L’Ucraina per come si stanno mettendo le cose ha già vinto la guerra

Per mesi ho sostenuto che l’interazione civile-militare ucraina avrebbe avuto la meglio, prima difendendo la patria e poi rifilando una sonora inequivocabile sconfitta all’aggressore russo. L’ho fatto prima in solitudine e poi, man mano che passavano le settimane di combattimenti feroci, sono stato affiancato nella fiducia verso tale esito dai vertici politici di vari Paesi e da alcuni qualificati commentatori di geopolitica.
Ho usato una sfera di cristallo? Non credo proprio.
Devo aver applicato semplicemente alcune regole che convenimmo, venti anni addietro in Kami Fabbrica di Idee.
Regole che applicate a quanto mi è stato dato di vedere e di sapere attinente agli avvenimenti ucraini (fonti aperte quindi o poco più) hanno consentito di leggere tra le righe (cioè di andare al di là dell’osservazione tradizionale per raccogliere informazioni) e formulare ipotesi o, meglio, previsioni.
Azzeccandole? Per ora così pare.
Come ho fatto? Ho banalmente applicato quelle regole utili a comprendere la realtà interpretandola a cui alludo. Anni addietro (molti!!!), in Kami Fabbrica di Idee, come ho accennato, mettemmo a punto una metodologia che poteva apparire in quel momento inadeguata alla tendenza che nella fase di transizione storica e culturale in cui ci trovavamo spingeva verso uno sviluppo tutto indirizzato all’uso di macchine elettroniche a cui affidare il compito di comporre una mappatura altamente complessa e significativa di informazioni utili a formulare previsioni. Stabilimmo che le macchine erano sicuramente pronte a dare questo contributo (nei decenni successivi era certo che lo avrebbero dato in misura straordinaria) ma che toccava ancora all’uomo capire e scegliere.
Cominciammo pertanto a reclutare intelligenze e a frequentare persone che mostrassero una spiccata capacità umana di “leggere tra le righe”, cioè, di andare al di là dell’osservazione per raccogliere informazioni e formulare un giudizio sul mondo e sulla vita, arrivando a “comprendere la realtà, interpretandola”.


Secondo le teorie psicologiche che scegliemmo come griglie interpretative e utili alla selezione, le persone possono (ancora uso questo criterio) essere identificabili grazie ad almeno sette dimensioni dell’intelligenza individuale: linguistica (ampiezza e profondità di vocabolario, flessibilità nel trasferire concetti da un registro linguistico ad un altro), spaziale (attenzione percettiva, memoria visiva, orientamento), musicale (padronanza del significato psicologico nelle differenze di tono, volume, armonie e disarmonie vocali), cinestesica (coordinamento dei movimenti, relazioni dinamiche), personale (profondità di riflessione, auto-consapevolezza e consapevolezza del mondo interiore dell’altro), naturale (logico-intuitiva, capacità di analisi e di sintesi, comprensione dei dettagli e dell’insieme e della relazione tra le parti e il tutto), esistenziale (capacità di astrazione, di visioni globali, sistemiche e universali). Veniamo ad oggi.


Francesca Mannocchi, ad esempio, corrispondente di guerra per la testata La 7 ha, in misura articolata, queste capacità di guardare e riferire. Anche pertanto di commentare.
Così come poter seguire i ragionamenti, ogni giorno, da oltre settanta pomeriggi, di Dario Fabbri, sollecitato nelle risposte dal vecchio Enrico Mentana, consente di attribuire un grado di affidabilità agli sforzi interpretativi dello studioso e, nel farlo, avere la possibilità di lavorare come se si fosse in loco a svolgere un’attività di reperimento, raccolta e collegamento di informazioni utili a esprimere opinioni. Faccio un esempio spero di facile comprensione: se Fabbri fa un riferimento al fatto che troppi generali russi sono stati uccisi sul fronte, in realtà trasferisce un’informazione/considerazione preziosa sull’obsolescenza della struttura di comando dell’Armata Russa. Se ci sono troppi generali sulla linea del fuoco, l’informazione non è tanto che la solita CIA dei cattivoni americani ha passato le “coordinate” per accopparli ma che, evidentemente, le truppe russe avevano bisogno di una presenza e un tipo di comando tipico dei soldati demotivati e poco in grado di badare a se stessi. Cioè truppe destinate ad essere sconfitte, perché la motivazione, quando in gioco c’è la vita, è quasi tutto.
Lavori pertanto parassitariamente grazie ai cervelli di quelli che consideri “intelligenti” e ti concentri esclusivamente a trarre vantaggio dalle loro menti, mentre partecipano al grande processo di analisi.
Ascolti anche gli Alessandro Orsini, i Valentino Valentini, gli Ugo Mattei, i Vito Rosario Petrocelli, o i soliti Leonardo Tricarico o Michele Santoro ma, nell’ascoltarli, gli attribuisci il coefficiente di affidabilità che la loro storia, umana e professionale, ti suggerisce.
Ripeto che li ascolti per arrivare a pesare i pro e i contro ma facendo semplicemente un tuo sforzo per quotare le informazioni che il loro pregiudizio ideologico/culturale, deformando i fatti, ti “passa”.
Informazioni che sono andati a cercare fosse anche per semplicemente imbrodare Putin. Nell’utilizzarle, ovviamente, si deve ricordare, come si diceva per altri temi, che “tutto fa brodo”. 
Veniamo alle notizie che circolano che l’esercito ucraino si prepara ad una controffensiva su più direttrici. L’impossibile si delinea? Questo dicono i sistemi aperti opportunamente trattati. Questo prefigura l’immissione dei dati. E’ un metodo paradossalmente che posso definire “solidaristico e comunitario” che si completa e si valida tra informazioni e disinformazioni che i contendenti elaborano in un parossistico tentativo di prevalere “a chiacchiere” prima ancora che con i fatti: è la fabbricazione permanente di false informazioni che alimenta l’analisi “vincente”.
Vado oltre.
Più Mosca fabbrica cazzate più mi convinco che l’esercito ucraino vincerà questa guerra, incautamente scatenata da Putin. Vediamo se ho ragione io o Alessandro Orsini. Tanto per fare un nome.

Oreste Grani/Leo Rugens