“Io non ho diritto ad aver paura quando il mio popolo non ha paura” Zelens’ky

Questa frase è stata pronunciata poche ore addietro durante una conferenza stampa tenuta dal presidente dell’Ucraina davanti a centinaia di giornalisti in rappresentanza di tutte le più importanti testate del mondo. La conferenza stampa è stata convocata e svolta in modo ottimale in una stazione della metropolitana di Kiev. Un grande evento senza ombra di dubbio alcuno. Forse solo a Marco Travaglio, Alessandro Orsini, Andrea Scanzi e a Vladimir Putin sarà sembrata un’attività fuori luogo. A me, che non sono nessuno, il luogo viceversa è sembrato ottimale, esempio strategico di comunicazione durante una guerra feroce provocata da un dittatore sanguinario che ha in odio particolare il mondo dei media.
La conferenza stampa sotto gli occhi elettronici del mondo è stata tra l’altro dal parte del capo dello Stato un omaggio alla sua popolazione che eroicamente ha resistito per 60 giorni e nel resistere ha mostrato una particolare volontà non solo di continuare a vivere in libertà ma di farlo riflettendo sulle cose. Una conferenza stampa che vale più di una bomba atomica tattica sganciata sul Cremlino. Una conferenza stampa che risponde democraticamente a “quei bastardi” che oggi hanno bombardato Odessa uccidendo civili e in particolare un bambino di appena tre mesi. “Quei bastardi“, come li ha chiamati Zelens’kyj mai così lucido ed efficace come oggi. Lucido, efficace, carismatico e determinato a non mollare. Forse non piace ad Alessandro Orsini, Marco Travaglio, Andrea Scanzi (e ce ne faremo una ragione) ma ritengo che oggi sia piaciuto a tutti i giornalisti convocati per un evento straordinario in una bellissima stazione della metropolitana di Kiev.
Forza Ucraina. Forza Zelens’kyj, forza ucraini, fino alla vittoria. Che è già vostra.
Oreste Grani/Leo Rugens
L’ha ripubblicato su Leo Rugense ha commentato:
Quel giorno era chiaro che gli ucraini non avrebbero mollato. A chi aveva occhi e orecchie per vedere/sentire. Forza Ucraina. Dieci mesi dopo, noi avevamo ragione e Alessandro Orsini, torto marcio. Oreste Grani/Leo Rugens
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Anche quando bruciavano i russofoni nel donbass erono eroi?
Siete solo sempre dalla parte “giusta”.
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