. Conosciamo i loro nomi: Google, Facebook, Yahoo! e così via. Uno dei loro principi fondamentali è non produrre contenuti propri. A ciò delegano gli altri media, o anche gli stessi utenti, pronti a fornire gratuitamente le informazioni e i dettagli della loro vita privata. Questo modello commerciale è finanziato esclusivamente dalla pubblicità: chi non fa vendere è condannato a perire. Nessuno dei motori di ricerca è indipendente e neutrale. Gli aggiornamenti sono regolarmente manipolati, i consigli strumentali e finalizzati agli acquisti. I bambini vengono adescati con proposte di giochi a premio e “rieducati” per essere trasformati in una platea di buoni piccoli clienti.
Certo, un gigante dell’e-commercio come Amazon deve tuttora accollarsi l’onere della spedizione di beni materiali. E anche oggi gruppi come Microsoft o Apple vivono della vendita dei loro software e materiali informatici. Resta comunque il fatto che per gestire miliardi di clienti serve la raccolta e l’elaborazione dei loro dati personali. A tal fine esistono oggi metodi matematici di gran lunga superiori a quelli utilizzati a suo tempo dai tecnici delle polizie segrete.
La pubblicità è dunque entrata in una nuova dimensione politica. I gruppi americani che dominano Internet sono alleati allo “Stato occulto”; i loro rapporti coi servizi segreti si fondano su interessi comuni molto concreti: come l’intelligence, anche i gruppi industriali hanno bisogno di tutte le informazioni disponibili per esercitare il proprio controllo sulla popolazione”.Ma si sa, anche Enzensberger deve avere i suoi motivi per parlare così. Ascoltate l’audio, se volete, e discutiamone”.
Fin qui la signora Lipperini.
Avete trovato scritto nell’articolo riprodotto che i gruppi che dominano internet (e derivati) sono alleati allo “Stato occulto” e che i rapporti coi servizi segreti si fondano su interessi comuni molto concreti: come l’intelligence, anche i gruppi industriali hanno bisogno di tutte le informazioni disponibili per esercitare il proprio controllo sulla popolazione.
Ho ripetuto i concetti perché considero fondamentali questi passaggi del brano per mettere testa, buona testa, al tema del trattamento delle informazioni. A cui sono, nella mia marginalità e ininfluenza, interessato.
Vado a dormire dopo una lunga giornata in cui ritengo di aver fatto il mio dovere. Come si direbbe se fossi una persona seria e non sognatore abituato a fare nozze con i fichi secchi, … “nell’interesse superiore della Nazione”. Se esistesse una Nazione (della qual cosa ormai dubito) da servire.
Oreste Grani/Leo Rugens