Tra i due litiganti chi si prepara a godere?

Nelle prossime ore si può ipotizzare perfino lo scoppio di una guerra, semplicemente sperando che questa volta non sia quella “mondiale“. Cioè la Terza e – pertanto – quella definitiva.
Anche se questi deficienti degli umani si meriterebbero l’estinzione.
Macron si dichiara dispiaciuto di come si sono messe le cose. Chissà cosa si aspettava da un imperialista come Vladimir Putin.
Il successore di Angela Merkel difficilmente potrà alzare la voce bisognoso come è di vivacchiare tranquillo (così pensava prima di ieri sera), per almeno dieci anni, dovendosi applicare esclusivamente alla trasformazione della sua Germania, fragile senza canna del gas. Gli USA che hanno dovuto scegliere tra un presidente complice/socio in affari di Putin (questo era Trump e la sua famiglia) e un signore troppo avanti negli anni, sembrano aver subito la mossa del dittatore espansionista russo.
E potrebbero trovarsi a breve (come USA e come NATO) a dover affrontare le aggressività del Dragone che, come ha fatto Mosca con l’Ucraina, potrebbe ritenere giunto il tempo della riunione di Taiwan a Pechino. Tensioni? Direi molto di più. Direi una serie di fatti compiuti che avranno (se l’avranno) inefficienti risposte. I satelliti mostravano dettagli che non lasciavano spazio a dubbi. La Avril Haines quello poteva fare e quello ha fatto.

Torniamo all’Europa. La Francia riteneva di avere qualche influenza ed è stata servita.
Se penso a Fulvio Guatteri (ex SDECE) e a quando sosteneva con me (pretendendo di darmi lezioni) la validità delle scelte bilaterali in politica estera (parlavamo di Kazakhstan e Russia, di ENI e Veolia, di Italia e Francia), capite come, tornando ad alcuni momenti della mia esperienza passata, mi senta, ancora adesso, uno “mediamente intelligente” che ha frequentato solo perfetti cretini. Difatti, in un mondo a prevalente trazione imperialistica (termine che penso si possa ancora usare soprattutto dopo la lezione di storia rivolta, ieri sera, al Pianeta intero, dallo zar di tutte le Russie Vladimir I°) che ha unificato l’economia e correlato tutti i movimenti politici (o quel che ne avanza), non esiste un rapporto di forza tra due potenze che non sia il risultato contingente del rapporto tra tutte le potenze.
Della Germania ho fatto cenno. I vecchi inglesi hanno da pensare alla salute della loro ormai (si può dire?) vecchia regina.
E quello spettinato (ha un parrucchiere che lo spettina, con arte, tutte le mattine) di Johnson, non è certamente Winston Churchill che ci possa guidare alla riscossa.
Il vostro Draghi, come sostiene da anni Giole Magaldi, mai smentito formalmente, è un potentissimo massone (uno dei più potenti del Pianeta) per cui difficilmente “massone (realmente) morderebbe massone”, se altre fossero le decisioni prese “dietro le quinte”. E nessuno ad oggi sa quali siano queste decisioni prese “prima” dell’apertura formale della crisi quale è stato il discorso “neo imperialista” di Putin. Certamente si complicano (e si fanno ancora più pericolose) le relazioni tra gli USA, la UE e la Cina.

Perché è alla Cina che dovete guardare per capire come evolverà lo scontro in Eurasia. I cinesi infatti sono “liberi” di osservare (e farne tesoro) gli avvenimenti e le ridotte (questo è il dopo Trump) capacità americane di fare politica estera e muovere le pedine militari.
Di fatto a Pechino (che non a caso cronometricamente hanno chiesto ed ottenuto dai russi di far finire la cerimonia di chiusura dei Giochi Olimpici invernali) si ragiona mentre si prendono lezioni dal gioco infantile russo-americano di accendere e lanciare, di tanto in tanto, fiammiferi accesi sulla catasta di legna secca evitando deliberatamente che la stessa prenda fuoco. Da ieri sera, per mille e mille fattori in evoluzione permanente tra i popoli e le loro sanguinarie oligarchie, il gioco fanciullesco è degenerato e lo Zar ha appiccato il fuoco. Dicendo tra l’altro che non teme le fiamme delle sanzioni. Anzi.
Da ieri sera a Teheran (un altro luogo cruciale) ci sono molti che spingono per accelerare la soluzione delle controversie con Israele e quindi con gli USA.

Nel Golfo e nel mondo arabo in generale (e mi scuso per la semplificazione ma questi sono i miei limiti), le tresche con l’archeologo, sommo professore, saggio senza limiti, Matteo Renzi hanno perso di valore perché le preoccupazioni su come mandare avanti “i commerci” con la Cina, l’Europa e perfino l’Italietta prevalgono in un clima che definire surriscaldato (il petrolio a 100 dollari!) è da cronisti distratti.
Alla fine di questi round iniziali dell’incontro, si determinerà – di fatto – un vuoto di potere da colmare perché i due contendenti si saranno, accoppati? Potrebbe essere questo l’esito (popolazioni comprese), se si dovesse assistere alla Terza Guerra Mondiale.
La Cina sembra aver lavorato esclusivamente (dalla Terza Internazionale in poi?) per ritrovarsi, gigantesca e “addestrata a tutto“, a dover colmare il vuoto che i due lascerebbero, dopo essersi azzerati con qualunque ordigno in loro possesso.

