L’uomo stupido, l’uomo incerto, l’uomo violento

Si è parlato molto in questi giorni tragici della follia di Putin. Dopo il ragionamento portato a termine dallo Zar moscovita, nello Stadio per lui allestito e riempito, sento il bisogno di andare a recuperare un testo che tratta della certezza della follia. Lo ha scritto, nell’ottobre 1991, Vittorino Andreoli, psichiatra e all’epoca docente di antropologia medica all’Università di Verona. Il brano è parte di un sofisticato database transdisciplinare che negli anni ho messo a punto per scoprire che “effetto” facessero, queste ed altre parole (in realtà milioni di parole scelte in chiave semantica e concettuale), ad una macchina elettronica predisposta per apprendere. Difficile pertanto trovare, a mente fredda e senza l’ausilio della macchina, il perché della mia soggettiva e ormai lontana scelta e come un groviglio di algoritmi, pensati e selezionati per essere “spinti a capire”, possano sciogliere, ancora oggi (e spero domani) alcuni dubbi, concorrendo ad educare a pensare per sistemi complessi, al fine ultimo di poter collaborare con il decisore politico ad interpretare il presente, orientando il futuro verso uno sviluppo equo e sostenibile. Comunque, quando alcuni si chiedono chi sia in realtà Leo Rugens e come abbia trascorso gli anni ormai vissuti, questo post può essere un primo utile indizio.
Ovviamente se uno è interessato, “su questa pubblica piazza”, all’articolo Grani.
Oreste Grani/Leo Rugens

Tra le cose strane che mi succedono in questi giorni (sarà per colpa dell’antibiotico?) c’è anche il fatto che mi è capitato di leggere questo post in un intervallo della appassionante lettura di un’opera in qualche modo “eretica” dello storico Giorgio Galli, scomparso di recente. Lettura a cui sono giunta in seguito ad un vivace dibattito con un altro volatile, che ancora ringrazio per avermi indotta a “rispolverare” vecchie cose.
L’opera è di estremo interesse ed, oltre a consentirmi di “riconnettere fili”, offre una serie di spunti non soltanto sull’oggi, ma anche, interpolando le informazioni con quelle provenienti da altre letture, con un passato ancora relativamente recente, reso sempre attuale dai troppi aspetti ancora poco chiari. Ma su questo tornerò.
La stranezza odierna consiste, invece, nel fatto che, quando ho interrotto la lettura per curiosare su questo blog, stavo affrontando proprio questo brano:
“Se Hitler fosse stato davvero quel pazzoide farneticante il cui ritratto ci è stato consegnato dalla propaganda ufficiale dei vincitori, non si spiegherebbe come mai abbia potuto tener
testa per quasi sei anni alla più massiccia coalizione di forze, di mezzi e di popoli che la
storia abbia mai conosciuto… Il fatto è che Hitler ha perso e che quindi le sue ire, i suoi
scoppi di furore, le sue stesse decisioni operative appaiono nell’ombra fosca e degradante
della sconfitta. E basta poco ad aggiungere i tocchi sensazionalistici del suo sguardo vitreo,
della bava alla bocca, del suo rotolarsi sui tappeti, come è stato descritto a più riprese.
Mentre Churchill… non urla, al massimo grida: non da in smanie, batte solo i pugni sul
tavolo; non strappa i rapporti dei generali sotto il loro naso, al massimo li redarguisce. Se
fosse stato lui lo sconfitto, sarebbe apparso incommensurabilmente ridicolo anche quel suo
fumare venti sigari al giorno… mentre medici di fama avrebbero certo fatto notare che
l’incredibile quantità di alcool da lui ingurgitata quotidianamente era la meno idonea ad
assicurargli lucidità mentale… Per non parlare di ciò che si sarebbe certamente scritto sulle
connessioni tra gli atteggiamenti di Roosevelt e le sue condizioni fisiche… Se Roosevelt
avesse perso, si sarebbe anche data, crediamo, una qualche importanza al fatto che egli era
membro di numerose associazioni segrete: le “Aquile”, i “Phi Beta Kappa”, l'”Ordine reale
di Elan”, nonché della massonica “Holland Lodge”….. (i puntini conclusivi sono una mia aggiunta)
Il brano che ho copiato e incollato è tratto da:
Pino Rauti e Rutilio Sermenti, Storia del fascismo. Vol. VI, Nel grande conflitto, Centro editoriale
nazionale, Roma 1978, pagg. 15-16.
Lo si può leggere in:
Giorgio Galli, Hitler e il nazismo magico – Le componenti esoteriche del Reich millenario, Rizzoli, 2001,
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