Quando l’ENI mandava armi agli algerini

Rosangela Mattei, intervista a “La Verità” 26.4.2022

Nei giorni dell’accordo sulla fornitura di gas algerino, nella giornaliera riunione di redazione commentammo che l’Algeria deve anche all’Italia la propria indipendenza e poiché il popolo algerino non soffre di amnesie eravamo certi che avrebbe aiutato il nostro paese. Chi ci ha consegnato la chiave di lettura della vicenda fu Pompeo De Angelis che in diversi colloqui ci trasferì la sua conoscenza di Enrico Mattei.

Le fonti orali sono la bestia neri degli storici ma il pane quotidiano di chi vive sul marciapiede, guardia o ladro che sia, figuriamoci di chi fa il rivoluzionario o la spia o l’agente segreto o il De Angelis, figura difficilmente classificabile. Attenzione perché anche i banchieri basano parte del proprio agire sulle fonti orali, al contrario di quanto si sia portati a pensare.

De Angelis, oggi allo studio di OMISSIS, in una prestigiosa università straniera, non ha lasciato che una traccia scritta del suo diretto impegno sul terreno algerino e l’ha consegnata al blog che la riprodusse anni fa; nel post dedicava parole commosse a Krim Belkacem, aggiungendo oralmente che fosse suo amico e che gli avesse consigliato prudenza perché su di lui pesava la condanna a morte dei suoi connazionali. Belkacem fu uno dei massimi dirigenti del FLN e De Angelis si nascose dalle parti di Piediluco dopo che Krim fu trovato strangolato in albergo in Germania.

De Angelis avrebbe frequentato l’Algeria in quanto uomo di fiducia di Enrico Mattei, arrivando a sostenere di essere stato l’ultimo a salutarlo a Fontanarossa prima dell’incidente nel cielo in tempesta della Lombardia. Per Mattei o meglio per l’Italia, non certo per denaro, De Angelis, che era segretario di Amintore Fanfani, si occupava di sostenere economicamente e militarmente gli algerini che combattevano contro i francesi per ottenere l’indipendenza. Come sia avvenuto è un segreto che ha portato con sé nelle acque del Nera, dove sono state disperse le sue ceneri.

Oggi 25 aprile, sulle colonne de “La Verità” la nipote di Enrico, Rosangela Mattei, rafforza questo racconto e lo fa con parole nette: “in Algeria, lo so per certo, zio Enrico ha sostenuto la resistenza antifrancese economicamente e con le armi”.

“Sapere per certo” significa avere documenti oppure avere un racconto di fonte autorevole.

La signora Mattei aggiunge che gli algerini ai quali il governo italiano non rispondeva si sono rivolti a suo figlio e da lì si è arrivati all’accordo. Qui mi domando come sia possibile che il ministro dell’energia presso il cui ministero si trova un ufficio dell’ENI non si sia direttamente rivolto ad esso, ma non mi stupisco più di troppo, però penso male.

Trovo appropriato ricordare il 26 aprile un grande partigiano cattolico quale fu Enrico Mattei e raccontare una parte dell’avventurosa vita di Pompeo De Angelis che non ha mai creduto alla tesi dell’attentato.

Alberto Massari

P.S. Data la gravità delle affermazioni ivi contenute, sarebbe importante non solo stabilirne la verità bensì invitare i fratelli francesi che hanno versato sangue proprio e dei soldati algerini per l’indipendenza italiana dall’Austria a un confronto sereno e pacificante una volta per tutte.