Tra i due litiganti, dicevano gli anziani, è il terzo che gode. Vedremo. Se ci sarà dato modo di esistere e guardare. Capendo.
Oreste Grani/Leo Rugens
Nell’intrecciarsi dei flussi comunicativi dell’informazione/disinformazione, arma temibile quanto quelle tradizionali nella nuova forma ibrida assunta dalla guerra contemporanea, ha poco senso richiamare, come invece fanno giornalisti ed analisti pigri, lo smacco di Napoleone nella solitudine della steppa ghiacciata sferzata dal vento gelido o il ripetersi della stessa scena ai tempi della folle operazione Barbarossa, con lo stesso Generale Inverno a sbarrare il passo (oltre agli eroici resistenti di Stalingrado, vero e proprio monumento della retorica del Sol dell’Avvenir per tutti gli anni 50 fino al violino degli Stormy Six, vent’anni più tardi).
Del resto, né il generale emerso dalla tempesta rivoluzionaria per poi farsi imperatore né i quelli della Wermacht, agli ordini di uno squilibrato che non aveva studiato la Storia, potevano immaginare che degli hacker smanettoni fossero in grado di paralizzare un Paese con due click.
Insomma, non due eserciti l’uno di fronte all’altro o l’abilità strategica di ritirarsi per poi attaccare un nemico sfiancato, provocandone la rotta disordinata e sanguinosa. Piuttosto piccoli attacchi, talvolta “mascherati” al fine di disorientare o fornire un pretesto per un altro attacco “mordi e fuggi”, entrambi sotto l’occhio onnipresente di una telecamera senza la quale nessuna delle due circostanze esisterebbe.
Più difficile, quindi, rispetto al passato interpretare non soltanto i “fatti” (non a caso tra virgolette), ma anche le molteplici interpretazioni e le “reciproche interrelazioni” (come insistentemente diceva e scriveva un mio Maestro che oggi non c’è più e a cui ho voluto bene, studioso del rapporto tra gli umani organizzati e la biosfera che pure li comprende).
L’accelerato avanzamento tecnologico tende a condizionare i vari tentativi di comprendere, con l’attenzione che si concentra sulla potenza e l’efficacia dei rispettivi arsenali o sul peso degli interessi in gioco.
A me viene invece in mente un curioso e paradossale film di qualche anno fa, in cui si immaginava che, all’interno di un palazzo per uffici, esistesse un tunnel che conduceva all’interno della testa di un attore realmente esistente, consentendo di osservare il mondo con quello sguardo un po’ inquietante che lo hanno reso una star hollywoodiana (il film si chiamava “Essere John Malcovich”).
Questo per dire che, chiunque sia il nemico, è necessario provare non solo a capire cosa pensa, ma anche a sforzarsi di pensare ciò che lui pensa. Immaginare, insomma, di essere proprio lui, con il suo vissuto, che a sua volta dipende dal modo in cui è cresciuto nel luogo dove è nato e dalle diverse esperienze che lo hanno formato.
Mi sembra che l’infruttuoso andirivieni a Mosca sconti l’assenza di un vero esercizio di immedesimazione che si traduce in una sorta di sordità.
L’articolo che segue, oltre a provare (pur se implicitamente) di percorrere questa via, evidenzia come quanto sta succedendo oggi in realtà fosse stato annunciato da tempo e molto chiaramente.
Mi sembra, in sostanza, che sia mancata una capacità di “ascolto profondo”, forse dovuta all’idea che davvero la Storia fosse finita e che il nostro modo di pensare (che deriva dal modo in cui siamo cresciuti nel luogo dove siamo nati e dalle esperienze che successivamente abbiamo incontrato) fosse l’unico possibile.
In realtà, anche se il mistero della nascita inevitabilmente ci accomuna tutti, esiste un’infinità di luoghi, ciascuno con la sua storia (a sua volta spesso determinata da una ben precisa geografia), così come esistono molti ed assai differenti modi di nascere e crescere ed una immensa varietà di esperienze possibili.
Non può esistere pace senza vero dialogo e non può esistere dialogo senza reale comprensione delle ragioni dell’altro, pur non condividendone il punto di vista.
https://www.editorialedomani.it/politica/putin-ucraina-strategia-cosa-ha-in-mente-d7eac12s
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Quando si parla di Putin si fa sempre riferimento all’URSS e alla sua esperienza nel KGB.
Ma il periodo sovietico non è durato che una settantina d’anni…
https://it.wikipedia.org/wiki/Pietro_I_di_Russia
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Chi è maestro in esercizi di immedesimazione è anche in grado di scegliere il momento più opportuno per entrare in scena.
https://www.agi.it/estero/news/2022-02-22/cina-pronta-stabilizzare-relazioni-con-usa-15723049/
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Traendo ispirazione dal titolo del post, che forse vi allude, la trama di un (ormai vecchio) film, che si collega a contenuti e scenari delle tensioni attuali. E che suggerisce che un’intelligente via d’uscita è sempre possibile e che richiede creatività e saggezza.
https://it.wikipedia.org/wiki/I_duellanti
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