Fermare a qualunque costo il Pazzo di Mosca

Nasce, nella evoluta Danimarca (ho una nipote emigrante, super intelligente, che fa ricerca scientifica in quel Paese e che, se mi legge, saluto), la Brigata Internazionale di donne e uomini liberi pronti ad andare a combattere in Ucraina per difendere quel popolo, aggredito dal folle assassino Vladimir Putin. Potevo mai immaginare, a 75 anni, dopo aver, in gioventù, conosciuto, amato e seguito politicamente Randolfo Pacciardi, (l’eroico comandante del Battaglione Garibaldi, unità di combattenti inseriti nelle Brigate internazionali scese in campo contro i nazifascisti durante la Guerra Civile spagnola), di vedere nuovamente prendere corpo l’idea di libertà e coraggio consapevole di andare a combattere (vuol dire uccidere o essere pronti a morire), organizzandosi in Brigate Internazionali? Eppure Putin il Pazzo è riuscito a suscitare un tale sentimento estremo.
In un testo che mi regalò l’amico Rosario Leggio, ormai scomparso, a proposito di quell’esperienza epica che fu la guerra di Spagna contro i folli dittatori che si preparavano a scatenare la Seconda Guerra Mondiale (c’è sempre una cazzo di prova generale che i mostri sanguinari mettono a punto prima di andare oltre), si può leggere, è Pacciardi che parla: “Qui, nella Città santa che soffre, ma resiste, qui a Madrid, bombardata e sventrata, ma invincibile, qui tra i volontari italiani, polacchi, francesi, inglesi, belgi, che muoiono, come il nostro Picelli, sorridendo, io sento che l’Italia di domani sarà veramente bella, grande, giusta e generosa, umana nella Internazionale dei Popoli liberi che si edifica con dolore, con amore e con fede, in questi tormentati campi di battaglia. A nome dei volontari garibaldini che mi ascoltano in un piccolo villaggio delle retrovie, saluto le famiglie che compiono un sacrificio maggiore del nostro, saluto i compagni delle Brigate internazionali e la grande “Armata” della Repubblica con la quale combattiamo, saluto le donne e gli uomini d’Italia che aspettano e sperano, saluto l’Italia che Garibaldi sognava, l’Italia repubblicana libera e civile, senza sfruttati e senza sfruttatori, senza oppressi e senza oppressori. Per questa Italia io mi battevo ieri nella guerra europea, mi batto oggi in Spagna, mi batterò sempre.“
Era la primavera del 1937 e da pochi giorni il colonnello Pacciardi aveva guidato alla vittoria il Battaglione Garibaldi (era il 23 marzo, così si capisce, per chi capisce, la non casualità delle date e dei rimandi storici) nella Battaglia di Guadalajara. Ringrazio la vita che mi ha consentito di conoscere personalmente Pacciardi, poterne apprezzare la statura politica e morale, la fede mazziniana, la visione del futuro. Ancor più sono grato al divenire delle cose che mi consentono, in queste ore tragiche, ormai anziano, di commuovermi per l’eroica condotta del popolo ucraino. Il solo ipotizzare una Brigata Internazionale per difendere la libertà consente di tappare la bocca ai cinici (spesso, in realtà sono i portavoce del folle di Mosca e dei suoi interessi finanziari) che seminano zizzania mettendo in dubbio che valga la pena di “morire per Kiev“. Per Kiev e per la libertà della nostra Patria europea, certamente vale la pena di rischiare di morire. Se molti, quel 23 marzo del 1937, avessero capito il valore di quella vittoria contro i tedeschi e i loro servi fascisti spagnoli e italiani e, da tutta l’Europa e il resto del Mondo, si fossero prese le armi per interrompere la prova generale in Spagna della Seconda Guerra mondiale, nel 1939 Hitler non avrebbe preteso i Sudeti, invaso la Polonia, scatenato l’inferno fino alla Manica. Hitler non avrebbe potuto massacrare milioni di ebrei, anche ucraini, e la Guerra Mondiale non avrebbe preso corpo.
La tempestività, come in altro post dirò, è tutto. Se non saremo tempestivi, tutto il male del mondo ci sommergerà. Tempestivi vuol dire fermare “ora” il Folle di Mosca, prima che sia troppo tardi. Se si fosse capito il segno premonitore di quel 23 marzo 1937, sentite a me, non ci sarebbe stato il 23 marzo del 1944 (l’attentato di Via Rasella) e la strage alle Fosse Ardeatine, il giorno dopo. È indispensabile interpretare il presente, ricordando il passato, per orientare il futuro o i violenti, senza sale in zucca, prevarranno. Altro che armi non letali e stupidaggini “salviniane”. Cogliere infine l’occasione drammatica per snidare le quinte colonne putiniane in Italia e impedire loro di fare danni ulteriori. Oggi, come vedete, mi sono svegliato pieno di buoni propositi.
Oreste Grani/Leo Rugens
Una notizia che non c’entra (o forse no), stranamente oscurata dalla maggior parte dei quotidiani nazionali
http://www.lavocedellevoci.it/2022/02/18/vincenzo-scotti-rinviato-a-giudizio-per-laffaire-link-campus/
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Ultimamente si occupa di Uzbekistan
https://www.askanews.it/esteri/2022/02/22/uzbekistan-in-un-libro-la-storia-di-un-grande-paese-pn_20220222_00287
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Vincenzone russo o ucraino?
https://www.ilgiornale.it/news/politica/lavvocato-mifsud-i-soldi-link-kiev-scotti-nega-1781604.html
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