Sangue e avocado

Nella città di Uruapan, stato di Michoacán, Mexico, il 12.8.19, diciannove uomini sono stati ammazzati: nove appesi a un ponte, sei in un sottopassaggio e tre sparpagliati per strada, tutti comunque fatti a pezzi per una ragione molto semplice, intralciavano un cartello che voleva mettere le mani sul mercato degli avocado.

Il 14.2.22 la faccenda che vale tre miliardi di dollari, tanti sono i denari che dagli USA transitano al Mexico, è così degenerata da spingere il governo americano a sospendere l’importazione del verde e grasso frutto, ingrediente principale del guacamole. Ragione ufficiale le minacce ricevute da un funzionario statunitense che si occupa del problema, sarà.

Non so dire se il progressivo aumento del numero degli stati americani nei quali è lecito consumare marjuana abbia messo così in difficoltà i commerci dei feroci narcos messicani da indurli a diversificare le proprie attività estendendole al commercio del gustoso avocado, di sicuro variazioni climatiche, siccità e calore eccezionale in California, hanno aumentato sia l’importazione sia il prezzo del prodotto.

Le radici dell’esteso e profondo degrado di un paese qual è il Mexico, senza scomodare i conquistadores spagnoli, di certo affonda nella travagliata storia ottocentesca e della prima metà del XX secolo, quando un susseguirsi di guerre rivoluzioni e controrivoluzioni hanno minato il tessuto socio economico del paese, consegnandolo a una ininterrotta serie di fatti traumatici; leggendo “Le vie senza legge” o “Il potere e la gloria” di G. Greene si capisce tutto o quasi: miseria corruzione religione oligarchie interessi internazionali massoneria comunismo si intrecciano e scontrano senza tregua da un paio di secoli, normale che l’esito sia una realtà dove la legge la fanno le armi dei privati.

Povera gente.

Alberto Massari