Cretini imbecilli stupidi e matti

“Il cretino non parla neppure, sbava, è spastico. Si pianta il gelato sulla fronte, per mancanza di coordinamento. Entra nella porta girevole per il verso opposto.”
“Come fa?”
“Lui ci riesce. Per questo è cretino.”
“Essere imbecille è più complesso. È un comportamento sociale. L’imbecille è quello che parla sempre fuori del bicchiere.”
“Lo stupido è insidiosissimo. L’imbecille lo riconosci subito (per non parlare del cretino), mentre lo stupido ragiona quasi come te, salvo uno scarto infinitesimale. È un maestro di paralogismi.”
“Il matto lo riconosci subito. È uno stupido che non conosce i trucchi. Lo stupido la sua tesi cerca di dimostrarla, ha una logica sbilenca ma ce l’ha. II matto invece non si preoccupa di avere una logica, procede per cortocircuiti. Tutto per lui dimostra tutto. Il matto ha una idea fissa, e tutto quel che trova gli va bene per confermarla. Il matto lo riconosci dalla libertà che si prende nei confronti del dovere di prova, dalla disponibilità a trovare illuminazioni.”
Eco Umberto, “Il pendolo di Foucault”, Bompiani 1988
Caro lettore, collocati a piacere in una delle quattro categorie e colloca chi pare a te, altrettanto a tuo giudizio.
Innanzitutto verifico con piacere che condivido con Eco la descrizione di “cretino” che ha valso al blog una denuncia, perché se vieni per conquistare una città e ti fai incarcerare e sei un avvocato, allora somigli a quelle povere anime che si piantano il gelato in fronte.
L’imbecille, al momento più celebre, potrebbe sembrare il prof. Orsini, capace di dire cose fuori luogo nel momento sbagliato, fuori dal bicchiere, appunto.
Il matto attuale più matto di tutti e sospetto anche lui fissato coi templari è Putin, che vuole dimostrare al mondo che l’Ucraina è piena di nazisti quando faceva prima a dire che era piena di corrotti.
Ma veniamo allo stupido, insidiosissimo perché, come sostiene Eco, alla prova del redattore di una casa editrice, richiede moltissimo tempo per essere confutato, con la semi certezza che la maggioranza dei lettori non riuscirebbero ad apprezzare lo sforzo: Lavrov è il campione del momento? Difficile sostenerlo, da stupidi affermarlo.
A quale tipo ideale appartenga lo studente che un freddo pomeriggio dell’inverno 1983 si presentò presso la Bompiani in via Mecenate a fotocopiare pile di articoli di giornale dedicati al “Nome della rosa” e mentre curvo sui ritagli avvertì la presenza di un uomo alle sue spalle che sbirciava cosa leggesse e provando un certo fastidio si girò appena a sbirciare il curioso trovandosi un signore con la pipa in bocca dopodiché, chiedendo alla segretaria come fosse possibile contattare il professor Umberto Eco si sentì rispondere “Come, non si è accorto che era dietro di lei intento a sbirciare cosa stesse leggendo?”, decidetelo voi. Qualche settimana dopo, da una cabina telefonica componendo il numero di casa dell’Autore, scoraggiato dalla voce della segreteria, pronto a lasciare un messaggio lo studente si sentì rispondere: “Buona sera, mi stavo chiedendo come fare a contattarla”.
Alberto Massari