Intorno a Kharkiv l’esercito ucraino avanza con velocità sorprendente. Perché?

E poi diciamolo: cosa è questa semplificazione, al limite della fake news, che il presidente dell’Ucraina è schiacciato sugli USA? Il candidato sostenuto all’epoca delle votazioni era Petro Porosenko e questo non solo dovrebbe essere facilmente riscontrabile ma se si potessero aprire fascicoli USA su questi nomi, se ne avrebbe la prova. Se mi sto sbagliando, pronto a scusarmi. Certo che ora Zelens’kyj (che è molto molto molto intelligente e ha a cuore la sorte della sua gente), si è spostato di quel quanto basta per trarre il massimo vantaggio dall’aggressione del Pazzo. Ma è certo che durante la coda della presidenza Trump, l’Ucraina si era chiamata fuori da un uso strumentale (contro Biden?) che proprio ambienti ossequiosi al trumpismo volevano imporgli.
L’Ucraina (intendo il suo ibrido civile-militare) ormai è un fenomeno politico culturale in crescita e in trasformazione permanente. Pensare di ragionare genericamente di pace e di come va trattato o meno (vedi Macron e la solita Francia) il Macellaio Moscovita senza, sempre e prioritariamente, tenere conto di cosa pensi il popolo ucraino, è una semplificazione che rasenta un tentativo di un grande imbroglio a danno delle vittime aggredite. In troppi spingono per riprendere il tram-tram (il business a prescindere e prima di ogni altra considerazione) a discapito di questi resistenti rompiscatole che non accettano la parte degli agnelli sacrificali.

Putin e i suoi hanno nostalgia di quella che Giuseppe Mazzini (così andiamo rapidamente alle radici della questione storica a cui stiamo assistendo) chiamava “tirannide“. Il grande pensatore complesso scrisse, poco dopo (era il 1849!!!) la stesura e pubblicazione del, “manifesto dei comunisti”: «Avrete la più tremenda tirannide che l’uomo possa ideare sulla terra. Tirannide. Essa vive nelle radici del comunismo e ne invade tutte le formule. Come nella fredda, arida, imperfetta teorica degli economisti, l’uomo non è nel comunismo che una macchina da produzione. La sua libertà, la sua responsabilità, il suo merito individuale, l’incessante aspirazione che lo sprona a nuovi modi di progresso e di vita svaniscono interamente. Una società pietrificata nelle forme, regolata in ogni particolare non ha luogo per l’Io. Come nel disegno dello Spielberg che accarezzava gli istinti tirannici di Francesco I, l’uomo, nell’ordinamento comunista, diventa una cifra, un numero primo, secondo, terzo, diresti una esistenza di convento monastico senza fede religiosa, il servaggio dell’evo medio senza speranza di riscatto».

Profetiche parole!
Il popolo ucraino, anche per tutti noi (quelli democratici e amici della libertà) sta compiendo un miracolo sul campo di battaglia anche pensando che per nessun motivo (sono pronti a morire e questo mi sembra sufficiente) sono pronti a vivere sotto una tirannide dopo aver assaporato un momento di libertà. Sul campo di battaglia intorno a Kharkiv gli ucraini avanzano, da alcune ore, con velocità sorprendente e di fatto esponenziale: 30/40 chilometri in un giorno possono essere solo frutto della demotivazione delle truppe russe. E la demotivazione può precedere la rotta, come sa chi sa di cose attinenti la guerra. E se i russi vanno in rotta, ai putiniani e agli ipocriti sarà difficile sostenere che si deve concedere al tiranno una onorevole via d’uscita. I tiranni si liquidano.
Oreste Grani/Leo Rugens